LA CURA CHE NON TI ASPETTI ARRIVA DAI MINERALI
Nell’Apocalisse di Giovanni, dove si tratteggia la Gerusalemme celeste, sono descritti i bastioni della città, decorati con dodici pietre preziose: diaspro, zaffiro, calcedonia, smeraldo, sardonia, cornalina, crisolite, berillio, topazio, ametista, crisoprasio e giacinto. Erano pietre ritenute magiche, sia per la cura che per la ritualità, utilizzate probabilmente da tempo immemore.
Ildegarda da Bingen, badessa benedettina nata nell’anno mille, mistica ed esperta nella cura con le erbe, scrisse un testo totalmente dedicato alle dodici pietre, dove suggeriva di usarle ponendole sulla parte malata, oppure mettendole nel vino per poi appoggiarle sulla lingua. Ognuna di loro aveva una proprietà diversa e poteva essere usata per la cura di una moltitudine di malanni, come la sordità, il rachitismo, i crampi, l’aggressività, i problemi di pelle, il buon funzionamento dei reni e molto altro.
Oggigiorno l’ametista, ad esempio, è molto apprezzata, sia per il colore che per le sue proprietà, che sono state pienamente assorbite, se non decantate, dalla comunità new age. Questa forma di quarzo avrebbe proprietà calmanti, promuove il sonno, guida nelle trasformazioni e può pulire energeticamente. È curioso che nell’antica Roma servisse per annullare gli effetti del troppo vino, la stessa parola ametista in greco significa “non ubriaco” (Amethustés).
Il diaspro, anch’esso un tipo di quarzo, era usato a fini rituali già nel Neolitico, pareva potesse guarire i dolori di stomaco e aumentare la forza di chiunque, tanto che i guerrieri la portavano in guerra, attaccata a collane di corda. Il diaspro rosso era usato per la protezione dei problemi circolatori, si pensava che avesse quel colore poiché era stato toccato dalle gocce di sangue che Gesù aveva perso durante la crocefissione e per questo aveva un potere taumaturgico molto forte.
La “pietra blu”, ovvero lo zaffiro, anche se ha questo nome che gli deriva dal latino, non è solo blu, in natura se ne trovano gialli, rosa, verdi e anche trasparenti. L’esemplare più grande, la “stella dell’India”, si trova negli Stati Uniti, al Museo di storia naturale di New York, 563 carati di splendida purezza, chiamata “Star of India” per l’effetto del rutilio che crea l’effetto stella, in questa pietra in entrambi i lati. Lo zaffiro dei record venne rubato nel 1964, a causa della batteria scarica dell’antifurto a protezione della teca, ma fu fortunatamente ritrovato solo due giorni dopo. In ambito olistico è usato come pietra della saggezza e della meditazione, mentre industrialmente si presta a molti utilizzi, poiché è dotato di un grado di purezza secondo solo al diamante. Fu scelto dalla Principessa Diana come anello di fidanzamento (adesso lo possiede Kate Middleton), facendo diventare lo zaffiro una scelta ambita anche nella gioielleria di pregio. E poi, chi non ricorda il cartoon “La principessa Zaffiro”, disegnato da Osamu Tezuka e diventato un anime nel 1967? In questa seguita serie Zaffiro era una ragazza vestita da maschio per poter ereditare il trono che sarebbe dovuto essere suo di diritto. Una storia dedicata alle ragazze che voleva insegnare la forza e la perseveranza.
La sardonice è un tipo di calcedonio, un quarzo che si forma con il deposito di sabbie ricche di silice sulle quali si formano cristalli di quarzo. Usata per la protezione, veniva sfruttata per fare cammei, per la bellezza delle stratificazioni che arrivano fino alla superficie.
La cornalina, considerata come sangue della dea Iside in Egitto, era usata per la protezione dei defunti durante il loro viaggio nell’altro mondo, per questo era ambita come materia prima per i gioielli sacri e come amuleto.
Crisolite era il nome che veniva dato a diverse pietre con caratteristiche simili al berillio, come crisoberillo, peridoto o olivina e topazio. Il nome significa “pietra d’oro”, per il colore giallo verdastro. Nella cura serve per rafforzare i bambini deboli e contro la febbre.
