Siamo negli anni ’30 del secolo scorso. L’Austria era stata sconfitta nella Prima Guerra Mondiale, soprattutto ridotta ad un piccolo Stato dell’Europa Centrale. L’Impero asburgico era stato spazzato via. L’Austria si avviava a diventare una giovane democrazia, trasformata in una repubblica borghese. La crisi economica del 1929 riaccese lo scontro, le rivolte che avevano caratterizzato l’immediato dopoguerra. Anche la pacifica Austria si trasforma in un focolaio di scontri. Sono diversi gli elementi da considerare nella politica austriaca del tempo: i nostalgici dell’”Austria Felix”, asburgica, l’area cristiano-sociale della figura carismatica del sacerdote Ignaz Seipel, ben disposto verso gli Asburgo, e quindi verso l’idea di una monarchia costituzionale conservatrice. Poi c’era il forte movimento agrario delle campagne, infine c’erano le forze impregnate di ideologia come le componenti marxiste e nazionaliste, militariste di destra, dove la componente nazionalsocialista che guardava alla Germania di Hitler, era molto forte.
In questo contesto viene fuori una figura politica con un progetto particolare: Engelbert Dollfuss (1892-1934), politico cattolico, fondatore del “Fronte Patriottico austriaco”, teorico di uno Stato corporativo, che si rifaceva all’enciclica sociale di Pio XI, “Quadragesimo Anno” e quindi alla Dottrina Sociale della Chiesa. Una pagina di storia trascurata, quella di Dollfuss. Esistono poche pubblicazioni, nel 2012 la casa editrice Il Cerchio s.r.l. Ha pubblicato un testo di Hans Maurer, “Per l’Austria libera. Engelbert Dollfuss, Cancelliere assassinato da Hitler (1892-1934)”. Prefazione di Marco Cimmino. Traduzione dal tedesco di Fra Benedetto Apuzzo.
Nella prefazione Cimmino scrive che il testo risente in maniera evidente di tutta una serie di influenze culturali e ambientali. A cominciare dall’autore che era un giornalista amico del cancelliere, ed ha scritto il libro quattro mesi dopo l’assassinio di Dollfuss. Quella di Maurer è un’opera quasi agiografica sul Cancelliere, tuttavia il libro si rivela un documento interessante, perché si coglie l’anima popolare e profondamente religiosa dell’Austria campagnola. Il fascino della popolazione verso un leader che non ha rinnegato le proprie origini popolari e provinciali, che non si è “viennizzato”, che ama i cibi semplici della tradizione austriaca e l’uso del dialetto.
Il testo di Maurer è diviso in due parti, nella 1a (La vita del Cancelliere), la 2a (la personalità del Cancelliere). Il testo è corredato da numerose fotografie in bianco e nero. Salto i capitoli che si occupano della vita del giovane Dollfuss. Piuttosto prendo in esame la sua attività politica. Il 10 maggio 1932, il nuovo governo austriaco fu affidato a Dollfuss, che in pochi mesi riuscì a risollevare l’Austria e a guadagnare il consenso della maggioranza della popolazione austriaca, nonostante il Parlamento remasse contro e soprattutto le componenti socialiste, marxiste e nazionalsocialiste lavorassero contro il suo governo. In questa situazione politica Dollfuss era convinto che potrebbe indire un plebiscito per conoscere se il Parlamento, nella sua forma attuale, corrisponda alla volontà del popolo.
Tuttavia, Dollfuss in poco tempo portò il bilancio dello Stato in pareggio, rinsaldò le finanze e la situazione monetaria del Paese. Lottò contro la disoccupazione, costruì strade, ponti e ferrovie. Sollevò la politica commerciale, migliorò l’economia e fece dei trattati di commercio con l’Ungheria e l’Italia, che gettavano le basi per una grande collaborazione economica nella Mitteleuropa. Un lavoro che veniva disturbato dalla guerra che gli facevano “i socialisti rossi e bruni”. Nonostante tutti questi contrasti e sabotaggi che gli venivano attuati contro, Dollfuss non si vendicò mai dei suoi nemici. “Noi vogliamo aiutare tutti”, amava dire.
L’idea corporativa e a nuova Costituzione Austriaca.
Dollfuss si dedicò anima e corpo alla formazione di uno Stato tedesco-cristiano indipendente e fondato sul sistema corporativo secondo la Dottrina Sociale della Chiesa. L’ideale corporativo su basi cristiane della giustizia e dell’amore per pacificare la società umana. “Alla base della nuova Costituzione, noi daremo forme e organizzazioni corporative come sono annunciate nell’Enciclica Quadragesimo anno. Noi abbiamo l’ambizione di costituire il primo Stato che nella vita sociale segua veramente il grido di questa magnifica Enciclica”. Ancora Dollfuss precisa che, “il tempo del sistema capitalistico-liberale è passato come è passato quello dalla demagogia materialistico-marxista. Il tempo della tirannide dei partiti è tramontato. Ora comincia il tempo della ricostruzione. Noi diamo il bando all’ingiustizia e al terrore; noi vogliamo lo Stato cristiano-sociale-tedesco su basi corporative e con un forte Governo autoritario”.
