Di Alessandro Mella
Passeggiando a Venezia, lungo la riva degli Schiavoni o riva Sette Martiri, si raggiunge ad un tratto uno dei monumenti recenti più significativi ed affascinanti della città lagunare.
L’opera fu voluta per ricordare la liberazione di Venezia e del Veneto dal giogo asburgico sempre più insopportabile e sempre più oppressivo.
La statua fu realizzata nel 1887 dall’artista romano Ettore Ferrari ed attraverso questa bronzea effige si cercò in qualche modo di ricordare anche il decennale della scomparsa di Vittorio Emanuele II, il re galantuomo che aveva tante energie profuso per raggiungere l’unità nazionale.
Del resto fin dalla morte del sovrano si erano costituiti in tutta Italia comitati e gruppi spontanei per onorare la memoria del coraggioso primo Re d’Italia ed anche Venezia non fu da meno tanto che il lavoro fu assegnato al Ferrari già nel 1880. Fu lui, infatti, a proporre il bozzetto vincitore del bando.
Il monumento fu materialmente realizzato dal fonditore Alessandro Nelli per essere poi collocato su un basamento di marmo rosa da piazzare su riva degli Schiavoni. Il Re vi fu raffigurato a cavallo, sciabola sguainata, preso ad incitare gli uomini al combattimento tra il piombo del nemico austriaco:
Sul plinto s’erge maestosa la statua equestre di Vittorio Emanuele, modellata dal valente scultore, fusa dal Nelli di Roma. Re Vittorio è rappresentato in assisa di generale collo spencer sulla spalla sinistra, e nella mano destra, sguainata la spada, che accenna: avanti e in alto.
Il cavallo è bellissimo e ricorda, per qualche riguardo, quello di Emanuele Filiberto in piazza San Carlo a Torino.
I primi gradini del monumento sono liberi. Sui secondi, da due lati del dado marmoreo, siedono duo statue colossali.
Una, quella posta a tergo della statua, rappresenta la Venezia repubblicana gloriosissima del 1848-49, quando, vinta non doma, risorge a libertà scuotendo la tirannide austriaca: ai piedi della bellissima donna, la quale, stringendo una bandiera, guarda innanzi a sé fieramente, sta un leone ruggente. Sovra uno scudo, che completa il gruppo, la data memoranda.
Dall’opposto lato del basamento sta Venezia, in paludamento dogale, ricchissimo, ridivenuta libera. Il leone alato v’è ritto in piedi e, infranti i ceppi, alza la testa guardando al mare, donde vorranno novelle glorie a Venezia e all’Italia. Sulla targa, che giace ai piedi di Venezia libera, un’altra data: 1866.
Entrambi questi gruppi sono di bronzo. Così pure sono di bronzo i trofei d’armi e bandiere che stanno sui lati minori, sovra i gradini, al disotto dei bassorilievi bronzei, rappresentanti uno la battaglia di Palestro, l’altro l’entrata di Vittorio Emanuele in Venezia.
Il complesso del monumento forma un insieme armonico, bellissimo. Intorno al monumento è stata collocata una ringhiera fusa dallo stesso Nelli. Dal lato della laguna ò stato ricostruito un tratto di riva con una gradinata che scende al mare (…). (1)
Attento ai simbolismi pare che il Ferrari si fosse preso la libertà di mandare un potente segnale anticlericale dal momento che la Santa Sede non si era certo dimostrata sostenitrice della causa italiana:
Venne inaugurato domenica passata, 1 corrente, un monumento al Re Vittorio Emanuele, con intervento del Re Umberto e della Regina. È di bronzo su base granitica: lo compiono due statue rappresentanti Venezia schiava e libera, e bassorilievi pure di bronzo.
Sotto i piè del cavallo, il deputato scultore Ettore Ferrari, autore del monumento, aveva posto la tiara pontificia e le simboliche sacre chiavi infrante: per le proteste sollevatesi da ogni parte, massime dei giornali cattolici, vennero tolte quelle ingiuriose allusioni e dicesi per ordine stesso di S. M. il Re per ragioni internazionali. (2)
Finalmente, dopo tante traversie, venne il giorno solenne dell’inaugurazione che si tenne il 1° maggio 1887 alla presenza delle massime autorità, del Re Umberto I, figlio del commemorato, e della regina Margherita.
