Dal sistema elettorale ai diktat che provengono dall’Unione
L’Unione europea e la politica green, incauta e scriteriata è tesa all’immiserimento dell’agricoltura europea ed a condizionarci la vita.
La retorica dei media ci parla di democrazia, di istituzioni europee, ignorando che i Padri dell’Europa ed i combattenti per la Libertà avevano disegnato un percorso ben diverso da quello che oggi ci viene riservato.
Oggi ci viene richiesto il consenso, non per garantire un maggior benessere al cittadino ad iniziare dall’affermazione reale della libertà. Dal sistema elettorale ai diktat che provengono dall’Europa, è una gara per incrementare il consenso acritico, che esalta il principio del comando intangibile, al fine della salvaguardia dello status quo di un sistema, di fatto non riconosciuto da una parte di popolo che si esprime non partecipando al voto e sempre più lontano dal cittadino. Cosa sta avvenendo nelle ultime settimane, noi ignari?
L’Europa è in fermento. In Romania, Polonia, Olanda e in Francia si sono mobilitatati centinaia di migliaia di agricoltori e trasportatori. In Germania, Berlino è stata paralizzata da migliaia di mezzi agricoli. Da lunedì scorso, senza troppa enfasi e visibilità, si sta estendendo anche in Italia la mobilitazione degli agricoltori «per la difesa dell’agricoltura, del lavoro, delle piccole imprese saccheggiate dalla politica e dal tradimento dei sindacati, dei territori martoriati dalle banche, dall’attacco delle importazioni selvagge, dalla concorrenza della grande distribuzione» e contro le politiche «green» dell’Unione Europea che «Favoriscono la vendita di prodotti non salubri, come carne sintetica e farina di grillo, a danno di quelli italiani».
Gli agricoltori inoltre subiscono restrizioni sempre più rigide, senza dimenticare una «burocrazia asfissiante», la nuova Pac (Politica agricola comune) che ha dimezzato i contributi erogati.
Da Cuneo a Torino, Frosinone, Latina, Napoli, Caserta, Roma, Milano, Reggio Emilia, Firenze, Bologna e Modena, l’Italia è avvolta dalla mobilitazione. Azioni di protesta anche in Umbria, Sicilia e Puglia.
Più di 200 mezzi hanno complicato ulteriormente la circolazione a Bologna, già alle prese con il limite di velocità imposto a 30 km/h. Paralizzata la via Cassia a Viterbo, nel Lazio. Questo è il bollettino non diffuso dagli organi di stampa a larga tiratura.
La protesta, essenzialmente, è rivolta verso l’Unione europea e la sua politica green, incauta e scriteriata tesa all’immiserimento dell’agricoltura europea e a danneggiare la salute di tutti noi consumatori.
I soloni sono ormai abituati a comandarci, anche a causa della benevolenza di uomini abbietti che si sono trovati, nel corso degli anni, alla guida del Paese. Da Ciampi a Prodi, Monti e Gentiloni, tanto per citare i peggiori che hanno aperto la strada alla sudditanza, con il tristemente famoso “Ce lo dice l’Europa”.
Il percorso, tra l’indifferenza della politica nostrana, parte da lontano. L’Unione europea ha iniziato a condizionarci pesantemente con le automobili che non dovrebbero più funzionare a combustione, senza valutare i milioni di lavoratori dell’indotto auto, buttati sul lastrico in Europa e la carenza di energia elettrica conclamata per permettere la circolazione delle automobili elettriche. Un’utopia.
Ora è in programma la messa fuori uso delle nostre abitazioni, rivoluzionando i criteri abitativi ed obbligando ogni cittadino a spendere cifre pazzesche, non per migliorare la qualità della vita, ma per deturpare il patrimonio storico delle nostre città. Poi complici i nostri politicanti di sinistra, con qualche buffone che si è pure esibito in consiglio comunale a Torino, ci sta arrivando l’imposizione di cibarci al più presto di lombrichi, cavallette e porcherie varie.
E’ la goccia che farà traboccare il vaso perché si vuole colpire il rapporto sacro tra l’agricoltore e la sua terra, vittima il consumatore.
