
Momenti della storia che si dovrebbe tornare a valutare nella loro ripetitiva sostanza
Ricordi e breve antefatto alle vicende di piazza Tienanmen
Giunti a una certa età viene spontaneo allacciare esperienze e ricordi in cerca di qualche verità. Quando si verificarono le proteste di piazza Tienanmen ebbi modo di condividere opinioni ed esperienze con alcuni intellettuali di varia estrazione, alla ricerca di un motivo scatenante.
Ricordi all’indietro mi riportarono al tempo del liceo, a quel libretto rosso di “Mao” stampato nel 1963, inizialmente destinato ai soldati dell’Esercito Popolare, poi dilagato come mezzo di propaganda, dapprima in Cina e infine, “Bibbia” dei movimenti studenteschi del 68 e della lotta di classe. I “compagni” lo sventolavano durante i cortei di protesta, inneggiando a quella “Rivoluzione Culturale” che ad oggi risulta essere stata compiuta eliminando 20 milioni di oppositori e il confino di altri 100. Chissà perché colgo similitudine con le attuali manipolazioni della jihad verso gli studenti che occupano Palazzo Nuovo e sventolano bandiere palestinesi, ma questa è un’altra storia.
L’ipotetico “sogno cinese” e il manuale rosso degli aforismi di Mao si sarebbero sciolti a partire dal 1976, con la morte di Mao Zedong e la fine ingloriosa della Rivoluzione Culturale, seppellita nel 1978 da Deng Xiaoping, il nuovo Leader supremo della Terra del Dragone.
Ogni crimine del regime precedente fu affibbiato alla cosiddetta “Banda dei quattro”, con relative carcerazioni, evitando al momento di incrinare la figura di Mao e non favorire imprudenti tensioni interne.
Per rettificare gli errori della Rivoluzione Industriale, Deng Xiaoping avviò il programma di “Riforma e apertura” senza raccogliere significativi consensi. Nel 1981, infine, il PCC in difficoltà, scaricò ogni colpa sulla Rivoluzione Culturale dichiarandola: “responsabile della più grave battuta d’arresto e delle più pesanti perdite subite dal Partito, dal Paese e dal popolo, dalla fondazione della Repubblica Popolare Cinese”.
Non fu sufficiente a far dimenticare fantasmi del passato e fallimenti del nuovo programma di Riforma e apertura. La protesta popolare scese in piazza, con un insieme di imponenti contestazioni di massa iniziate a Pechino il 15 aprile 1989 e culminate il 4 giugno, con il massacro di piazza Tienanmen, quando l’esercito cinese aprì il fuoco contro i manifestanti con fucili AK 47 e carri armati. Una battaglia urbana che sarebbe proseguita fino al giorno seguente.
Le proteste a Pechino, avevano già dato luogo a scontri lungo le direttive di accesso a piazza Tienanmen dove si erano barricati studenti, intellettuali e operai, e dove, per ironia politica, troneggia il grande mausoleo che custodisce le spoglie di Mao Zedong, fondatore della Repubblica Popolare Cinese.
Protetti da fragili barricate abbattute come fuscelli dai veicoli militari, i manifestanti furono attaccati senza opporre una concreta resistenza, anche perché i leader della contestazione, sembra avessero “scongiurato” gli studenti di non usare né armi, né bottiglie incendiarie contro i soldati e i mezzi militari.
L’uomo contro i carri armati
Gli scontri proseguirono fino al 5 giugno, giorno segnato dall’indelebile figura del “Rivoltoso Sconosciuto”. Un uomo che da solo e disarmato si parò in mezzo al grande viale, bloccando una colonna di carri armati che stava lasciando la piazza. Gesto immortalato da reporter “confinati” in un hotel affacciato sul grande viale a nord di piazza Tienanmen, lungo la strada verso la Città Proibita di Pechino.
Le sorti del giovane rimangono a tutt’oggi incerte. È verosimile che fu giustiziato dall’esercito pochi mesi dopo il valoroso gesto, sebbene nel 1996 lo scrittore Jan Wong, nel suo bestseller Red China Blues scrisse che l’uomo era vivo e residente in Cina.
Il reporter Jeff Widener che ha fotografato l’impresa di “Tank Man”, fu finalista al premio Pulitzer, vincendo molti altri concorsi. Le immagini, reputate tra le più iconiche del secolo scorso, furono un documento visivo inconfutabile che permisero al mondo di valutare i metodi repressivi del governo cinese in tema di diritti umani e libertà di espressione, ma non solo.
La prova dell’oppressione comunista cinese, diede nuova linfa alle rivolte contro i regimi dell’URSS e degli altri Stati del Patto di Varsavia. Movimenti interni ed esterni che avrebbero contribuito, insieme ad altri appuntamenti della storia, alla caduta del muro di Berlino e alla dissoluzione dell’Unione Sovietica, ponendo (allora) fine alla guerra fredda.