Fu un evento davvero magnifico, con ampia partecipazione di autorità e reduci, ma soprattutto di popolo in una Venezia imbandierata di tricolori sabaudi e cullata dalle note della Marcia Reale:
Alle ore 11, ora in cui deve aver luogo la inaugurazione del monumento a Vittorio Emanuele, la Riva degli Schiavoni è gremita da fittissima folla di gente. I bastimenti imbandierati della Compagnia Peninsulare, della Società Lagunare e del Lloyd austriaco, allineati in quadrato, formano un largo bacino sgombro dinanzi al piazzale, sovra cui sorge il monumento.
I marinai stanno diritti, in ordine di manovra, sui pennoni delle navi.
Di fronte al monumento, ai piedi del Ponte del Vin, sorge il palco reale, riccamente addobbato di velluto cremisi, dal lato destro s’eleva il palco riserbato alle autorità politiche, civili, militari e giudiziarie.
La tribuna della Stampa è affollata di giornalisti cittadini e di numerosi rappresentanti di giornali italiani di fuori. Il palco che sorge a sinistra del monumento contiene una trentina di sindaci o assessori rappresentanti di diverse città.
Poche signore dell’aristocrazia e dell’alta società assistono alla cerimonia; peraltro si notano la contessa Albrizzi, la signora Maurogonato, la signora Viola, la signora Pascolato, la contessa Mocenigo. Altre signore si trovano in gondole, al seguito dei Sovrani.
Attorno al monumento c’è come una selva di bandiere, le quali sono oltre sessanta, varie bande musicali o un grosso drappello di ufficiali. Fra le bandiere si nota quella del Comune, decorata della medaglia al valor militare, a cui fanno scorta d’onore i Veterani del 1848-49.
Alle ore 11, dalle corazzate Staffetta e Caracciolo cominciano le salve d’artiglieria e s’odono i rintocchi del campanone di San Marco. I Sovrani partono da Palazzo sovra una splendida scalca, accompagnati dalla principessa Ottaiano, dalle contesse Marcello e Brandolin, dai ministri Crispi e Brin, dal conte Visone e dal sindaco conte Serego degli Alighieri. Al giungere del corteo reale scoppiano urrà entusiastici e sventolano migliaia di fazzoletti.
In questo momento il piazzale e il bacino presentano una di quelle scene che rimangono impresse nella memoria. È un insieme di suoni e di colori indescrivibile. I Sovrani, giunti nei pressi del monumento, scendono dalla gondola e prendono posto nella loggia reale, fra le continue acclamazioni della folla, al suono della Marcia Reale.
Il Re veste l’alta tenuta di generale col collare della SS. Annunziata. Dà il braccio alla Regina, la quale è in matinée bianco, con cappello pure bianco.
Salgono sul palco reale i ministri, le dame, il sindaco, il prefetto, i senatori, i deputati, i generali, l’ammiraglio, ecc. ecc. Alle ore 11,10 in punto cade la tela che copre il monumento, e la statua equestre del Gran Re – opera bellissima di Ettore Ferrari – appare alla vista della immensa folla plaudente. (…). Man mano che la gente guarda e osserva, cresce l’ammirazione per la stupenda opera del Ferrari. la quale, posta anche in quel sito, è di ottimo effetto. (3)
Ancora oggi il bellissimo monumento al gran Re Vittorio Emanuele II sorge e si mostra sulla riva, imponente ed affascinante, custode della magnifica storia di quella Venezia italianissima che lottò duramente per l’indipendenza nazionale, per essere finalmente e liberamente italiana. Libera da un dominio mal tollerato, mal sopportato.
Certo la statua meriterebbe una collocazione ancora più importante e più centrale ma da dove si trova essa scruta i milioni di turisti in arrivo. Ed a loro racconta pagine di storia epica, di grandi lotte coraggiose, di grande storia patria. Vi è comunque da dire che, per fortuna, nel 2011 essa fu restaurata.
Tornando a Venezia non può non venir voglia di affacciarsi, in quella smisurata grandezza e magnificenza, anche a lato di Palazzo Ducale per cercare, con lo sguardo, il Re eroe. A cavallo, oggi come allora, memoria indelebile del nostro glorioso Risorgimento nazionale.
Alessandro Mella
NOTE
1) Gazzetta Piemontese, 121, Anno XXI, 2-3 maggio 1887, p. 1.
2) Biella Cattolica, 10, Anno I, 7 maggio 1887, p. 1.
3) Gazzetta Piemontese, 121, Anno XXI, 2-3 maggio 1887, p. 1.
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