La risposta va cercata nel pensiero del Presidente Meloni: “No al matrimonio tra persone dello stesso sesso: sarebbe una inaccettabile apertura alle adozioni gay”.
Da ormai oltre un anno seguiamo le vicende legate alla Comunità LGBT che, manco a dirlo, non è mai contenta di quello che ha e chiede sempre nuovi “necessari” diritti.
In questi giorni il sito de “Lo Spiffero” ha pubblicato un articolo dal titolo “Viale e Damilano coppia di fatto. Mozione comune per i diritti gay”. Ci fa piacere che anche altre testate giornalistiche si occupino dei capricci delle Lobby LGBT e dei politici che – pur di rimanere con le terga sulla “cadrega” – si trasformano in paladini dei diritti gay.
Oggi i politici prestati alla Comunità LGBT sono Paolo Damilano, “Torino Bellissima”, e Silvio Viale, “+ Europa”, che hanno sostenuto una mozione congiunta per chiedere al Sindaco di Torino Stefano Lo Russo di tornare a trascrivere sui pubblici registri i figli delle coppie omogenitoriali.
Lo Russo, in ottemperanza alla letteratura giuridica vigente, aveva sospeso tale pratica quando la Corte d’Appello del Tribunale di Torino aveva detto che non si può riconoscere come secondo genitore del minore un genitore dello stesso sesso.
A detta del mondo LGBT sarebbero decine le coppie omosessuali che vorrebbero veder registrati i “loro” figli sui pubblici registri anagrafici.
C’è da capire come sia possibile che vi siano tante coppie omogenitoriali con dei minori a carico. In Italia la famiglia è sempre stata quella fra uomo e donna. La biologia ci narra che la vita nasce solo dall’incontro fra un uomo e una donna. Donna e donna non possono concepire; uomo e uomo non possono concepire. Perché mai le amministrazioni comunali dovrebbero dunque riconoscere un simile paradosso biologico, giuridico e sociale?
A Torino fu il sindaco Chiara Appendino, “Movimento 5 Stelle”, ad iniziare questa singolare pratica e non poche furono le prese di posizione del mondo cattolico. Un simile atto formale crea, infatti, confusione ed asseconda quel principio secondo cui “se tutto viene considerato famiglia nulla è più davvero famiglia”.
Da Silvio Viale non stupisce una simile presa di posizione. I “Radicali” sono da sempre provocatori e “bastian contrari” ma da Paolo Damilano nessuno si sarebbe aspettata una simile iniziativa.
Nel 2024 ci saranno le Elezioni Regionali del Piemonte e voci di corridoio dicono che Damilano vorrebbe candidarsi tra le fila del Centro-Destra. Il problema è che il partito di maggioranza della coalizione è “Fratelli d’Italia”, lo stesso partito che si è ampiamente espresso contro i surrogati e le degenerazioni della Famiglia Tradizionale.
Giorgia Meloni, attuale Presidente del Consiglio dei Ministri, il 26 maggio del 2015, disse chiaramente: “No al matrimonio tra persone dello stesso sesso: sarebbe una spesa enorme per lo Stato e una inaccettabile apertura alle adozioni gay. Fratelli d’Italia si batterà in Parlamento contro il ddl Cirinnà che introduce la “stepchild adoption” e apre di fatto le porte all’utero in affitto. Per noi le priorità sono altre: sostenere la famiglia tradizionale e la natalità e difendere il sacrosanto diritto di un bambino ad avere un padre e una madre”.
Paolo Damilano con queste idee contrarie alla famiglia difficilmente troverà un posto tra le fila del Centro-Destra. Può darsi, però, che possa essere ingaggiato da “+ Europa” che, come tutti sappiamo, non ha raggiunto il 3% alle Elezioni Politiche del 25 settembre scorso.
Monitoreremo senz’altro l’evolversi della situazione tenendovi opportunamente informati.