Le proteste di piazza Tienanmen costarono la vita a un imprecisato numero di manifestanti, ma restano tuttora avvenimenti “negati”. Il governo di Pechino ha sempre criticato come faziosa la versione dei fatti diffusa dai media occidentali e sminuisce l’evento, definito “incidente del 4 giugno”.
Notizie più attendibili furono fornite da cinesi sfuggiti a quei fatti. Le deposizioni riferivano di vittime a migliaia, calcolando in molte centinaia quelle uccise sul posto e molte di più quelle della successiva “epurazione”. Numeri confermati anche da fascicoli dell’intelligence occidentali.
Conseguenze retroattive e più recenti cineserie arrembanti
I fatti del 4 giugno 1989 innescarono un periodo di criticità per la Cina e il programma “Riforma e apertura” di Deng Xiaoping fu rivisto e reintrodotto solo nel 1992, per poi fallire definitivamente.
Paradosso del caso: “Tienanmen” (o anche Tian’anmen) nella sua traduzione dal cinese significa “Porta della Pace Celeste”, e oggi è uno dei punti turistici più rinomati di Pechino, nonché simbolo nazionale della Cina.
La strage di piazza Tienanmen, al pari della brutale invasione del Tibet (1950), è uno dei tanti misfatti censurati dai leader cinesi anche per quanto riguarda il Web. A tal proposito, il 12 gennaio 2010 Google ha sospeso ogni attività di controllo da parte del governo cinese dopo aver rilevato intrusivi movimenti hacker condotti nel 2009.
Il “Sogno cinese” è un termine riesumato nel 2013 dal Segretario generale del PCC Xi Jinping, adoperato per chiarire gli ideali e gli obiettivi di un Neo Socialismo cinese proiettato in una nuova era di prosperità per la Cina.
In due lustri molto è cambiato. Oggi pare evidente un altro Sogno cinese. Dopo aver sedotto e indebolito la produttività di un Occidente, pigro e decadente, ora Xi Jinping osserva la resa dei conti che si consuma in Ucraina, strizzando l’occhio a Putin e a Kim Yong-un, e aumentando la pressione militare su Taiwan, attorno alla quale il 30 maggio 2024, nuovamente incrociavano 7 unità militari cinesi e svolazzavano 38 cacciabombardieri. Prove di forza e di intimidazione, senza più nascondere questa ed altre azioni di egemonia nel sud del Pacifico, e non solo.
Il leader cinese sta inoltre assumendo sempre di più un ruolo di collante con il dispersivo mondo islamico, intensificando le relazioni con gli Stati Arabi. L’opportunità per sostenere la stabilizzazione del Medioriente e assumere il volto di riferimento per mantenere la pace nel mondo, per Xi Jinping è un’occasione politica e temporale che non si è fatto sfuggire.
La metafora del bastone e della carota è sempre attuale. Giovedì 30 maggio 2024, nel corso del Forum di cooperazione Cina- Stati Arabi, Xi ha ribadito il sostegno di Pechino al riconoscimento dello Stato palestinese, offrendo altri 500 milioni di yuan alla crisi umanitaria nella Striscia Di Gaza. Buonismo meritevole, non fosse che, dopo le epurazioni dei vertici militari operate da Xi nel corso degli anni, venute alla luce ed elencate da numerose testate nel corso del 2024, cronache del 30 maggio riportano di un processo tenutosi nei confronti di 47 oppositori di Hong Kong, accusati del “tentativo di sovversione del potere”. Un processo ben poco garantista sul quale vale la pena approfondire per poi decidere…
LINK: https://www.agi.it/estero/news/2024-05-30/hong-kong-attivisti-condannati-per-sovversione-26577012/
Ricordare oggi piazza Tienanmen dovrebbe riaprire gli occhi distratti di molti leader occidentali. Dal libro rosso di Mao a oggi, quel che serpeggia nelle pazienti e indecifrabili intelligenze dei despoti orientali, storicamente aggressive quanto sibilline, è molto lontano dalle ormai prevedibili, obsolete, fatiscenti, disunite e forzatamente “tolleranti” democrazie.
Confucio insegna:
“raccogli le tue cose, siediti sul fiume e aspetta, prima o poi vedrai passare il cadavere del tuo nemico”
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Ottimo articolo come sempre.Mi ricordo che i caporioni del movimento studentesco intortavano le fragili pulzelle con discorsi impegnati e pieni di slogan.E si sceglievano le più carine ,le quali cadevano nella tela di ragno dei rivoluzionari borghesi.La Cina è tornata a fare paura.Grande Carlo,ti voglio bene 💖