Un aspetto dell’influenza inglese nella Sicilia del primo ottocento
Riceviamo e pubblichiamo il breve e curioso articolo “A Marsala – Tra storia e contemporaneità” della prof.ssa Cristina Vernizzi, Presidente dell’Associazione Mazziniana Italiana-Sezione di Torino-Piemonte e componente del Centro Internazionale Studi Risorgimentali Garibaldini di Marsala
Sovente la sintesi narrativa è un obiettivo necessario per le immediate finalità didattiche, ma in questa circostanza l’articolo della prof.ssa Cristina Vernizzi mette in evidenza un aspetto poco noto che, per il suo esaustivo approfondimento, richiederebbe necessariamente una corposa narrazione a parte.
Si tratta della presenza inglese nell’isola che, con la sua importante influenza politico-culturale, ha condizionato in modo determinante quella esigua parte di borghesia e aristocrazia illuminata, consapevole della urgente necessità di riforme istituzionali e politiche, necessarie per far rientrare, in un processo di progresso civile ed economico, la società siciliana dell’epoca.
La storia della vocazione “secessionista” della Sicilia del primo ottocento aveva sicuramente origini e cause lontane, ma l’accelerazione, indotta da questi fermenti culturali “stranieri”, ha reso il contesto socio-ambientale maturo per gli eventi militari e politici, all’epoca imprevedibili, che seguirono e che la Storia ufficiale ci ha consegnato.
Tuttavia la narrazione che conosciamo sull’influenza inglese riserva ancora aspetti che meriterebbero lo studio di quella documentazione, non solo presente negli archivi dell’isola, ma anche di quella che si trova in diverse cancellerie europee.
Pertanto auspichiamo che si possa completare quanto prima l’integrazione di questo articolo con un’esaustiva documentazione sull’importanza storica dell’influsso culturale ed economico inglese nel complesso ed arretrato contesto siciliano.
In ogni caso siamo consapevoli dell’impegno che richiede una ricerca del genere, anche solamente per una versione didattica. Tuttavia riteniamo che questo approfondimento sia indispensabile per chiarire l’intricato periodo storico in oggetto.
Ringraziamo l’Autrice, per la sua preziosa e costante collaborazione.
Buona lettura. (m. b)
A Marsala – Tra storia e contemporaneità
Il nome evoca inevitabilmente lo sbarco di Garibaldi e dei Mille l’11 maggio 1860. Infatti è la città che Cesare Abba descrisse quando vi giunse con i volontari, abbagliato dalle sue mura e dalle sue case bianche . Altri scrittori garibaldini, come Ippolito Nievo, ci tramandarono le loro testimonianze , ma fu Alexandre Dumas a farne una vera descrizione epica, esaltando e seguendo da vicino l’impresa.
Sono stati scritti fiumi di inchiostro sull’eroe dei due mondi e sui Mille e a Marsala il Museo Risorgimentale Garibaldino “ Giustolisi” racconta tutti i particolari dell’impresa, il Centro Studi Garibaldini approfondisce e diffonde episodi e figure di quel tempo, mentre la ricordano le vie, le numerose lapidi, i monumenti che si ergono alti sul cielo blu del Lilibeo.
Ma in questi giorni la città ha festeggiato un altro aspetto che la identifica: la produzione vitivinicola del territorio con la inaugurazione del Museo del vino.
Collocato nell’antico palazzo Fici ristrutturato, una sequenza di pannelli, video , cimeli di varia natura e numerose immagini testimoniano la storia del vino nella città che gli ha dato il suo nome.
Come racconta Rosario Lentini, il massimo studioso di storia della economia siciliana, le origini del vino marsala risalgono agli esperimenti che fecero gli Inglesi tra il XVIII e il XIX secolo. Furono le prestigiose famiglie di Woodhouse, Ingham, Whitaker che dalla fine del ‘700 si insediarono sul territorio e, soprattutto durante le guerre napoleoniche, iniziarono a produrre quel vino adatto alla conservazione e al consumo nei viaggi per mare.
Di fatto da mercanti a banchieri, a viticultori, la presenza degli Inglesi divenne sempre più preponderante sul versante economico e politico-sociale, tanto da dettare nel 1812 la Costituzione voluta da lord William Bentick (politico e generale britannico – Buckinghamshire, 14 settembre 1774 – Parigi, 17 giugno 1839).
In proposito un recente saggio di Elena Gaetana Faraci, sottolinea l’intenzione di fare della Sicilia un protettorato Inglese, intenzione poi superata dagli avvenimenti che si susseguirono velocemente con la caduta di Napoleone e con gli accordi internazionali del Congresso di Vienna. Allora l’isola fu annessa al Regno di Napoli e venne a costituire il Regno delle due Sicilie, ma covò sempre il mai sopito desiderio di separazione, causa non ultima delle insurrezioni che ebbero luogo fino al 1860.
In tutto l’ 800 il marsala accrebbe la propria fama imponendosi al pari dei migliori vini spagnoli e portoghesi. Venne poi prodotto da un numero crescente di case e imprenditori della provincia, dai Florio ai Lipari ai Curatulo Arini ai Favara ai contemporanei Pellegrino, Rallo, Vinci, Alagna, per citarne alcuni tra i più noti.
E qui riappare la figura di Giuseppe Garibaldi che, ospitato quell’ 11 maggio dalle famiglie dei maggiorenti di Marsala, vi apprezzò una qualità di vino che denominarono subito: Garibaldi dolce.
In suo onore non c’è casa vinicola che non lo produca , e che non conservi insieme alla impresa dell’eroe, la memoria del ruolo che vi ebbero gli Inglesi.
Le loro navi mercantili presenti al porto, resero infatti possibile lo sbarco dei Mille in quel lontano giorno che ancor oggi è celebrato in tutto il Lilibeo.
© 2024 CIVICO20NEWS – riproduzione riservata
Scarica in PDF