
Di Alessandro Mella
Uscendo dal lungo dramma della Grande Guerra, pur con profonde lacerazioni sociali ed umane, pur avendo perso quasi un’intera generazione, anche l’Italia sentì il bisogno di ricordare quel conflitto terribile. Quando i figli avevano raggiunto i padri in trincea svuotando paesi, borgate, frazioni e contrade. Anche quelle più remote ed alpestri.
Mesi e mesi terribili in cui le tradotte partivano per il fronte portando via uomini destinati ad incontrare scenari terribili per poter conquistare quell’unità nazionale che si percepiva incompleta.
Migliaia e migliaia, in grigioverde, tra le trincee e le pietraie, nelle nevi e nel fango, sulle montagne e nelle pianure. Nei vani tentativi di dare le celebri spallate al nemico cui seguirono il ripiegamento di Caporetto e poi la riscossa di Vittorio Veneto.
Una guerra vittoriosa, una crociata nazionale, pagata con un prezzo altissimo che i veterani, i reduci, le famiglie nel lutto, la popolazione, vollero ricordare in perpetuo. E questo desiderio di ricordo si fece più forte dopo la traslazione del Milite Ignoto al Vittoriano.
Da quel momento i comuni d’Italia, le frazioni perfino, le borgate, iniziarono ad adoperarsi per dedicare ognuna un monumento ai propri figli perduti quando portavano al bavero le stellette.
Così fece anche la borgata Regio Parco di Torino. Un agglomerato semi-urbano nato da chi si era accasato in zona per servire e lavorare nella manifattura tabacchi o negli altri opifici che numerosi andarono sorgendo nella zona sulla fine del XIX secolo.

Nel giugno 1923 il monumento fu inaugurato. Si trattava di una grande lapide di marmo collocata sulla parete della scuola dedicata all’Abba. Vi comparivano i nomi dei caduti e di fronte era posto un bronzetto raffigurante un soldato italiano con l’elmetto Adrian. Nella mano destra un’allegoria della vittoria, andata oggi perduta, e nella sinistra una spada la cui lama risulta oggi parzialmente spezzata e danneggiata. Danni da bombardamento o vandalismo postbellico?
La cerimonia che si tenne, presente tra l’altro il celebre padre Reginaldo Giuliani, fu assai sentita e trovò un poco di spazio sui periodici del tempo:
La lapide ai caduti del R. Parco. Domani, alle ore 9, ha luogo l’inaugurazione della lapide ai caduti del R. Parco con l’intervento delle autorità civili e militari. (1)

Ai caduti del Regio Parco. All’ingresso della Scuola Municipale al Regio Parco è stata inaugurata domenica una lapide in memoria dei caduti in guerra di quella popolosa e laboriosa regione. Hanno parlato il prof. Vidari, l’assessore gr. uff. Bona, il presidente del Comitato signor Celestino Gianotti, la direttrice signora Anna Leonilda Marchioni, l’ispettore [scolastico Domenico] Coha, il cav. Galli e padre Giuliani. (2)

Venne purtroppo un’altra guerra con altri lutti ed altri dolori ed allora, nel primo Anniversario della Liberazione il 25 aprile 1946, la popolazione volle integrare il monumento con un’altra lapide su cui furono incisi i nomi dei caduti, civili e militari, della guerra 1940-1943 e di quella più drammatica del periodo 1943-1945. Fu aggiunta anche un’ulteriore lapide dedicata alla memoria del partigiano Carlo Amisano morto nei terribili lager germanici.
Queste targhe marmoree ed il bronzetto sono ancora lì, per fortuna, ma meriterebbero davvero un restauro amorevole. Esse sono custodi di frammenti di memoria che vanno oltre la storia locale, oltre la piccola borgata, toccando tutti noi e la nostra storia. Quei nomi sono un monito da custodire e proteggere per amore del futuro e della libertà.
Alessandro Mella
NOTE
1) La Gazzetta del Popolo,148, Anno LXXVI, 23 giugno 1923, p. 4.
2) La Stampa,150, Anno LVII, 26 giugno 1923, p. 5.
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