Intervista al Prof. Grandi
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SECONDA PARTE
In questo grande e visibile degrado, non solo culturale, il dialogo tra gli individui sembra ridursi in modo crescente, i rapporti interpersonali si inaridiscono e aumentano le “intrusioni” di una nuova classe di atteggiamenti tecnologici che sembrano sostituirsi all’uomo. Esiste un divario incolmabile tra giovani e meno giovani, a livello soprattutto di comunicazione?
Degrado e “politicamente corretto” possono essere considerate due facce della stessa medaglia.
Allorché si discrimina chi ha un pensiero non in linea con coloro che gestiscono il potere dell’informazione, e tale discriminazione spesso è massacrante più di un macigno, si opera una dittatura del pensiero che contrasta, fino ad eliminarla, la dialettica.
Condivido che stiamo subendo l’inaridimento dei rapporti interpersonali, prodotto vuoi dalle più recenti modalità comunicazionali partorite dalla tecnologia, ma non solo. Attualmente ha acquisito il significato di prassi, contagiando la realtà sociale, un’abnorme estensione-esplosione dell’individualismo, nutrito anche dall’indotto bisogno di evitare il confronto e di abbandonarsi al condividere il nostro pensiero con coloro che ripropongono e rinforzano le idee di cui siamo portatori.
Le scienze umane da tempo sottolineano che “l’uomo è relazione”. L’accogliere, pur non condividendole, opinioni e pensieri altrui, deve essere considerata una ricchezza, una possibilità ulteriore di crescita, un’accettazione del senso del limite, un nutrirsi della diversità, particolarmente creativa allorché si apprende a confrontarsi anche con fasi di vita diverse. Sappiamo ancora apprezzare la gioia di un confronto, anche acceso, fra un anziano, un uomo-donna di mezza età, ed un adolescente?
Le difese di ognuno di noi portano sulla strada del giudizio, del giudicare, nell’ostracismo, spesso dell’aggressività; sono modalità che implicitamente hanno lo scopo di evitare il dialogo, permettendo di non soffermarsi a considerare le opinioni altrui, a collocare acriticamente l’interlocutore in una fascia di sociale gradito o sgradito, irrigidendo e devastando la ricchezza della comunicazione. L’individualismo si autoassolve affermando che si dà anche ascolto agli altri. Domandiamoci allora perché si segue praticamente sempre lo stesso programma televisivo, lo stesso personaggio, lo stesso, spesso cattivo maestro, che ci conferma nelle nostre preesistenti opinioni oppure che possiede il dono di saper accattivare al fine di promuovere gli obiettivi che il lettore e/o l’ascoltatore intende perseguire.
Prof Grandi se dovesse misurare il Suo grado di preoccupazione, con una scala crescente da 1 a 10… quale valore le attribuirebbe?
Più che di preoccupazione, preferirei affrontare l’esigenza del doversi occupare della qualità della vita sia dell’uomo, sia necessariamente del pianeta, dato e non concesso che si possa efficacemente intervenire sul cambiamento climatico, che ciclicamente nel corso dei millenni ha coinvolto e coinvolge il pianeta. Ciò non toglie che si possa e debba operare in modo congruo ed efficace, per contrastare almeno in parte, le pericolosità che incombono su noi tutti.
Per quanto concerne la problematica dell’uomo nella sua specifica esistenzialità, sia nell’individualità sia nella collettività, auspico che venga compresa l’esigenza di un radicale cambiamento nella formazione di bimbi, giovani ed adulti, oggi giorno imbevuti di un malsano pragmatismo incentrato sull’avere, sul possedere, sull’apparire, sul consentirsi di tutto e di più, a scapito di riconoscersi nella dignità di porsi ed, al contempo, di riconoscersi quali portatori di valori e, di conseguenza, quali gestori in prima persona, di responsabilità.
Mi sorge spontaneo un parallelo con l’Impero Romano al suo tramonto: prevaleva il degrado, la confusione dei ruoli e dei sessi, il tutto consentito, il “panem et circensis”, nonché altre espressioni di decadenza morale e dei costumi, che esitò inevitabilmente nelle invasioni barbariche. Esemplificando: tanto calcio, tanto tennis, tanti altri sport, in contemporanea con “reddito di cittadinanza” forse anche necessario, se ben indirizzato.
La mancanza di scrupoli, la prevaricazione sui più deboli, la mancata formazione ad affrontare le difficoltà, al non piegarsi di fronte agli ostacoli, al recupero del valore esistenziale della fatica – percepita e fatta percepire, come castigo – mi inducono uno stato d’animo che ha il sapore della tristezza ed induce un sofferto disincanto per il futuro.
Non si trascuri però, che non manca il tempo per risollevarvi e che dopo la tempesta, spesso ritorna il sereno. Sono un devoto della dea Speranza.
Prof Grandi, siamo al termine di questa intervista, nella quale abbiamo affrontato molte criticità relative alla attuale società. Un’ultima domanda riguarda le possibili “cure”… ovvero quali rimedi potremmo proporre per affrontare in modo costruttivo i rapporti esistenziali tra le persone e con le persone?
Considerato il Suo stimolo, intendo soffermarmi sul valore della psicoterapia psicodinamica; necesse est, o più semplicemente, si deve contrastare il degrado in cui la si vuole far precipitare. Il movimento culturale, scientifico e morale, che un intervento orientato al benessere può essere avviato costruttivamente dagli studiosi e dai professionisti della psicologia, è più che mai indispensabile nell’odierna società, affogata nel limbo del consumo e della fretta, del conseguimento ed appropriazione del “tutto e subito”, il tutto condito di esasperato malessere.
Auspico un impegno, almeno di parte della categoria, a promuovere un movimento culturale che prediliga, dopo aver ben valutato l’esperienza degli stil di vita attuali, fenomenicamente osservabili, la prevenzione e, se possibile, la formazione permanente per pervenire ad una realtà del vivere sano, costruttivo, promotore di affettività.
Come appena detto, l’aspetto preventivo dovrebbe favorire l’auspicato miglioramento, che non si può non ritenere “sano ed equilibrato” e che porta, come conseguenza, il ridurre la richiesta di risolvere situazioni di diversa gravità e sofferenza, che affidano allo psicoterapeuta precipuamente il ruolo di risolutore di disturbi, di disagi, di malessere, eccetera.
Gli utenti, bisognosi diciamo di cura, onde ridurre il rischio di affidarsi a terapeuti individuati con superficialità e precipitosità, dovrebbero indirizzare la loro scelta, ricercando informazioni sulla qualità, capacità ed esperienza dello psicoterapeuta prescelto. Scelte inadeguate e superficiali, possono produrre svalutazione anche grave della professione e danneggiare di conseguenza la possibilità di effettuare una vera e sana relazione di aiuto.
I parametri per effettuare una scelta mirata, ci sono. È possibile informarsi presso Istituti di provata serietà e disponibilità a fornire ad es. indicazioni utili a cui fare riferimento.
Ringraziamo il Prof Lino Grandi per la Sua disponibilità, augurandoci che le risorse interiori degli abitanti del Pianeta, unitamente ai supporti terapeutici, possano fronteggiare e superare le attuali, evidenti criticità.