Precetto mosaico del Giubileo
C’è una regola di buona finanza nel Giubileo: la cancellazione del debito.
Non sappiamo se sia stato sempre attuato questo comandamento del “Levitico”, terzo libro della Torah ebraica e della Bibbia cristiana, dato da Mosè agli Ebrei – circa 1200 anni avanti Cristo – nella lunga traversata del deserto del Sinai verso la Terra promessa. Sappiamo però che la cancellazione del solo debito fiscale, come pure la sua riduzione, sono stati atti in qualche modo rivoluzionari presi in considerazione dai nostri Governi con provvedimenti diversamente articolati, che hanno suscitato sempre il malcontento delle opposizioni politiche, pure quando per il tempo trascorso, o per considerazioni diverse, certe cartelle esattoriali erano diventate ormai inesigibili per conclamate crisi individuali o socioeconomiche generali.
Nella tradizione ebraica, tutti i debiti venivano condonati ogni sette anni, nel successivo così detto “Anno sabbatico”, quando anche le colture dei campi erano sospese per la rigenerazione della terra e si liberavano gli schiavi, che si erano asserviti ai loro creditori per non aver potuto onorare i pagamenti dei debiti contratti.
L’anno che seguiva a sette periodi di sette anni, quindi il cinquantesimo, il “Giubileo”, enfatizzava gli anni sabbatici e, pur pervaso di mistica spirituale, dava smalto materiale alla cancellazione dei debiti.
Chi dà credito, e le banche in particolare sono molto scrupolose in proposito, considera sempre attentamente le capacità di rimborso del debitore. Accadimenti imprevedibili possono però indurre il debitore a chiedere ulteriori finanziamenti che, concessi con spregiudicata oculatezza, possono obbligarlo quasi a vita ed escluderlo socialmente, mettendo invece il creditore in situazione di pressoché permanente padronanza. Si crea così un circolo vizioso, che può essere interrotto solo con provvedimenti straordinari.
La cancellazione del debito può portar fuori dalla povertà cronica; può evitare il collasso di una impresa e la crisi sistemica di un Paese povero che, liberato dai debiti verso organismi internazionali, trova risorse per la ripresa. Ma, con la cancellazione del debito, e dei peccati, il Giubileo, non è solo un atto di misericordia e di carità cristiana. Sotto il suo abito di religiosa fattura, infatti, improntato alla giustizia sociale e alla eliminazione delle disuguaglianze alquanto utopica, coi colori della spiritualità, copre regole di buona finanza pratica, che potrebbero in effetti favorire il reinserimento dei debitori in difficoltà economica, nel sistema sociale del Paese e quello delle aggregazioni statali fortemente indebitate, nel sistema finanziario del mondo.
Si vales, vàleo.