Quell’argomento su cui non si sarebbe voluto “ragionare” mai più
Con l’aumento delle tensioni tra le potenze mondiali la possibilità di una guerra nucleare sta diventando sempre più allarmante. Anche se nessuno vuole dare credito al pensiero di un evento talmente catastrofico, è essenziale essere preparati e informati, nel caso in cui un leader dalla mente instabile trascini l’umanità in questa tragica avventura. Non sarebbe la prima volta.
Gli arsenali nucleari che parevano ormai superflui dinosauri della guerra fredda quasi estinti, non sono stati mai dormienti, anzi, si sono replicati, affinati senza troppo rumore e oggi sono zeppi e scalpitanti.
La domanda è tremenda, ma porsela non ha effetti collaterali: “nel caso della detonazione di una bomba nucleare, cosa fare per tentare di sopravvivere?” È un argomento attuale e la gente ne parla. Il Web è pieno di riferimenti e gli esperti evidenziano l’importanza dei primi minuti e delle ore successive all’esplosione, momenti e movimenti diversi, ma cruciali per le possibilità di sopravvivenza.
Il sito americano Disaster and Emergency, distingue i moderni ordigni nucleari tattici, piccoli e maneggevoli, da quelli strategici, trasportati soprattutto da velivoli e missili a lunga gittata. Entrambi producono danni devastanti, ma di diversa proporzione e in scenari differenti.
I primi sono destinati perlopiù al campo di battaglia, i secondi su obiettivi civili. Un ulteriore, sgradevole comunicato conferma che l’arsenale missilistico russo può colpire qualsiasi obiettivo nel mondo.
Nel caso di una bomba di media potenza sopra un grosso centro urbano molto urbanizzato, dal centro dell’esplosione fino a circa 3\ 5 km di distanza, calore e radiazioni causerebbero ustioni letali, mentre le onde d’urto darebbero luogo al crollo di tantissimi edifici, a prescindere dalla loro tipologia costruttiva. La stima delle vittime immediate è imbarazzante da scrivere: circa 500.000.
Nel caso di una esplosione “media”, a seconda della morfologia del terreno, i danni e le ustioni anche gravi potrebbero ancora verificarsi fino a 60 chilometri dall’epicentro, per migliaia di km². Ecco perché non si dovrebbe rimanere passivi.
Le detonazioni nucleari hanno connotati analoghi: un bagliore accecante, una rovente sfera di fuoco, un vento radiogeno, una prima onda d’urto, un’onda di calore e quindi, un fallout radioattivo. A seconda della potenza dell’ordigno, l’onda di calore può durare diversi secondi e infliggere gravi ustioni anche a decine km di distanza.
La devastazione avviene in modi differenti. A breve distanza dall’epicentro dell’esplosione, l’altissimo calore raggiunge milioni di gradi Celsius, l’onda d’urto raggiunge una velocità di centinaia di m/s e abbatte ogni cosa, le radiazioni distruggono ogni cellula vivente entro i 2 km, perdendo via via gli effetti fino a 30 km, gli impulsi elettromagnetici bloccano i dispositivi elettronici e i detriti radioattivi, scagliati anche fino a 12 km di quota, laddove ricadono (fallout), causano duraturi effetti radioattivi.
La caduta dei detriti più pesanti (fallout primario) avviene vicino all’epicentro, entro pochi minuti. Le particelle minori che raggiungono l’alta quota, a secondo del vento cadono più lontano e fino a due ore dopo (fallout secondario).
Nel caso di un attacco nucleare russo verso l’Europa, anche con una sollecita allerta, non vi sarebbe il tempo di studiare alcun piano di fuga. I minuti per decidere sarebbero pochi, quanto i fattori di sopravvivenza.
