Il macchinario che ha reso possibile vivere in luoghi inospitali pretende sempre più energia elettrica
2024: l’estate dei record
Questa estate 2024 è risultata la più calda da quando si misurano le temperature sul pianeta Terra. Finalmente le signorine delle previsioni meteo, di fronte a tanti disastri, con un sorriso di plastica questa volta un po’ meno costruito, hanno ammesso pubblicamente quel che i vecchi avevano notato trent’anni fa: la temperatura globale è salita di 1,51° rispetto all’era ante industriale.
Abbiamo superato il limite stabilito negli accordi di Parigi del 2015. Accordo internazionale siglato da 195 Paesi per mantenere l’aumento della temperatura globale entro 1,5°C¹² rispetto ai livelli preindustriali. Proposito ribadito e puntualmente tradito dalle riunioni dei G7, dei G20, e soprattutto nella Cop26 di Glasgow del 2021.
Ed eccoci qui, arrostiti dall’estate più calda di sempre. Se ne sono accorti in molti ed è interessante valutare quanto l’effetto domino di alcune contromisure, moltiplichi il danno in cambio di una momentanea sensazione di sollievo. Un errore che gli addetti agli effetti sul clima conoscono da tempo: la causa–effetti dei condizionatori.
A tal proposito, è tristemente interessante riportare il sunto di un articolo ricavato dal blog spagnolo elDiario.es, dal titolo:
El futuro incierto de las ciudades que no existirían sin el aire acondicionado
(Il futuro incerto delle città che non esisterebbero senza l’aria condizionata).
I condizionatori infatti, hanno consentito di rendere agevole il soggiorno in luoghi dal microclima “manipolato”, generando però grande richiesta di EE dalle reti ed emettendo calore in atmosfera. In molti casi, tra uffici e servizi supermercati, se ne fa un abuso.
Risultato: in 40 anni, nella Spagna il condizionamento degli edifici è raddoppiato, ma va peggio in molte altre zone del mondo. Nella porzione degli Stati Uniti del sud nota come la Sun Belt (che include 18 stati), senza l’aria condizionata la vita sarebbe “invivibile”.
La contropartita è un enorme consumo energetico e altrettanto lo scambio termico con l’atmosfera, ma come afferma il prof. Robert Fishman, architetto e urbanista presso l’Università del Michigan: “senza condizionatori in quelle zone degli Stati Uniti vi sarebbe stata una migrazione”.
In un dettagliato saggio del 99, Robert Fishman descriveva le 10 principali variabili che hanno influenzato lo sviluppo della città americana nella seconda metà del XX secolo. L’aria condizionata risultava al 5º posto dopo: autostrade, automobili, centri commerciali e periferie residenziali: un altro “cattivo fratello del riscaldamento globale”
Tra gli apparecchi che consumano energia, a livello mondiale oggi l’aria condizionata richiede il 10% dell’elettricità in rete che, perlopiù, si ottiene bruciando combustibili fossili, causa primaria del riscaldamento globale. Anche qui, per effetto domino, più aumenta la temperatura, più la richiesta di condizionatori aumenterà, richiedendo sempre più EE.
Nell’articolo di elDiario.es risultava ciò che percepiamo anche in Italia. La stessa situazione che interessa la Spagna coinvolge tutti i Paesi del bacino del Mediterraneo. Una vasta area particolarmente interessata dal calore delle acque che si stanno riscaldando del 20% più velocemente rispetto ad altri mari, essendo il Mediterraneo quasi un enorme lago interno.
Lo storico e professore della University of South Florida, Raymond Arsenault, già nel 1984 scriveva che la rivoluzionaria invenzione del condizionatore, generata nel 1902 in modo quasi casuale dalla mente di Willis Carrier, giovane ingegnere di Brooklyn, in realtà è stata un’involuzione di cui si è fatto un uso smodato. Negli anni 70 era stato addirittura esteso a serre e allevamenti, oggi dilaga raffreddando in modo spesso esagerato in milioni di centri commerciali, sopra i tetti dei grattacieli, nelle case private e nelle strutture pubbliche.
Raymond Arsenault poi, suggeriva che la regolazione climatica degli spazi interni “ha smorzato il senso del tempo“, poiché “porta quasi a ignorare” il variare delle stagioni e ha “indebolito il legame con la natura e il caldo” tipica degli abitanti del Sud. Finezze di una mente lungimirante applicabili ormai alla più parte dei popoli del mondo.
Controllare la temperatura è nato come un privilegio, si è trasformato in un diritto e quindi in un eccesso. Percorso parallelo ad altre conquiste dello sviluppo scientifico, quali: mobilità di massa, aviazione civile, commercio globale, urbanizzazione, rivoluzione digitale. Ognuna ha richiesto un aumento della quantità di energia primaria.
Ad ogni vantaggio ne è seguita un’accelerazione secondo una direttrice di profitto tracciata dalle multinazionali dell’avere, in cambio dell’essere (Eric Fromm). La popolazione, trasformata in massa complice di consumatori, ha abboccato ai balocchi e ne vuole sempre di più. La contropartita ce la presenta il clima. Colpa nostra e pure dei condizionatori. Chi rinuncerà?
Già: quando la toppa è peggio del buco!
Come giustamente l’estensore dell’articolo fa notare, oltre a tutto il resto, spesso i condizionatori sono regolati su temperature troppo basse, soprattutto in alcuni esercizi pubblici; cosa che aggiunge danno al danno, perché ci fa anche ammalare per i continui sbalzi dal caldo afoso a temperature da freezer , e soprattutto fa ammalare i dipendenti.
Mi pare che non ci sia niente da aggiungere a quanto chiaramente denunciato nell’articolo.
La conclusione è sempre la stessa: homo sapiens o piuttosto INSIPIENS?
Grazie Carlo, alla prossima!