Di Alessandro Mella
Tra le colline astigiane, dove i paesaggi assumono quel fascino tipico del basso Piemonte, sorge uno dei pochi castelli della provincia. Sulle alture di Cisterna d’Asti, da secoli, mura maestose vegliano sul borgo. Un maniero che nel tempo passò più volte di proprietà fino a giungere al ramo Aosta di Casa Savoia per via materna. Fu proprio il duca invitto, Emanuele Filiberto comandante della IIIa Armata nella Grande Guerra, a farne poi dono al municipio locale in seguito ad un preciso appello giunto dalla comunità:
Una cospicua donazione dei Principi di Savoia Aosta. – Questo Comune trovatosi nella necessità di provvedere un edifizio scolastico nel concentrico, che rispondesse bene allo scopo ed ai dettami delle recenti leggi, ed era impensierito per dover sopportare una così ingente spesa, privo come trovasi di reddito, ed ancora per non avere un’area, sufficiente e per la quasi impossibilità di trovarla, data la situazione del paese. Con felice intuito, l’Amministrazione risolse di fare: appello alla inesauribile generosità degli augusti Principi di Savoia-Aosta, proprietari di questo castello, loro pervenuto per successione alla compianta augusta genitrice Maria Vittoria di Savoia-Aosta, nata principessa della Cisterna; e loro scrisse, pregandoli di concedere l’occupazione di alcune sale del castello per adattarle ad aule scolastiche; e l’appello non fu tentato invano presso coloro che mai tralasciarono di contribuire con sacrifizi al benessere di questa popolazione. Ecco quale eloquente risposta, venne al Comune per mezzo del comm. Giorgi, amministratore capo del patrimonio degli augusti Principi, risposta che interamente si trascrive per non toglierle i pregi di squisito sentire che contiene:
«Torino, 13 giugno 1912 – Ho avuto l’onore di riferire a S. A. R. il Duca d’Aosta la domanda contenuta nel controcitato foglio della S. V., intesa ad ottenere la concessione gratuita dell’uso di alcune sale di cotesto castello per le scuole comunali. Tenuto conto, come la S. V. scriveva, della necessità, per cotesta Amministrazione comunale, di provvedersi di un adatto edifizio scolastico, e delle gravi difficoltà topografiche e finanziarie che vi si oppongono, S. A. R. il Duca d’Aosta ha voluto favorire nel miglior modo l’istruzione della gioventù ed il benessere della popolazione di cotesto luogo di Cisterna, sempre caro al suo cuore. Accordatosi perciò cogli augusti suoi fratelli, le LL. AA. RR. il conte di Torino e il Duca degli Abruzzi, S. A. R. il Duca d’Aosta è venuto nel divisamente di fare donazione a cotesto on. Municipio, a quello scopo, del castello di Cisterna colle relative dipendenze secondo il modulo di istrumento appositamente preparato. Mi pregio quindi comunicare qui allegata la relativa minuta alla S. V. perché voglia sottoporla all’approvazione di cotesto on. Consiglio comunale e alla superiore autorità, e ritornarmela poi unitamente a copia autentica della deliberazione consigliare ed al relativo decreto prefettizio, perché si possa addivenire alla stipulazione del l’atto nei modi e termini espressi nella detta minuta. Mi pregio intanto segnarmi con perfetta osservanza L’amministratore capo: G. Giorgi».
Questa risposta non ha bisogno di commenti, e fa rifulgere una nuova luce sugli augusti donatori, che vollero meravigliosamente riaffermare con tale munifico e filantropico atto la potenza dei loro benevoli sentimenti verso questo paese. Tutti i consiglieri, nessuno eccettuato, intervennero alla seduta appositamente indetta pel giorno 23 corr., e con splendida unanime votazione, deliberarono di accettare il cospicuo dono, che ha destato un entusiasmo indescrivibile ed una esultanza somma non solo in tutti questi, abitanti, ma ancora nei Comuni limitrofi, gelosi di tanta fortuna. Venne subito spedito un telegramma agli augusti donatori, annunziante la seguita deliberazione, loro esprimendo i sentimenti di vivissima riconoscenza ed imperitura devozione, sentimenti che sempre maggiormente si consolideranno al pensiero del magnanimo cuore di coloro che col lodato atto vollero aggiungere un’altra gloriosa pagina al libro d’oro dei loro antenati. (1)
Passò del tempo, molti anni in verità, e con le tragedie del Novecento il castello finì per subire un lungo periodo di infelice oblio finché, nel 1980, fu avviata una raccolta di materiali e cimeli da destinare ad un costituendo museo dei mestieri rurali d’un tempo. Si trattò, in verità, di una felicissima iniziativa e di una visione assolutamente pionieristica e futuribile:
Cisterna: un museo delle contadinerie ospitato nel castello Cisterna. — Musei delle contadinerie ne esistono un po’ ovunque ma quello allestito nel castello di Cisterna e che si inaugura stamane può essere considerato tra i più importanti non solo dell’Astigiano ma del Piemonte. È una vasta raccolta di attrezzi di ogni genere, usati cento e più anni fa dai contadini per i lavori nei campi. Sono autentici oggetti quasi consumati non solo dal tempo, ma dalle mani di contadini, casalinghe, artigiani. Duemila pezzi molti dei quali desteranno l’ammirazione degli antiquari. Tutto questo materiale è stato «scovato» da un gruppo di volontari cisternesi, capeggiati da un giovane albergatore, Lino Vaudano il quale si è trasformato in un autentico «cacciatore» di arnesi raccolti nelle cascine e che ora sono stati catalogati e che oggi costituiscono un vero e proprio patrimonio storico della civiltà contadina. La sede del museo non poteva essere più degna: il castello di Cisterna da tempo abbandonato, costruito attorno al 1200, oggi dì proprietà comunale, appartenne alle nobili famiglie dei Garetti di Ferrere, Guttuari, Pelletta. Nel 1559 papa Pio IV assegnò il feudo ai Savoia, successivamente divenne principato della Camera Apostolica.
