La “Prima Gioconda”, più giovane e bella di quella iconica del Louvre, in mostra straordinaria – agli ultimi giorni – nelle sale della Promotrice di Torino
Dopo interminabili vagabondaggi, transitando nel 1778 in un castello del Somerset, nel 1913 a Isleworth (donde l’identificativo con cui è conosciuta) e nel ’62 in Svizzera, passando nelle mani di nobili e borghesi, facoltosi mercanti e prestigiosi collezionisti (penultimo in ordine di tempo, un cugino di Pulitzer), sino all’immancabile caveau di una banca elvetica, per conto della Fondazione omonima di “anonima” proprietà, che nella Confederazione oggi la detiene, la Prima Monna Lisa (Earlier Mona Lisa) – si badi, un esemplare originale rinascimentale, non una delle innumerevoli copie successive, culminate nella parodia baffuta (sempre piaciuta!…) di Dalì – è approdata il 24 novembre del 2023 sulle sponde sabaude del Po, al Valentino, nelle auliche sale della palazzina liberty della veneranda Promotrice delle Belle Arti, in mostra straordinaria, giunta ormai agli ultimi giorni di apertura al pubblico (termina domenica prossima, 26 maggio, affrettatevi!): attribuito a Leonardo – almeno per il volto, il petto e i ricami dell’abito – da molti esperti, quasi tutti (una ventina, tra cui Paul Konody, Jean-Pierre Isbouts, Frank Zöllner e, in Italia, Lorusso, Natali e Vezzosi) concordi, tranne tre o quattro (tra i quali lo specialista Martin Kemp, alquanto dubbioso, e, in aggiunta, ovviamente, Sgarbi, col suo usuale garbato inappellabile giudizio tranchant), l’ammaliante e misterioso dipinto su tela (supporto invero insolito per la tecnica esecutiva del Genio vinciano, che preferiva la tavola lignea) della leggiadra Gherardini, consorte del ricco setiere Francesco del Giocondo, la palesa più giovane e vivida di colorito della celeberrima “consorella parigina”, poiché effigiata probabilmente intorno al 1503 e non offuscata dalle tardive coperture cromatiche della versione “matura” (non è il risultato di un lifting!); saremmo insomma di fronte a due distinte interpretazioni del medesimo soggetto femminile, uno commissionato dallo stesso marito e però incompiuto (come spesso accadeva al grande poliedrico Autore toscano), in particolare nel paesaggio retrostante, e un secondo – realizzato in formato leggermente minore – richiesto dal cardinale mecenate Giliano de’ Medici e nel 1517 acquistato – o ricevuto in dono – dal re di Francia. La signora che egli ritrasse due volte (parafrasando insieme titoli di James, Hitchcock e Lang).
Il perspicace percorso espositivo allestito con diligente ordine intuitivo negli ampi spazi della straordinaria retrospettiva torinese, curata da Joel Feldman, in collaborazione con SmArt e We-Are-Beside, si dipana filologicamente lungo un excursus storico-scientifico che spiega e illustra, con dovizia di mezzi audiovisivi e digitali, le tappe critiche dell’inerente dibattito sulla parternità dell’opera, dalle testimonianze coeve (come il famoso disegno-istantanea di un Raffaello ragazzo nella bottega fiorentina del Maestro, schizzo in cui compaiono a fianco le due colonne, assenti invece nella raffigurazione del Louvre) e documentazioni archivistiche ed inventariali (da Salai a Vasari, da Alessandro Vespucci a Gian Paolo Lomazzo), avanzati esami tecnico-analitici, meticolosi studi culturali (ad esempio, la considerazione del notevole valore di sfoggio economico-sociale delle rare tinte scure, d’importazione ispano-americana, delle pregiate stoffe degli abiti dell’epoca), stilistici (dalla tipica pennellata mancina alle esatte proporzioni geometriche della sezione aurea) e comparativi, rispetto all’enigmatica icona custodita nel Museo transalpino, per concludersi scenograficamente nella suggestiva visione del quadro incorniciato, naturalmente protetto da una robusta teca in cristallo di sicurezza, svelata e rischiarata da led ad accensione ciclica graduale modulata nell’ambiente silente immerso nel buio.
Sorridente splendore.
(articolo redatto in collaborazione con il CORRIEREdell’ARTE)
“Leonardo da Vinci
La Prima Monna Lisa”
Mostra retrospettiva monografica
a cura di Joel Feldman
per Mona Lisa Foundation
in collaborazione con SmArt e WeAreBeside
Esposizione
fino al 26 maggio 2024
Società Promotrice delle Belle Arti in Torino
Palazzina delle Belle Arti
Parco del Valentino
V.le Balsamo-Crivelli, 11 – Torino
Orario: dal martedì alla domenica
dalle 10,00 alle 19,00
(lunedì, chiuso)
Info: +39 011-6692545
www.promotrice.com
mostraprimamonnalisa.com
monalisa.org
link al precedente articolo Immortalare Torino
di Enrico S. Laterza
pubblicato su CIVICO20NEWS il 16/02/2024 :
www.civico20-news.it/sito/articolo.immortalaretorino
2 thoughts on “La Monna che Leonardo dipinse due volte”