Poeta, scrittore stimato da Ungaretti Montale, nella prima parte del libro vengono presentati molti scritti inediti. Rebora convertito al cattolicesimo, divenne poi sacerdote rosminiano
L’accurata, approfondita ricerca di Pigi Colognesi viene presentata nel corposo libro, “Il suo bisbiglio. Materiali per la biografia di Clemente Rebora”, edito da Cantagalli Eupress FTL (foto copertina). Il volume è proposto nella collana “Maestri Ritrovati”, si apre con le prefazioni di Uberto Motta, professore ordinario di letteratura italiana Università di Friburgo(CH) e di p. Ludovico Maria Gadaleta i.c. (Direttore dell’Archivio Storico dell’Istituto della Carità e della biblioteca del Centro Internazionale di Studi Rosminiani di Stresa). Scriveva Clemente Rebora il 3 novembre 1925 nella lettera a Giovanni Capristo «Io vado preparando qualcosa che a suo tempo frutterà; e alle volte mi par di sentirmi già risoluto a far quanto posso di ciò che sento bene altrui e quindi mio ; cerco di diventare italiano per essere umano, ed essere umano per diventare divino”.
Tra i «tre o quattro scrittori di versi italiani d’oggi degni di ammirazione», Giuseppe Ungaretti, oltre a se stesso, elencava Clemente Rebora. Eugenio Montale ha scritto che Rebora «avrà lettori anche quando molta parte della poesia d’oggi resterà illibata negli scaffali delle biblioteche».“Il primo merito della ricerca di Colognesi – si legge nella prefazione del professore Uberto Motta – consiste nel riportare il lettore a un «ambiente» per certi versi così diverso e lontano da noi, dal nostro qui e ora e poi altri tanto simile”. Ma, chi era Clemente Rebora? Dopo la laurea è stato insegnante precario fino alla partenza per il fronte; ferito più nella psiche che nel corpo, visse un lungo calvario di umilianti visite e ricoveri. Nel 1929 si convertì al cattolicesimo e nel 1936 divenne sacerdote rosminiano.
“Pur facendo ampio ricorso ai molteplici scritti editi – in particolare, i tre fondamentali volumi dell’epistolario reboriano – l’opera di Colognesi , scrive Padre Ludovico Maria Gadaleta – compie un passo avanti decisivo rispetto alle tradizionali biografie su Rebora, che si basavano perlopiù sulla bibliografia e mutavano tramite essa le fonti documentarie, sovente lasciandole in toto sullo sfondo”. La sua vena poetica, espressa nei “Frammenti lirici” del 1913, e nei “Canti anonimi” del 1922 riemerse dopo decenni negli estremi “Canti dell’infermità”. Delle poesie di Rebora , le lettere sono un preziosissimo controcanto. Qualcuno dei suoi Frammenti lirici o dei suoi tragici versi sulla guerra si trovano in molte antologie scolastiche, ma la sua biografia è stata scavata ancora sommariamente. Il volume”Il suo bisbiglio”, offre materiali (anche inediti )per colmare la lacuna.
A partire dall’epistolario (uno dei più letteralmente più significativi del secolo), si ricostruisce la giovinezza dl poeta milanese, l’insegnamento e la prima produzione poetica, la terrificante esperienza al fronte e la lunga e penosa convalescenza che ne è seguita, la ricerca esistenziale da Tagore a Mazzini fino alla conversione al cattolicesimo avvenuta nel 1929. Nel 1936 divenne sacerdote rosminiano. Delle poesie di Rebora , le lettere sono un preziosissimo controcanto. Nell’introduzione afferma Pigi Colognesi,”… ho limitato al massimo le citazioni della ormai abbondante letteratura critica sull’opera poetica di Rebora, rimandando agli studi che mi appaiono più completi e profondi”. Un libro per riflettere “sul bisbiglio di Clemente Rebora”.
Autore:
Pigi Colognesi, giornalista, ha lavorato nel mensile Litterae commissionis, che ha diretto dal 1989 al 1993. In seguito ha collaborato con le pagine culturali di diverse testate. È autore della prima biografia italiana di Péguy e dell’ampia antologia della prosa dell’autore francese(Charles Péguy, Il fazzoletto di Véronique, EuPress – Cantagalli 2020). Sugli anni universitari di Rebora ha pubblicato «Dai rottami sbocciarono fiori» (Cantagalli 2019).
”Il suo bisbiglio”. Materiali per la biografia di Clemente Rebora” di Pigi Colognesi, pp. 911 ,Siena 2024 € 34.00
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Importante ricordo di un poeta che ha conosciuto e celebrato la Sacra di San Michele, che definì con grande maestria: “un Culmine vertiginosamente Santo…”.