Di Alessandro Mella
Ci sono figure che attraversano la Storia facendosi protagoniste di stagioni così diverse da sembrare spezzate da secoli.
Eppure in continuità, lungo una vita fatta di prove difficili ma anche di incredibile coraggio e di straordinario valore. Parole che ben si addicono alla parabola umana di Felice Levet.
Egli nacque a Frassino, in provincia di Cuneo, il 9 dicembre 1898 figlio di Giuseppe e di Beatrice Allay. I genitori si prodigarono permettendogli di andare a scuola e frequentare con successo il Regio Liceo Ginnasio di Mondovì. (1)
A poca distanza dal conseguimento del diploma, entrato frattanto il Regno d’Italia nella guerra mondiale in corso, fu chiamato alle armi e destinato ad un corso allievi ufficiali dal quale uscì con i gradi di sottotenente di fanteria.
Al fronte si rivelò un giovane talentuoso e pieno di ardimento. Determinato e vigoroso in ogni circostanza.
Sull’altopiano di Asiago, nel corso dei numerosi combattimenti del 1918, egli si fece così tanto valore che nel giro di pochi giorni si confermò eccezionalmente capace e tenace. Quelle giornate vissute sotto il fuoco furibondo degli imperiali austriaci restarono nella memoria e gli procurarono ben due medaglie al valore militare. Una d’argento nel 1920:
LEVET Felice, da Frassino (Cuneo), sottotenente 259 reggimento fanteria. Sotto il violento fuoco di mitragliatrici e artiglieria nemiche, accorreva celermente col proprio plotone di rincalzo a presidio di una posizione pochi minuti prima attaccata violentemente dall’avversario. Ferito da due proiettili ad una gamba, non abbandonava il combattimento, ma continuava ad incitare i dipendenti alla resistenza. Colpito una seconda volta ad un braccio, rimaneva nella trincea finché non venne sostituito da altro ufficiale. Mirabile esempio di fermezza e di ardimento. Cornone (Val Brenta), 19 agosto 1918. (2)
Ed un’altra di bronzo conferita tre anni dopo, nel 1923, per un episodio risalente ad alcuni giorni prima di quello precedentemente premiato:
LEVET Felice, da Frassino (Cuneo), sottotenente 259 reggimento fanteria. Sferratosi un improvviso attacco notturno nemico, mentre egli trovavasi in marcia col reparto per dare il cambio ad altra truppa attaccata, nonostante il fuoco nemico e le difficoltà del terreno, raggiungeva la posizione, contribuendo efficacemente al buon esito dell’azione. Sasso Rosso, 4 agosto 1918. (3)
Terminato il conflitto egli transitò dalla fanteria all’arma benemerita, quella dei Reali Carabinieri, anche se fu costretto ad un congedo temporaneo, di tre anni con decorrenza 12 ottobre 1920, per sopraggiunta inabilità probabilmente dovuta alle ferite riportate nel conflitto appena terminato. (4)
La sua carriera riprese presto e gli permise di prestare servizio in varie tenenze del regno compresa quella di Rodi e poi in Eritrea dove, nel 1931, gli furono conferite le insegne di cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia. (5) Proprio in terra d’Africa fu colto dalla dichiarazione di guerra del 10 giugno 1940. Un mesetto prima, per merito riconosciuto, fu promosso al grado di capitano. (6)
A settembre i britannici tentarono di contrattaccare gli italiani con controffensive massicce e ripetute che finirono per mettere, nella primavera del 1941, Cheren in pericolo. Ai combattimenti ebbe modo di partecipare la 3° compagnia Reali Carabinieri e Zaptiè al comando proprio del Levet. Quando il reparto si avvicinò alla zona d’operazioni fu subito mandato all’attacco di quota 1702 sul monte Tetri. Bisognava riprenderla a qualunque costo ed i nostri soldati fecero dell’incredibile. Quell’episodio valse al capitano Levet un’altra medaglia d’argento al valore militare conferita subito dopo in conflitto:
Comandante di compagnia carabinieri contrassaltò di notte un battaglione avversario che aveva conquistato ed occupato una nostra posizione già presidiata da unità coloniali. Alla testa del suo reparto e sotto fortissimo fuoco di mitragliatrici e bombarde riuscì con mirabile slancio a respingere, mettere in fuga, l’avversario e rioccupare le posizioni perdute. Nell’inseguimento dello avversario con bombe a mano, fece prigionieri e catturò gran quantità di armi e munizioni.
Africa Orientale, 6 marzo 1941. (7)
I combattimenti e le scaramucce con gli inglesi andarono avanti per settimane e nel mese di maggio il coraggio del nostro eroe gli fece meritare nientemeno che altre due medaglie al valore d’argento:
Comandane di un reparto arditi di fanti e carabinieri, prima di un’azione di sorpresa contro ribelli minaccianti un importante settore, poi con un’azione notturna di tamponamento e contrassalto per ristabilire una situazione gravemente compromessa, rivelava spiccato valore personale ed elevate virtù di trascinatore.