Primo e indispensabile, è la fortuna d’essere abbastanza distanti dal centro dell’obiettivo, quindi, sapere cosa fare prima e dopo l’esplosione, agendo con meditata presenza di spirito, infine, è meglio riuscire a scegliere subito il luogo più favorevole dove rifugiarsi. A questo punto, pur a malincuore occorre sapere che:
- per evitare una cecità transitoria causata dal bagliore, bisogna schermare subito gli occhi. Una bomba da 1 megatone che esplode, se osservata solo pochi secondi. può causare danni alla vista fino a 20 km in un giorno sereno e fino a 80 km in una notte chiara;
- se in strada bisogna cercare un riparo contro le onde di calore e d’urto, sdraiandosi poi a terra con le mani sotto il torace, usando qualunque cosa per coprire naso e bocca, avendo cura di tenerla aperta per tutelare i timpani che possono anche scoppiare per l’aumento di pressione;
- se a bordo di un veicolo, bisogna parcheggiare subito e il meglio possibile, quindi chiudere i finestrini e rannicchiarsi dentro, attendere le onde di calore d’urto, che possono essere anche più di due, quindi cercare un rifugio migliore;
- se già in un solido ambiente chiuso, o dopo averlo raggiunto, bisogna portarsi lontano da porte o da finestre dopo averle chiuse e sigillate nel miglior modo possibile, infine, occorre spegnere gli impianti di aria condizionata e ogni presa d’aria esterna;
- anche in casa propria, in attesa dell’esplosione serve seguire i medesimi consigli, cercando il miglior riparo fisico per tutti i componenti del nucleo familiare;
- nel caso, non si deve uscire subito per cercare i propri figli a scuola. Allertati dai presidi o dalle autorità, si presume che siano già stati radunati nel luogo più sicuro. Meglio attendere e valutare gli sviluppi del “dopo” per questa e altre cose.
Conciso manuale di piccoli gesti utili da valutare, poiché i dittatori fautori della guerra non sono mai mancati, così come squilibrati condottieri e soprattutto, gli scienziati servi della causa militare in competizione tra essi stessi. Teorie per una congettura apocalittica che si spera ardentemente non si debba verificare mai. Inutile negare però che viviamo tempi difficili.
Parlarne in famiglia e con gli amici più cari, ipotizzare una strategia comune, scegliere il miglior luogo distante dalla città dove ritrovarsi se… poiché riuscire a contattarsi sarebbe arduo, sono altre iniziative preventive a costo zero.
Idee per un discorso ipotetico che non farebbe male, se non a una sfera dell’umore in coloro che amano la pace ai massimi livelli, ma sono inquieti, poiché già valutano il rischio e covano il timore.
Se l’incubo diventasse realtà, un luogo prestabilito dove ritrovarsi, ragionare e far comunità, risulterebbe utile. Possedere un’arma non sarebbe un disonore, avere una radio e molte pile garantirebbe il contatto con qualche stazione almeno regionale, un filtro per l’acqua…. Questo e altro per tentare di tirare a campare in un mondo che ci è stato consegnato vivente e fiabesco, e che non sarebbe più lo stesso….
Pregare un buon Dio lassù, qualsiasi esso sia, non ha fatto mai del male, ecco perché, mentre sto scrivendo queste brutture, lo sto facendo adesso…
La possibilità di un a guerra nucleare non è mai pari a zero. Per quanto improbabile non è impossibile e la follia degli uomini lascia sempre aperte le porte alla spietata malvagità e alla più imperdonabile stupidità. Il rischio reale esiste ed è inutile nasconderlo a noi stessi. Sulle soluzioni per sopravvivere in un ambiente devastato dal nucleare non ho competenze, quello che mi domando è se i fortunati saranno proprio i sopravvissuti… oppure gli altri…
domanda che si pongono tutti gli uomini di buona volontà…
Purtroppo
Buoni consigli, che mi ricordano i corsi antl NBC frequentati alla scuola militare. Il risultato potrebbe essere una maggiore sopravvivenza temporanea: i problemi da irradiazione sono molto subdoli e dipendono anche da predisposizione individuale innata. Come quella di quel giapponese scampato alla prima esplosione di Hiroshima, portato in “salvo” a Nagasaki e lì colpito da un’altra esplosione. Campò sino a tarda età…