Il tutto perché L’Unione europea si piega alla filosofia di Davos.
Nessuna reazione da parte dei politicanti nostrani, impegnatissimi nella difesa di un inquisito e di una nullità per la conferma dei governatori.
Costoro non hanno ancora colto la portata rivoluzionaria della rivolta dei contadini che si sta estendendo a macchia d’olio.
L’Unione europea che ha dimostrato pochezza ed impotenza di fonte alla guerra, la crisi energetica ed il controllo dell’inflazione, rischia di ricevere il colpo fatale e, così procedendo, non riuscirà più a partorire una direttiva ai Paesi membri.
Alla latitanza cosmica dei nostri politici verso il raggiungimento del “Bene comune”, si associa purtroppo l’omertà dei giornaloni italiani, mentre la notizia della rivolta delle campagne appare a titoli cubitali sui giornali francesi e tedeschi. Civico20News si è dissociato dall’indecenza ed è sceso, nelle scorse settimane, a fianco di chi difende la vita, l’alimentazione sana ed il destino di migliaia di agricoltori e non demorde.
Urge una riflessione sul ruolo dell’informazione nel nostro Paese. Stiamo subendo un processo di deindustrializzazione in piena regola con ricatti antipatici verso il nostro governo da parte di quella lobby, innominabile, ben estesa a livello mondiale e dai contorni torbidi, ma nessuna notizia trapela, complici le parti sociali asservite al pensiero dominante che è disposto a sacrificare posti di lavoro, tradizioni e stili di vita di migliaia di cittadini, ma non gli interessi che ruotano intorno alla filosofia del pensiero unico.
Urgono riflessioni, unite alla consapevolezza di come sta precipitando la democrazia sostanziale ed il rispetto dell’uomo nel nostro Paese.
Siamo al Minculpopdella democrazia, perché non sarebbe stato possibile per i direttori di tutte le testate decidere e organizzare una simile censura. No, Destra e Sinistra, Fascisti e Antifascisti, Conservatori e Progressisti, Paternalisti e Femministe, e potremmo continuare tanto su queste desuete dicotomie, si sono trovati accomunati nel preservare l’immagine edulcorata di un europeismo di scarsa credibilità e avvenire.
Purtroppo il sistema informativo in questo periodo è incappato in un‘altra delicata criticità e quando si intendono affrontare problemi seri, siamo alle comiche. Ci riferiamo allo sfaldamento della Chiesa cattolica ed in particolare all’intervista televisiva di Papa Francesco, che con alcune risposte, da un punto di vista teologico allarmanti, quale l’Inferno deserto, ha rasentato tratti di comicità.
Del rifiuto d’obbedienza ad un Papa, delle pungenti osservazioni sul suo operato dello Stesso Segretario di Stato, non vi è stata traccia nella nostra informazione.
Anche qui bisogna preservare una decadente immagine e non occuparsi della crisi del Cristianesimo in Occidente.
Insomma, è preferibile che il popolo non sappia, che non comprenda i rivolgimenti planetari, il futuro dell’Umanità, il lavorio di Davos.
L’informazione ufficiale e ben pensante, sapientemente guidata, si occupi di ampliare le schermaglie della politica, dei saluti romani abbozzati, delle influencer odiate dalla destra, perché ritenute di sinistra e via di questo passo. Dell’Europa, si occupi delle prossime elezioni, del probabile confronto delle nostre due leader politiche, di chi prenderà più voti per poi non scalfire l’Istituzione.
Non possiamo che essere disgustati e mettere i nostri politicanti davanti alle loro responsabilità in vista del voto europeo.
Non palpitiamo se l’amichetta di un ministro tornerà al Parlamento europeo o un generale verrà catapultato in tutte le liste. Vorremo conoscere la posizione di chi ci chiede il voto dinanzi alle grandi tematiche che rischiano di stravolgere la nostra civiltà, gli stili di vita, la nostra sopravvivenza. Di coloro che focalizzano il proprio impegno sui bilancini sessisti e di omaggi alle mediocrità non sappiamo cosa farcene.
Anzi li dileggeremo in ogni occasione. I Buffoni recitino all’avanspettacolo, non in un Parlamento sovranazionale.
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