
Immagine creata da Fabio Mandaglio
Readiness 2030 dice di più
Ci sono minacce militari contro l’Europa? Abbiamo motivo di credere, perché vogliamo, dobbiamo crederlo, che sono esagerate le inquietudini di chi pensa ad una aggressione russa nei prossimi cinque-sette anni o addirittura nei prossimi tre-cinque. Ursula von der Leyen, però, ha proposto il programma “ReArm Europe” e la Germania ha preso subito a riarmarsi, dimentica dello slogan “Nie wieder Waffen – mai più armi” urlato nelle sue piazze dopo la Seconda guerra mondiale. La reazione degli analisti è stata pressoché corale: poca ponderazione da parte della presidente della Commissione Ue ed esagerata preoccupazione da parte della Germania.
“ReArm Europe”, con uno stanziamento di ben 800 miliardi di euro, è stata la risposta immediata alle tensioni geopolitiche indotte dalla guerra in Ucraina e alla chiusura dell’ombrello USA, che per anni ha protetto militarmente l’Europa. La presa d’atto di doversi difendere da soli ha comportato immediate decisioni sotto la spinta delle emozioni e hanno fatto difetto le ponderate e condivise valutazioni del partenariato europeo. Voci importanti di questo panorama politico hanno però costretto la presidente Ursula von der Leyen ad una modifica del progetto, il quale ha cambiato il nome ma non la sostanza, che è stata però esplicitata e resa quindi più condivisibile per le ricadute positive evidenziate in termini di investimenti, di ricerche, di sviluppo e di start-up innovative.
ReArm, significa finanziare le armi e questo termine, per accezione comunemente intesa, rischiava di aprire un ventaglio molto ampio, nel quale poco spazio ormai occupano le armi bianche, come pugnali e baionette, o quelle da lancio, quali fionde, frecce e giavellotti. ReArm induce a pensare alle armi da fuoco, quali pistole, mitraglie, cannoni, mine che seminano morte nei campi e bombe aviotrasportate anche coi droni, all’idrogeno, atomiche e nucleari; induce a pensare ai gas tossici e agli agenti nervini delle armi chimiche, ai virus e ai batteri delle armi biologiche; induce a valutare anche la rilevanza delle armi elettroniche, elettromagnetiche e a microonde, delle armi cybernetiche dominio della informatica, e di quelle spaziali, con l’uso di satelliti per spiare e condurre attacchi mirati.
Le armi hanno una eminente capacità offensiva, che permane anche quando vengono usate per difendersi. ReArm, decotestualizzato, rischiava di enfatizzare il riarmo in vista di una propulsione offensiva. Ma non era queto il messaggio che si voleva mandare. La raccomandazione era invece di riarmarsi in previsione difensiva, meglio, di sicurezza. ReArm diventa così readiness – prontezza. “Readiness 2030” è il programma che dovrebbe portare il continente europeo ad essere pronto entro il 2030, avendo sviluppato una autonoma e completa capacità di difesa contro qualunque attacco esterno, privilegiando la interoperabilità tra le forze armate dei 27 Paesi UE, la cui efficienza sarebbe compromessa se utilizzassero mezzi e dettami diversi. Certo, la esistenza di un Esercito EU darebbe maggiore efficienza difensiva all’Europa, che vedrebbe enormemente accresciuta anche la propria valenza in termini di deterrenza, ma “Readiness 2030” è destinato soprattutto a rendere sicura l’Europa, a proteggerla certo dai rischi militari, ma anche dagli altri rischi, che non poco preoccupano per l’instabilità climatica e la micidialità pandemica.
L’Europa dovrebbe prevedere prontamente, almeno entro il 2030, a colmare le mancanze evidenziate in termini di infrastrutture e mezzi militari di offesa, a fini anche di deterrenza, e di difesa, a fini anche di sicurezza. Sono carenze accumulatesi negli anni in cui ha “scroccato” protezione dagli USA, come abbiamo appreso da una chat governativa americana, che doveva rimanere riservata ed è finita invece sulle pagine dei giornali. Mancanze, che minacciano la sicurezza dell’Europa, ci sono anche per fronteggiare eventi metereologici estremi, infezioni pandemiche e attacchi informatici. In prospettiva, in questi frangenti, le autorità civili potrebbero aver bisogno di supporto militare così come, in presenza di aggressione armata, potrebbe necessitare alle forze armate un adeguato supporto civile. E questo, nell’Europa che deve proteggersi da sola, necessita di quella coesione, che potrebbe mancare nel caso di 27 eserciti diversamente organizzati e diversamente dotati militarmente; che potrebbe mancare nel caso anche di un solo voto contrario nel Consiglio d’Europa.
I più attenti osservatori della sua storia passata e gli analisti del futuro dell’Europa sono per un Esercito EU e per un Consiglio dell’Europa che possa decidere sempre a maggioranza, semplice o al massimo qualificata, mai all’unanimità.
Si vales, vàleo.
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