Il berillio, che in alcune sue varianti può essere uno smeraldo, oppure acquamarina, morganite o eliodoro, influisce sul sistema nervoso, viene quindi usato per tranquillizzare, aiutare il sonno, contro la stanchezza e l’apatia. Veniva impiegato anche contro i veleni e gli indovini irlandesi del V secolo, tenevano tra le dita sfere di berillio come strumento divinatorio.
Il topazio è simile allo zircone, proviene da terreni vulcanici, rende allegri e più giovanili, aiuta la concentrazione e lo studio. Nel Medioevo veniva usato nelle bevande: se cambiava colore poteva indicare la presenza di veleno.
Il crisoprasio è una forma di calcedonio e il termine significa “porro dorato”, per indicare le infiltrazioni di altri minerali, come il nichel, che danno strane e bellissime protusioni. Pare che combatta l’ansia e che fosse la pietra di elezione di Venere, la dea dell’amore.
Anche lo smeraldo è una pietra apprezzata in molti ambiti, era la pietra preferita da Cleopatra, infatti in Egitto esistevano miniere di smeraldi che portavano il suo nome. Nella cristalloterapia lo smeraldo è un protettore e un energizzante, spesso usato per i problemi emotivi e per equilibrare le energie del cuore. Nel Medioevo la credenza diffusa era che lo smeraldo costringesse ad essere sinceri, di conseguenza era usato per portare alla luce del sole i tradimenti. Tra le sue numerose virtù vi era la capacità di proteggere dalla cattiva sorte e dagli incanti delle persone malvagie.
Parlando di talismani potenti, il calcedonio non era da meno, lucente e in grado di variare il colore in base alla luce, proteggeva dalla malattia e ancora oggi si pensa che possa neutralizzare le energie negative.
E infine il giacinto, o zircone, importante anche perché è attualmente usato come uno degli elementi che consentono la datazione delle rocce. Un tempo era adoperato per curare la follia e scacciare gli spiriti del male, anche grazie alla sua “saggezza”, in quanto si tratterebbe del minerale più antico della terra.
Naturalmente quelli descritti non sono gli unici minerali conosciuti all’epoca, ma è interessante notare come siano stati citati da Giovanni alcuni di quelli più gradevoli alla vista, quasi tutti tipi di quarzo o con caratteristiche di particolare trasparenza e a volte in grado di cambiare colore sia per l’azione della luce che per le infiltrazioni dovute ad altri minerali.
Ad esempio, molto conosciuta sia per utilizzo medico che magico, era l’ambra, che non è una pietra ma una resina fossile che si forma dai residui vegetali di alberi antichi, prevalentemente di conifere, e che si è fossilizzata nel corso di milioni di anni. Il termine greco “electron”, che significa “elettricità”, deriva proprio dall’ambra, che può produrre elettricità statica se strofinata. Spesso è stata riprodotta in modo sintetico, tramite l’utilizzo di materiali diversi, come la plastica o il vetro. Un’ambra meno pregiata e quindi meno costosa è il copale, una resina più giovane che emana un odore diverso se scaldata. È anche esistita una Via dell’Ambra, antichissima rotta commerciale che collegava il Mar Baltico, dove si trovava la maggior parte dell’ambra, all’Adriatico, percorsa già nel periodo Neolitico. L’ambra era commercializzata anche in Italia e soprattutto nel Rinascimento era usata per la cura di determinate malattie (asma, mal di denti e cattiva digestione) e per calmare il dolore. Studi recenti hanno dimostrato che l’ambra contiene acido succinico, che ha proprietà antispasmodiche e analgesiche, confermando in parte l’eventuale utilizzo della resina, che a contatto con il corpo caldo, potrebbe rilasciare questo contenuto attraverso la pelle.
Da sempre quindi i minerali sono stati apprezzati sia per la bellezza che per il valore simbolico, che ne ha fatto anche veicoli di cura e mezzi spirituali e di difesa contro il soprannaturale. La loro bellezza li ha anche resi gioielli preziosi, ostentati dai potenti e ricercati per il valore economico, ma è probabile che il legame con la terra, le modalità di formazione e l’unicità, siano gli elementi che affascinano da sempre gli uomini e le donne di tutte le epoche, che hanno saputo leggere in queste pietre la base stessa della vita e dell’immortalità.
Foto di MARINO OLIVIERI PH
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