La stampa europea è accanita in difesa dell’attivista di sinistra italiana accusata di aggressione a Budapest
DuraLex, sed Lex è la massima giuridica, pare attribuita a Socrate che abbiamo imparato nei primi approcci scolastici con il latino e la dizione almeno un tempo, capeggiava nelle aule di giustizia.
Riteniamo che ogni cittadino, in buona fede che si rechi in un Paese straniero, debba rispettare le leggi di quel paese e, in caso contrario accettarne le conseguenze.
Ad ognuno di noi sono capitate situazioni inerenti il mancato rispetto delle norme del traffico veicolare, nel corso di viaggi all’estero. In caso di infrazione, abbiamo pagato le ammende, anche se ci siamo arrabbiati.
Invece da un po’ di tempo ci sono persone che si recano a delinquere in altri Paesi per assumere atteggiamenti e posizioni platealmente contrarie all’0rdiene pubblico e, invece di accettarne le conseguenze, pretendono che il governo italiano intervenga per cavarle dalle galere.
Da qualche giorno giornali e notiziari italiani ed europei di sinistra sono in delirio, solo per l’uso di manette e la bella mostra in pubblico di una goduta e sorridente Ilaria Salis, incarcerata a Budapest, ma hanno volutamente omesso di citare la cruenta caccia all’uomo che anarchici violenti e collettivi marxisti comunisti di tutta Europa hanno inscenato a Budapest, con la Salis partecipe. Quest’eroina picchiatrice già nota per aver manifestato in Lombardia a favore degli espropri proletari, diventa improvvisamente un’icona per armare l’Europa contro Orban e l’Ungheria.
I primi ministri ungherese Orban e l’italiana Meloni hanno pure perso tempo, tra gli argomenti trattati in vista del vertice europeo del 1° febbraio, per parlare anche del caso di Ilaria Salis, processata per le brutali aggressioni di cui si è resa responsabile, in concorso con altri esponenti dell’estrema sinistra a Budapest del febbraio 2023.
Il fatto che la maestrina milanese sia stata condotta in tribunale in manette ha suscitato un grande scalpore nella stampa italiana ed internazionale, da esponenti di partiti politici e commentatori di sinistra, da sempre smemorati nei casi in cui gli arrestati appartengono ad altra parte politica.
La gran parte dei giornaloni italiani hanno però dimenticato di pubblicare, accanto alle fotografie della Salis in tribunale, le riprese video e le fotografie in cui dei passanti innocenti di Budapest vengono picchiati senza alcun freno dagli aggressori di estrema sinistra e dimenticando che Ilaria Salis è accusata di ben tre di imputazione per tentate lesioni personali mortali, commesse in un’organizzazione criminale, come complice in crimini analoghi.
Da quanto si legge «sulla base di un ragionevole sospetto l’accusa è che Ilaria Salis, cittadina italiana e attivista di estrema sinistra, si sia recata a Budapest nel febbraio 2023 per motivi politici come parte di un’organizzazione criminale insieme a collaboratori anche non cittadini ungheresi in modo premeditato per commettere crimini contro persone che vivono in Ungheria, compresi cittadini ungheresi».
Quando è stata fermata dalla polizia la Salis aveva con sé un manganello retrattile e si trovava insieme ad altri due attivisti tedeschi di cui uno ha patteggiato una pena di tre anni.
Nelle incriminazioni presentate dall’Ufficio del Procuratore capo di Budapest il 31 ottobre 2023 «Ilaria Salis è stata accusata dei seguenti reati, ai sensi dei paragrafi (1) e (8) della sezione 164 del Codice penale, commessi in qualità di membro di un’organizzazione criminale, come definito al punto 1 del paragrafo (1), sezione 459 del Codice penale: tentate lesioni personali che mettono in pericolo la vita. Due capi d’accusa come complice e uno come complice prima del fatto». A quanto si apprende, secondo il diritto ungherese «le misure adottate nel procedimento sono adeguate alla gravità dell’accusa e del reato commesso».
C’è anche un altro aspetto che emerge dai documenti dell’accusa ed è il fatto che la Salis avrebbe fornito «false dichiarazioni sulla sua istruzione, sul suo stato di famiglia e sulle sue relazioni personali».
Secondo un comunicato riportato da Zoltan Kovacs, segretario di Stato ungherese per le comunicazioni internazionali, i contatti di Ilaria Salis con in genitori «erano regolari e ordinati».
Nei «cinque giorni tra l’ottobre 2023 e il 17 gennaio 2024, la detenuta è stata visitata dai suoi familiari e dal suo avvocato per un totale di sette volte. La detenuta è stata visitata due volte anche da un funzionario consolare» e «tra il marzo 2023 e il 30 gennaio 2024 ha effettuato un totale di 323 telefonate, due su telefono fisso e 321 su cellulare». Infine «tra il febbraio 2023 e il 26 gennaio 2024 le è stato concesso il permesso di effettuare un totale di tredici videochiamate monitorate di cui tre non hanno avuto luogo e dieci sono state completate».
Si tratta di elementi utili per avere una visione d’insieme di un processo dai tratti ancora non del tutto chiari e che non prescinde dal necessario rispetto dei diritti dei detenuti che deve valere in ogni caso e a maggior ragione per un cittadino italiano.
La Salis rischia da 11 a 24 anni di detenzione, ma è appetibile perché congeniale ad inscenare polemiche feroci contro Orban in vista delle elezioni europee. La sinistra, a corto di idee e argomenti politici, vorrebbe in realtà che Orban intervenisse sulla magistratura ungherese per la liberazione della Salis, dando così prova di umanità. Contemporaneamente confermano i sospetti europei su quell’”autocrate” che gestisce tutti i poteri dello Stato e dunque non merita di sedere tra i 27 leader dei paesi europei, tantomeno merita i danari di Bruxelles.
L’obiettivo della sinistra italiana ed europea è quello di usare Ilaria Salis a Strasburgo per rinfocolare l’ossessione anti-ungherese e affilare la lama del boia contro Orban.
Una prestigiosa rivista inglese ha addirittura pubblicato il testo di un ‘piano europeo’ per far precipitare l’Ungheria di Orban nella crisi economica e finanziaria con una strategia che prevede di indebolire il fiorino ungherese e ridurre la fiducia degli investitori. La strategia messa nero su bianco da un qualche burocrate di Bruxelles, sarebbe scattata se Orbán avesse continuato a bloccare i 50 miliardi di euro di fondi per l’Ucraina.
Orban ha reagito contro la tentazione delle istituzioni europee di vincolare i fondi dovuti al suo paese alla approvazione di leggi favorevoli alla libera migrazione illegale e alle ideologie Lgbti, Poi ha approvato la proposta di aiuti dell’Unione Europea per l’Ucraina, da finanziare dal bilancio comune per un pacchetto da 50 miliardi di euro per Kiev.
Tuttavia, nessuno si illuda che l’assalto ad Orban, in vista della presidenza ungherese del Consiglio Europeo, così strategica sia per decidere gli equilibri delle coalizioni parlamentari, i portafogli e le nomine della futura Commissione europea, sia per il suo programma semestrale centrato su natalità e politiche famigliari, possa finire qui.
Il fango contro l’Ungheria e contro i Paesi che con le prossime elezioni potrebbero turbare gli equilibri del Parlamento europeo e la maggioranza del Qatar gate, proseguirà forse con i mezzi più infamanti. Vigileremo!
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