Le 10 regole della manipolazione mediatica superate dal tamtam che rimbalza su Messenger o su WhatsApp
Sono tempi di alta tensione in molte parti del mondo. Abbiamo bisogno di verità, invece, numerosi articoli o dibattiti redatti con informazioni faziose, ingannevoli o distorte ci raggiungono di continuo, compressi in un link. Sono pubblicati sui social media con la deliberata intenzione di creare insicurezza e scandalo, influenzando il pensiero del destinatario. È una nuova arte di propaganda che adesso si avvale dell’Intelligenza Artificiale, e che sta dilagando in un contesto sempre più virtuale, a colpi di fake news destabilizzanti, rese credibili con artifizi convincenti.
Le 10 regole della manipolazione mediatica già trattate in questa testata oltre dieci anni fa, “forse” redatte dal poliedrico filosofo e scienziato statunitense Noam Chomsky, sebbene teoricamente corrette, risalgono a tempi andati. Ora sono superate da una neo influenza elettronica suddivisa nell’incontrollabile tamtam dei social media che offrono uno spazio ad ogni relatore e altrettante notizie confezionate per un “mi piace”, per un clic, ma non solo. Messaggi e video confezionati ad arte da “influencer” che hanno fatto della tastiera una professione auto referenziata, talvolta incamerano in breve tempo 1 milione di follower, un business che mette all’angolo tutti i numeri di ogni seria testata giornalistica. Leggere richiede tempo e riflessione.
Nel corso del 2023 il monitoraggio contro le false notizie NewGuard ha segnalato 150 gravi fake news prodotte dall’Intelligenza Artificiale, tendenti a influenzare il pensiero politico, circolanti sui social media più diffusi. Dall’inizio della guerra in Ucraina, le fake news sull’andamento bellico, sul pensiero anti o pro interventista e sulle varie ideologie, generate dalla AI (Artificial Intelligence), sono state più di 400.
L’obiettivo è spesso il pensiero e il sistema di vita occidentale, certamente non innocente ed esente da colpe, ma dopo l’ascolto di molteplici relazioni giunte via Messenger con un link, rese allettanti per un pensiero facile allo sdegno e poco incline al dubbio, il desiderio di approfondire è scaturito spontaneo.
La verità dei link, data per scontata da incandescenti, ipotetici segreti attribuiti per lo più alla classe di potere sgradita a sinistra, spazia da una raffica di oscenità geopolitiche made in USA, alle malefatte di casa nostra, ma più l’ascolto di una strana voce artificiale si addentra in cose già svelate da una cronaca attenta e riportate dal cinema di inchiesta non solo hollywoodiano, più il dubbio si fa strada e invita a un ragionamento libero, personale, di stampo occidentale, ancora senza troppi filtri della censura.
È innegabile che la storia non può che essere severa con il Vecchio Continente e con gli USA, ma è altrettanto vero che, nelle pur malate democrazie, è una storia che si può ripercorrere, valutare e rendere pubblica. Non si può dire altrettanto se ci si inoltra in altre regioni del mondo, dove ancor oggi chi si oppone al pensiero dominante, viene imprigionato o fatto sparire. Per scovare qualche verità, forse basterebbe chiedersi: dove si preferirebbe esercitare il proprio mestiere, vivere e crescere i figli: “in una città degli Stati Uniti, in Europa, in Russia, in Iran?”
Anche in questo caso, oggi più che mai risposta filologica ai mali del mondo risulta sconveniente a chi tira le fila del male universale, così come già predetto in tempi non sospetti dall’Antico Testamento. Storia dell’umanità e di una vecchia contesa tra il bene e il principe del male.
Ed eccoci all’avvento dell’Intelligenza Artificiale per tutti, e alla massa di fake news raccontate a metà. Non è casualità. Non servono molti ingredienti per rincitrullire un ascoltatore distratto, pronto a farsi influenzare anche da poche righe su Messenger, ma che rimbalzano facendo molto rumore. Nel frattempo, gli algoritmi dei “Big Data” gestiti dai Data Scientist, mettono in ordine e stilano il catalogo delle preferenze e delle tendenze del consumatore di cose e di idee, così da padroneggiare anche il mercato del pensiero. Sintomatico esempio è il recente invito che appare aprendo Google: “Trasforma le tue idee in realtà con Bard, l’IA conversazionale di Google”.
Nel maggio 2023 l’Agenzia Ansa ha confermato l’identificazione di 49 siti prodotti da Software di Intelligenza Artificiale, in grado di confezionare ogni giorno centinaia di articoli credibili, pur di bassa qualità, ma in nove lingue, partendo da un numero minimo di informazioni sufficienti per un messaggio capace di influenzare il pensiero. Non è stabilito che siano tutte notizie false, sovente basta omettere qualche particolare, tacere ogni confronto o verità antitetiche. Lo scopo è creare numeri di ascoltatori per la pubblicità, ma spesso anche diffondere insicurezza, contrarietà e dissenso, a fini di controllo del pensiero di massa attraverso le condivisioni nei social media, sia sui post che tramite Messenger, WhatsApp o altro.
Riconoscere i prodotti giornalistici e scandalistici della AI, non è difficile. Il più delle volte il linguaggio è ripetitivo e banale o palesa qualche errore. Ancor di più la traduzione di qualche commento vocale. Prestando attenzione la voce artificiale incappa spesso in qualche errore di dizione, soprattutto nella lettura di doppie e parole dalla polisemia, e cioè, che cambiano di significato soprattutto spostando l’accento.
Ciò non toglie che il fenomeno sia in rapido aumento e che il popolo dei social network sia sempre più influenzato dal dilagare delle notizie, vere o false che siano, che riempiono le piattaforme dei social media.
Il risultato globale è un giocare con il fuoco. Tastieristi con fonte AI, diffondono tutto contro tutti pur di raggiungere ogni subdolo obiettivo. Per controbattere il dilagare delle false notizie, occorre saper scegliere i canali di informazione. Ad esempio, nel 2018 nasce Bo live, una piattaforma multimediale che raccoglie e diffonde dibattiti, idee e notizie originate ancora dal lato migliore e più credibile dell’intelligenza umana.
L’Intelligenza Artificiale va smascherata con cura. Film e serie tv su Netflix & simili, vengono confezionati con ipnotica frequenza. Anche gli attori di Hollywood hanno scioperato contro l’AI, ma l’ultima parola spetta all’intelligenza naturale di ogni fruitore.
Molto interessante!