
L’antisemitismo in Italia serpeggia negli ambienti di certa Sinistra. Come superarlo?
A diversi giorni dalla Celebrazione della Giornata della Memoria, tenutasi il 27 gennaio, è bene fare alcune riflessioni sul tema sempre più presente dell’antisemitismo e dell’odio verso le persone di Fede Ebraica.
Se si vuole davvero metter fine al clima d’odio e di persecuzione che, ancora nel 2025, serpeggia nella società nei confronti delle persone di Fede Ebraica, bisogna partire dall’importanza del Dialogo Interreligioso fra le varie Confessioni di Fede.

L’Unione dei Giovani Ebrei d’Italia – UGEI, a tal proposito, il 2 febbraio scorso, ha dichiarato: “Il dialogo interreligioso ci impone di mettere in pratica il cosiddetto “giro largo”, concetto caro all’antropologia: una ricerca che richiede ascolto reciproco e un confronto autentico, mettendo a nudo la propria umanità per avvicinarsi agli altri”.
Parole che non possono non trovare condivisione in chi fa informazione e si trova, suo malgrado, a narrare episodi di odio antisemita, con cadenza regolare e periodica.
Da quando vi è stato l’attentato del 7 ottobre 2023 a Israele, in Europa, si sono moltiplicati gli episodi di antisemitismo e i pro-Palestina hanno compiuto gesti ignobili che andrebbero condannati con forza da tutti gli schieramenti politici.

Il 13 gennaio 2025, tanto per citare un caso, il Sindaco di Bologna, Matteo Lepore, “Partito Democratico”, ha dovuto intervenire su un fatto molto grave e ha detto: “Danneggiata la Sinagoga. Qualcuno soffia sul fuoco”.
Il collega Valerio Baroncini de “Il Resto del Carlino” ha scritto: “L’ira di Lepore: non ci sono cause giuste per devastare una città, chiederemo i danni”.
Il Sindaco Lepore, però, in modo del tutto incomprensibile, ha anche aggiunto: “Togliere la bandiera della Palestina dal Comune? Chi lo chiede non conosce la nostra realtà”.
In questo clima di intolleranza, i Giovani Ebrei d’Italia cercano di costruire ponti di dialogo, confronto e collaborazione per evitare che possano esserci escalation d’odio che andrebbero a riempire le pagine della cronaca nera.
In un incontro svoltosi presso la Sala del Refettorio di Palazzo San Macuto, a Roma, il Vicepresidente dell’UGEI, Ioel Roccas, ha tenuto un toccante eloquio nel quale ha detto: “L’antisemitismo è un male che non deve essere considerato un problema degli Ebrei, un problema ebraico. Se non si crea un fronte comune consapevole contro la piaga dell’odio anti-ebraico, rappresentato cristallinamente dall’opera de “La Crocifissione Bianca” di Marc Chagall, esso non potrà mai essere debellato”.
Sentire un giovane pronunciare parole così nette, chiare, ma al contempo pacifiche e pacificanti, lascia ben sperare per il futuro.
Il riferimento a “La Crocifissione Bianca” di Marc Chagall è stato più che appropriato. Quest’opera del 1938, attualmente conservata presso l’Art Institute di Chicago, ha unito, con il linguaggio dell’arte, le culture ebraica e cristiana in una sola tela.
Chi si intende di arte, come i colleghi di “Finestre sull’Arte”, parlando di quest’opera dice che “La Crocifissione Bianca” rappresenta una commistione tra la tradizione cristiana e quella ebraica, riflettendo la drammatica situazione storica del periodo, in particolare la violenza antisemita perpetrata dai nazisti” e sottolinea come quest’opera sia “un grido, ancora attuale, contro la follia nazista (e di tutti gli estremismi)”.
Bello è che l’Italia si fermi a riflettere su queste tematiche e crei occasioni di confronto, dialogo e studio ma, ahinoi, non basta. Bisogna insistere nel far conoscere i “legami tra Ebrei e Cristiani” che ci sono e si sono costruiti lungo i secoli.

Non possiamo dimenticare quando il Santo Padre, Giovanni Paolo II, il 13 aprile 1986, andò al Tempio Maggiore Ebraico di Roma, abbracciando con affetto e commozione il Rabbino Capo Elio Toaff.
Giovanni Paolo II è stato il primo Pontefice nella storia a compiere un simil gesto. Nessun Papa, prima di lui, era andato all’interno di una Sinagoga a dialogare con i fratelli Ebrei.
“I rapporti tra la Chiesa Cattolica e il mondo ebraico” – dice in un ottimo servizio del 2022, la collega Clara Iatosti del TG2000 – “erano complessi. Se la Dichiarazione conciliare “Nostra aetate” del 1965 aveva assolto gli Ebrei dall’accusa di deicidio, il Vaticano continuava comunque a non riconoscere lo Stato di Israele”.
Il gesto di Giovanni Paolo II, dunque, ha aperto una nuova stagione del dialogo e della pacificazione, definendo gli Ebrei quali “fratelli maggiori” dei Cristiani.
L’abbraccio con il Rabbino Capo Toaff, poi, ha commosso il mondo e ha abbattuto tutte le resistenze che il mondo cattolico aveva nei confronti del mondo ebraico.
Alla luce di tutto ciò, la politica italiana non può mettere la testa sotto la sabbia, come fanno gli struzzi, dinanzi agli episodi di antisemitismo che purtroppo vengono perpetrati nel nostro Paese.
La Chiesa, dal canto suo, deve stigmatizzare ogni gesto contro i “fratelli maggiori” Ebrei affinché non vi sia mai un cattolico accusato od accusabile di antisemitismo.
Odiatori, facinorosi e violenti, vanno isolati e segnalati alle Autorità di Pubblica Sicurezza affinché possano circoscriverli e consegnarli alla Magistratura.
Il 2025, anno del Giubileo per i Fedeli Cattolici, sia il momento nel quale i rapporti fra le due Confessioni Abramitiche si saldino in modo permanente.