Sono delle solenni dichiarazioni che il cancelliere austriaco ha fatto davanti all’Assemblea Generali della Società delle Nazioni, davanti a quasi tutti i Paesi del mondo. Poi successivamente il 1 maggio pubblica la nuova Costituzione che comincia con le significative parole: “In Nome di Dio onnipotente, dal quale derivano tutti i diritti è concessa al popolo austriaco la presente Costituzione per il suo Stato federale cristiano”. Il 20 maggio apparve il Manifesto del Fronte Patriottico, dove si poteva leggere: “Tutti coloro che vogliono servire la Patria devono unirsi in una grande e potente armata, legati da una luminosa meta comune: l’Austria è il suo diritto di vivere; l’Austria è il suo dovere di esistere; per il compimento della sua missione nei Paesi mitteleuropei e per il bene di tutto il mondo tedesco”.
Di fronte agli oltre quarantamila iscritti al Fronte radunati a Vienna, invito gli austriaci a unirsi per ricostruire la Patria su fondamenta cristiano-corporative, superando gli interessi di partito. In conclusione del discorso dichiarò: “Come i Crociati erano compenetrati da una medesima fede: raggiungere un alto intento; come qui a Vienna fra Marco d’Aviano ebbe a predicare contro i turchi col motto: Dio lo vuole!, così fissiamo anche noi, con incrollabile fede, l’avvenire nella ferma convinzione che Dio lo vuole!”. Un politico che manifesta queste alte convinzioni non poteva che essere eliminato dai criminali nazisti. Infatti, con queste premesse il Fronte Patriottico ben presto si scontrò con le azioni terroristiche naziste. Il nemico del lavoro di ricostruzione dell’Austria furono i nazionalsocialisti, appoggiati dalla Germania.
Una lotta difficile e sfibrante che Dollfuss non voleva combattere, perché si trattava di schierarsi contro il popolo tedesco. “Da Monaco si ingaggiò una fanatica lotta contro Dollfuss e l’Austria”. Una guerra a tutti i livelli leciti e non, con attentati terroristici. Ma Dollfuss tese sempre la mano per una riconciliazione, la sua resistenza contro la Germania era imposta, faceva una lotta difensiva e non offensiva contro il governo nazionalsocialista di Hitler. Prima di morire Dollfuss perdonò i sicari nazisti che entrarono nel suo ufficio per assassinarlo il 25 luglio 1934. I funerali del cancelliere furono una grandiosa e una solenne dimostrazione di profondo dolore. Nonostante la sua scomparsa secondo Maurer, egli ottenne la vittoria sui nazionalsocialisti, almeno per il momento.
L’ARTE DEL GOVERNO. Dollfuss era la bontà personificata. Amore e bontà era un connubio che lo caratterizzava. Governava in piena coscienza come una missione ricevuta da Dio e dalla Patria. Una volta egli disse di se stesso: “[…] sono esclusivamente uno strumento della Provvidenza […] io voglio far altro che quello che il Catechismo insegna sull’economia e sulla politica”. Dollfuss non era legato alla poltrona, era legato alla famiglia e alla propria terra.
FEDE E FEDELTA’. La sua azione politica potremmo definirla con il motto: “Per il popolo e per la fede”, che poi era quello dell’associazione cattolico-universitaria, tutta la vita del cancelliere rimase animata da questo motto. Fedele rimase al suo popolo; fermo e saldo rimase nella propria fede. Non mancò mai ai grandi pellegrinaggi a Mariazell, tuttavia non era un bigotto, non era un “baciapile né uno sgranarosari”. Dollfuss non accettava il fariseismo di certi cattolici, li invitava ad essere combattenti per la fede.
In occasione della giornata cattolica viennese pronunciò un accalorato discorso, un invito a superare l’attuale epoca del materialismo, “per trovare il giusto equilibrio fra la fede, il lavoro, e l’intima compattezza di popolo, allora la fortuna e la pace torneranno nelle case dei contadini […]”. Solo così entreremo in un’epoca migliore: sarà l’epoca “nella quale il cristiano-tedesco provvederà che l’educazione del popolo che avvenga su basi cristiane; che l’occupazione diventi un’attività religiosa; che le leggi dello Stato corrispondono ai postulati cristiani […]”.
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