
Immagine creata con DALL-E di OpenAI
Misura nelle cose
Certe canzoni “hip hop, rap, trap, metal” e di musica comunque alternativa si qualificano in genere per i testi provocatori ispirati a movimenti di lotta che parlano di controcultura e di rivoluzione pure sessuale, per la esaltazione di valori al limite della norma nell’ambito del sistema statale vigente e si distinguono anche per il loro contenuto apologetico di strutture associative d’un tempo andato. Spesso, sono connotate da eccessi comunicativi sin dal nome del gruppo musicale, che le diffonde soprattutto sui social (P.38 LA GANG ad esempio, uno per tutti, finito nel mirino della Procura del Tribunale di Torino per i riferimenti alle Brigate rosse nelle loro canzoni, scioltosi nel 2022 dopo vita breve). Non è raro, pertanto, che la “protest song”, la canzone di protesta, pur se intrisa da venature di dolore per lo stato sociale, si presenti per lo più lesiva del vivere civile, del buon costume e della Legge in generale per la frustrazione e la rabbia, che emergono dai suoi martellanti e ossessivi accordi musicali.
La libertà di espressione (libera manifestazione del pensiero – libertà d’opinione in qualsiasi modo e forma), principio tetragono degli ordinamenti democratici, presenta comunque dei limiti giuridici, che riguardano innanzitutto la sicurezza dello Stato e poi la morale pubblica (il buon costume) e l’ordine pubblico (istigazione; apologia dei delitti; diffusione di notizie false o tendenziose oppure offensive del sentimento religioso delle persone o del prestigio delle istituzioni; reati di vilipendio e oltraggio).
Est modus in rebus – scrive Orazio nelle sue Satire – “C’è una misura nelle cose; vi sono precisi confini”.
Il rischio, peraltro, che alcuni capiscano fiaschi per fischi e si limitino alla interpretazione letterale d’un testo musicale, è sempre diffuso.
Per loro scarsa cultura personale, per inclinazione politica o per natura, sempre insoddisfatti e tendenzialmente contestatori e contrari a tutto, con problemi da indagare nella sfera psichica familiare economica sociale relazionale, tanti non sono in grado di capire (carpire) il significato che l’autore vuol dare (pretende di dare, talvolta con troppo facile supponenza) al proprio monologo sulla ritmica che lo sorregge e spesso prevale sul canto.
Questi soggetti eternamente scontenti si limitano allora alla immediatezza suggestiva del costrutto e al significato letterale del testo – in qualche passaggio anche poetico – concepito in modo semplice (ma non tutti gli autori ci riescono) per una più immediata presa (provocatoria ovviamente, per lo più). Così, essi fanno proprio non il messaggio vero, ma le mentite spoglie che lo camuffa e spesso sono proprio gli autori i primi a dolersi di ciò, che li costringe poi, con affanno, a smentire e chiarire quel che hanno detto con parole che volevano dire tutt’altro.
Anche la provocazione intelligente, se mal capita e, peggio, se mal utilizzata tanto da chi la crea quanto da chi la riceve, pur essendo intenzionata a portare un ordine diverso, può provocare disordine sociale. A prevenirlo, è sempre imperante il rischio che le limitazioni poste dal governo del Paese alla libertà di espressione possano trasformarsi in censura. E allora?
Gli organi di indagine (polizia, carabinieri, finanza, servizi) doverosamente controllano e riferiscono; quelli giudiziari accertano e gli imputati non sono colpevoli fino a condanna passata in giudicato. Così funzionano i sistemi democratici. Che funzionino sempre bene è auspicabile; ma ogni giudizio (tante teste, tante idee) potrà ritenersi corretto se risulterà sostenuto da ragionamenti oggettivi, logici, giuridicamente ineccepibili, unanimemente condivisi.
In buona sostanza, pur se le manifestazioni del pensiero degli artisti sono molto meno vincolate a parametri di comune, generico apprezzamento, non basta soffermarsi alla interpretazione letterale d’un testo. Interpretare significa ricercarne il significato vero o almeno il più probabile.
Nel rispetto dei principi fondamentali della pacifica convivenza sociale sanciti dalle Costituzioni anche meno evolute occorre, per tutto, la accettazione democratica da parte della maggioranza, la quale non può essere falcidiata da una minoranza che voglia prenderne il posto con la sovversione: est modus in rebus!
Si vales, vàleo.
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