Africa Orientale, maggio 1941. (8)
Comandane di compagnia carabinieri eseguiva un colpo di mano con un pugno di uomini contro posizioni fortemente presidiate. Sottoposto ad intenso fuoco di armi automatiche conquistava i centri di fuoco a colpi di bombe a mano, primo fra tutti, magnifico esempio di coraggio e di senso del dovere. Africa Orientale 4 maggio 1941 (9)
Una croce di guerra al valore militare gli fu invece conferita per i combattimenti che di poco precedettero questi momenti eroici e drammatici:
LEVET Felice di Giuseppe e di Allay Beatrice da Frassino (Cuneo) classe 1898, capitano carabinieri s.p.e. Piazza Militare di Barentù. Comandante la compagnia carabinieri di Piazza militare, durante una cruenta battaglia, incaricato del rastrellamento dei dispersi sul rovescio della posizione, conduceva più volte nuclei di essi sulle prime linee di combattimento, partecipando con essi anche alle azioni in corso. Sempre pronto ad ogni azione ardita, la compiva da valoroso con slancio esemplare. A.O. 27 gennaio – 2 febbraio 1941. (10)
Sopravvissuto al conflitto, quasi miracolosamente, il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri, con determinazione 15617 del 17 giugno 1949, volle conferirgli anche una croce al merito di guerra per “Per la partecipazione alle operazioni durante il periodo bellico 1940-1943”.
Tornato dal conflitto prese parte alle operazioni contro il banditismo in Sicilia ove, da maggiore, ebbe ai suoi ordini anche il futuro generale Dalla Chiesa, allora capitano, ugualmente coinvolto. (11) Fu poi promosso ulteriormente e destinato al comando della Scuola Allievi Carabinieri. (12) Per qualche tempo fu anche comandante della compagnia di Asti della Legione Carabinieri di Torino. (13) Il suo attaccamento alla patria, il suo vigore, ne fecero anche un oratore stimato e considerato:
Giaveno. Onoranze ai Carabinieri Caduti. Si è tenuta domenica scorsa presso la Caserma dei Carabinieri una cerimonia per onorare la memoria dei quattro carabinieri caduti durante la lotta di liberazione in Val Sangone. Presenti il ten. col. Ancona Francesco comandante del gruppo Torino esterno dei carabinieri, il prof. Brusasco Giuseppe presidente del comitato del Piemonte per le onoranze ai partigiani caduti, i sindaci di Giaveno e Coazze, membri dell’Associazione Carabinieri in congedo della Alta Val Sangone e dei paesi vicini; il prevosto can. G. Crosetto ha benedetto il quadro contenente le effigie dei quattro caduti, che è stato consegnato al maresciallo Gagna e sarà conservato nella Caserma. Il ten. col. Levet Felice, decorato di guerra con 3 medaglie a valore militare, e il comandante partigiano Giulio Nicoletta hanno parlato esaltando il sacrificio e la fedeltà dei caduti dell’Arma. Preceduto dalla Banda Leone XIII si formava il corteo che recava corone al Monumento dei Caduti e a quello del Partigiani. (14)
Ma la sua forza impareggiabile, il vigore, non bastarono a proteggere il suo corpo dalle fatiche di guerra e dai patimenti di quei momenti difficili. Il comm. dott. Felice Levet, colonnello nel ruolo d’onore, pluridecorato veterano di due guerre mondiali, vittima di una rapida ed improvvisa malattia, si spense a Torino il 29 novembre 1960. (15)
Se ne andò così, inaspettatamente ed ancora giovane, un eroe che aveva vissuto due guerre intensamente, coraggiosamente e sempre compiendo il proprio dovere oltre ogni limite. Lasciando un esempio di valore straordinario. Un esempio che ha onorato ed onora gli alamari dei nostri gloriosi carabinieri.
Alessandro Mella
NOTE
1) L’Unione Monregalese, 59, Anno XVII, 26 luglio 1914, p. 3.
2) Archivio Istituto del Nastro Azzurro tra Decorati al Valor Militare.
3) Ibid.
4) Bollettino della Guerra, Ministero della Guerra, Dispensa 97, 17 dicembre 1920, p. 5492.
5) Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia, 220, Anno LXXII, 23 novembre 1931, p. 4662.
6) Stampa Sera, 107, Anno LXXIV, 3 maggio 1940, p. 4.
7) Decreto 13 aprile 1949 in Bollettino Ufficiale, 1949, Dispensa 11, p. 1688.
8) Decreto 29 luglio 1949 in Bollettino Ufficiale, Dispensa 17, p. 2866.
9) Decreto Presidenziale 9 giugno 1950 in Bollettino Ufficiale, Dispensa 15, p. 1973.
10) Supplemento straordinario alla Gazzetta Ufficiale 267, 21 novembre 1949, p. 22
11) Gaspari, Paolo, Le avventure del carabiniere Ugo Luca, Udine, 2021, p. 493.
12) La Nuova Stampa 153, Anno VII, 30 giugno 1951, p. 2.
13) Trasferito a Pistoia il ten. col. Venchi. Il concittadino ten. col. Mario Venchi, comandante il Gruppo Carabinieri di Asti, è stato trasferito a Pistoia e destinato al Comando di quel Gruppo. Gli succede in Asti il ten. col. Levet. (Gazzetta del Monferrato, 24, Anno III, 17 giugno 1950, p. 1).
14) La Voce del Popolo, 21, Anno LXXX, 22 maggio 1955, p. 2.
15) La Stampa, 286, Anno XCIV, 30 novembre 1960, p. 10.
© 2024 CIVICO20NEWS – riproduzione riservata
Scarica in PDF