
Immagine creata con DALL-E di OpenAI
Il nostro scontento non è tutto qui
Di figli, ce n’è sempre meno. L’anno scorso abbiamo toccato in Italia il massimo della denatalità e quest’anno, visto l’andamento nel primo semestre, il numero dei nati potrebbe essere ancora più basso.
Quello climatico è ormai alle porte, ma nell’inverno demografico ci siamo dentro da un po’. Per i sociologi è caratterizzato dal tasso di natalità che crolla, dall’età media della popolazione che cresce insieme col numero degli ultracentenari. Il nostro scontento, nel mentre, non è tanto per l’inverno demografico, quanto per le sue conseguenze, che mettono a dura prova il sistema previdenziale, quello sanitario e quello sociale in genere.
L’invecchiamento della popolazione riverbera i suoi effetti negativi sul tasso di crescita pro capite del Pil, cioè del Prodotto Interno Lordo, che è pari alla somma dei beni e dei servizi finali prodotti nell’anno da imprese nazionali e straniere all’interno del nostro Paese. Per produrre occorrono forze lavoro di età adatta e, se mancano i giovani, non basta mandare più tardi in pensione chi ha età lavorativa sempre meno adeguata. Gli immigrati potrebbero colmare il disavanzo sensibile, come si sostiene da anni.
Il flusso migratorio di extra comunitari nel nostro Paese pone però problemi continui. Bisogna accoglierli tutti, dice Papa Francesco. Bisogna farlo quando sono in difficoltà fra le onde avverse, dice la legge del mare. Ci fanno comodo. Ma la politica dibatte continuamente norme che vanno dal respingimento all’accoglienza e queste seconde sono estremamente più complesse perché, in fondo, riguardano la convivenza.
Convivere significa far vita comune, in comune, nella comunità di usi, di costumi, di regole di comportamento a casa e fuori, adeguando i propri modi a quelli di tutti gli alti. Se optiamo per l’accoglimento, dobbiamo quindi considerare che stiamo imponendo alle persone accolte di adattarsi alle novità cui vengono esposte, ma dobbiamo anche considerare tutto il nostro dare, che si rende necessario per portarle verso il nostro livello sociale e poiché se manca la crescita diminuiscono i consumi, aumentano i prezzi e si dà fondo ai risparmi, che si azzerano, mentre sale il debito pubblico.
Il nostro scontento, però, non è tutto qui. Non è solo il clima che cambia, è la vita e non basta più guardare solo il cielo prima di uscir di casa.
Si vales, vàleo.
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