
La 4ª rivoluzione industriale, impatto ambientale, consigli per la moderazione da dipendenza digitale
Lo stile di vita evoluto e occidentale, ma sempre più sporchevole, è stato esportato dal Big Bang del progresso in tutti gli angoli del Pianeta, e non solo. Qualche particella è già stata depositata su Marte, sulla Luna, o sta viaggiando nello spazio, “ultima frontiera”.
La nuova era, maneggiata da sistemi computerizzati, robotica e telefonia mobile tuttofare sempre più app-servizievole & Intelligente… Artificioso, non è esente da lasciare anch’essa un’impronta sgradita al pianeta Terra.
Dopo le tre precedenti rivoluzioni industriali:
- la prima nata nel 1760 con la meccanizzazione resa possibile dal carbone e dal vapore;
- la seconda, dal 1870 al 1945, della produzione di massa, della concorrenza e delle barriere doganali, icone della crescita tecnica e scientifica sviluppate nel corso delle due guerre mondiali;
- la terza inizia alla fine degli anni 60, con l’avvento del sistema PLC, i primi computer per l’industria e i processi produttivi robotizzati;
- … eccoci alla quarta rivoluzione industriale, l’inizio risale al 2014, con la nascita delle small factory e la gestione online della produzione, però siamo solo all’inizio, gli algoritmi sono al lavoro, presto decideranno loro.
Stabilito che le tre precedenti rivoluzioni hanno già infierito sui ritmi di vita stabiliti dai cicli naturali, pur riconoscendo loro i tanti meriti del progresso e dello sviluppo, la continua espansione pretende dei limiti. Infatti, ogni “rivoluzione”, grazie alle non poche leggerezze inquinanti ci ha portato a schemi insostenibili per il futuro della vita stessa sul Pianeta. La quarta rivoluzione cosa ci prospetta?
La rivoluzione digitale propone una crescente fusione tra mondo fisico, digitale e biologico. Una somma di sviluppi nel campo dell’Intelligenza Artificiale, quali: robotica, Internet delle Cose (IoT), stampa 3D, ingegneria genetica, computer quantistici e tecnologie di un futuro prossimo venturo in cui l’uomo comune “soltanto a somiglianza di Dio”, avrà sempre meno peso.
La memoria dei Boomer, l’ansia, l’inedia e la complicità dei più giovani
La capillare diffusione di strumenti digitali ha già stravolto metodica ed etica secolari su cui poggiavano le basi del vivere. La velocità del mutamento ha fatto sì che i nati intorno al dopoguerra e oggi “anziani”, siano gli ultimi a serbare nella memoria umana diapositive di un tempo ormai perduto: notti limpide e stellate, un telefono a gettone, una lettera scritta a mano, una certa devozione spirituale, che non ha mai fatto male…
I più giovani, afflitti da eco-ansia, consci del problema climatico e non solo, accollano alle precedenti stirpi cause ed effetti, ma di fatto sono i primi complici dell’inquinamento digitale.
Per inquinamento digitale si intende l’impatto sul Pianeta riferito ai livelli di emissioni di anidride carbonica, causato dalla produzione, dall’utilizzo e dallo smaltimento di dispositivi elettronici, infrastrutture di rete e servizi online.
Per quanto riguarda l’utilizzo, nel 2008, gli apparati digitali hanno concorso per il 2% alle emissioni globali di CO2; nel 2020 al 3,7%; tendenti all’8,5% nel 2025; quanto tutti i veicoli leggeri in movimento. Dati confermati dalla agenzia di ricerca no profit The Shift Project.
Tutto ciò perché le attività online, server e data Centre compresi, richiedono enormi quantità di elettricità, energia che in genere non è ancora prodotta da fonti rinnovabili, ma da quelle di origine fossile, primaria causa delle emissioni di gas serra.
L’attuale media di visite sui social è di 144 minuti al giorno, generando “pro capite” 165,5 grammi di Co2, quanto 1,4 km di un’auto. Il totale annuo è di 60 kg di Co2, pari all’emissione di un’auto a benzina che percorre 535 km. Un’analisi di Greenspector del 2023 riporta che in media, ogni app ha un rilascio di 0,75 grammi di CO2. Un sms o una chiamata di un minuto generano 0,014 grammi di CO2.…
Studi universitari del 2023 riportano che, solo in Europa, smartphone e computer danno origine a 14 tonnellate di emissioni di CO2 ogni anno.
Qualche consiglio spulciato dal… Web
Ognuno può contribuire a contenere l’impatto digitale seguendo 10 semplici consigli per limitare il traffico online e non solo. Abitudini da metabolizzare e quindi applicare nell’uso quotidiano:
- utilizzare motori di ricerca ecologici, quelli che investono in iniziative a favore dell’ambiente;
- eliminare le e-mail vecchie o negli spam, i documenti e le foto che non è necessario conservare;
- aggiungere ai preferiti i siti che si utilizzano di più per risparmiare tempo nella ricerca;
- chiudere le schede aperte quando non si lavora più su quell’argomento;
- scollegare dispositivi elettronici se non sono in uso, perché anche se sono spenti restano in “veglia” e quindi hanno comunque un consumo;
- risparmiare il più possibile la batteria del computer o del cellulare quando non si usano;
- trattare con attenzione i dispositivi elettronici, così da preservare la durata senza cambiarli spesso, ma piuttosto aggiornarli e nel caso di piccoli guasti, farseli riparare;
- togliere applicazioni che non si usano più;
- usare blocchi contro gli annunci pubblicitari;
- scaricare foto e filmati che non si usano più, occupano molto spazio sul telefono, sul pc e sulle piattaforme di archiviazione.
Nozioni e piccoli gesti per resistere alla dipendenza digitale dalle plurime forme di ipnosi. Dati del 2020 riportano che il consumo energetico causato dal gaming è decisamente elevato. Per i videogiochi su PC, ogni anno servono ben 75 miliardi di KWh. Ogni giocatore, oggi costa e spende da 15 a 65 € annui di energia elettrica.
E se si andasse un po’ più spesso a fare una passeggiata o un giretto in bicicletta, magari a far due chiacchiere vecchia maniera, o giocare a scacchi con un amico che non sia un avatar d’un mondo parallelo?
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Articolo estremamente interessante su cui meditare! Qualche miglioramento potrei apportarlo anche alle mie abitudini, tipo cancellazione di quello che non serve!
Grazie Carlo Mariano Sartoris!