«È stato un lavoro duro – ha detto Vaudano -, ma alla fine siamo riusciti a convincere decine, di contadini a donare al museo gli attrezzi dei loro nonni. Abbiamo raccolto un patrimonio che sarebbe andato perduto». Vaudano è stato coadiuvato da una decina di abitanti del paese che per quasi tre mesi hanno lavorato nei sotterranei del castello, scavando nel tufo per preparare le «sale» che ora ospitano cucine contadine, laboratori artigianali e anche una completa falegnameria «Bottega del legno» del 1875, donata da Isidoro Trincherò di Ferrere e che appartenne al bisnonno.
Rolfo Protasio, originario di Cisterna, preside della scuola media di Govone dice: «Con la creazione del museo intendiamo anche sensibilizzare le autorità e l’opinione pubblica per salvaguardare uno dei pochi castelli esistenti nell’Astigiano». È proprio nelle, opere di scavo, di sistemazione, di ricerche, che è venuta alla luce una enorme «ghiacciaia» dove i feudatari gettavano metri di neve raccolta nel periodo invernale che diventava cosi una massa di ghiaccio dove veniva conservata la carne. Domani saranno inaugurati gli stands gastronomici dei quattro borghi che hanno riattato l’antico forno a legna del castello per cuocere i loro prelibati piatti. I cisternesi saranno in festa per un’intera settimana. (2)
Nel tempo la collezione è cresciuta sempre più diventando l’odierno Museo delle Arti e Mestieri d’un tempo. Con un lungo percorso espositivo, disposto su tre piani, con ventitré stanze nelle quali sono ricostruite ben venticinque botteghe e spazi espositivi relativi proprio ai mestieri del passato e tutti ricreati con attrezzature e cimeli originali ritrovati e curati dai volontari legati alla struttura.
Si inizia, almeno per noi è stato così, dall’ultimo piano ove sono esposti diversi tipi di attività quali: ciabattino, sellaio, falegname, tessitore, orologiaio, organaro, carradore, sartoria, levatrice, bottaio, materassaio, cestaio, calderaio, arrotino, lattoniere oltre a stanze dedicate alla classe borghese ed alle sue disponibilità, ai pesi e misure e perfino ai servizi di soccorso con due pompe a mano da incendio ottocentesche di cui una prodotta dalla celeberrima Pietro Berzia di Torino.
Suggestivo è il piano nobile ove, in quello che un tempo era il cortile a cielo aperto del castello primogenito, sorge una sorta di riproduzione d’una piazza di paese con alcune botteghe. In particolare, è possibile visitare la torroneria, la panetteria, la tipografia, la tabaccheria ed una magnifica osteria con molti cimeli. Curiosissimi, in particolare, un elmo coloniale del periodo 1885-1912 ed un elmo chiodato prussiano della Grande Guerra senz’altro condotto a Cisterna come preda bellica da qualche veterano.
Nella cantina, in ultimo, sono mostrate diverse attività quali la bottega del fabbro, le produzioni di vino e frumento, la zecca ed altri cimeli legati all’attività quotidiana.
Il Museo è munito anche di un grazioso bookshop ma soprattutto è mandato avanti con impegno e dedizione da volontari superiori ad ogni elogio. Senza di loro questa perla di cultura, storia e memoria forse non sarebbe meritabile.
Vale davvero la pena anche viaggiare un poco di più per poter passeggiare nelle stanze in cui è stata raccolta e disposta una così bella collezione. Vi è da auspicare che regione ed enti locali non facciano mai venire meno la loro attenzione verso questa grande ricchezza del nostro vecchio Piemonte.
Alessandro Mella
NOTE
1) Gazzetta del Popolo, 180, Anno LXV, 30 giugno 1912, p. 8.
2) La Stampa, 216, Anno CXIV, 3 ottobre 1980, p. 32.
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