Intervento del Presidente Mattarella al Welfare Italia Forum.
In questi giorni il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha preso parte al Welfare Italia Forum dove ha fatto delle considerazioni discutibili che val la pena sottolineare.
Rivolgendosi agli economisti presenti, il Capo dello Stato ha detto: “Lo squilibrio demografico che colpisce il Paese e incide sulla sostenibilità presente e futura del modello di welfare, propone, a sua volta interrogativi”.
Queste parole lasciano perplessi se si considera che dal 1978 ad oggi – per effetto della Legge 194 che consente alla donna di ricorrere all’Interruzione Volontaria di Gravidanza – sono stati calcolati più di 6 milioni di aborti, il 10% della popolazione italiana.
Sergio Mattarella dovrebbe sapere che lo squilibrio demografico si verifica allorquando il numero dei decessi supera il numero delle nascite. L’Italia, dal 1980 in avanti, è diventata una nazione a forte caratura geriatrica.
Bisogna esser contenti che in Italia la vita si sia allungata per tutti ma bisogna anche esser consci che senza nuove nascite sarà difficilissimo tenere in piedi l’impalcatura del welfare nazionale.
Mattarella dovrebbe sapere che il 17 maggio 1981 gli elettori vennero chiamati a dire la loro sulla Legge 194 mediante un referendum abrogativo. In detto referendum gli italiani si sono espressi a netta maggioranza a favore della legge e questo ha portato alla quantità abnorme di aborti di cui siamo a parlare.
Ciò nonostante il Presidente della Repubblica pare non voler sviscerare il problema e continua dicendo che “il sistema di welfare è una colonna portante del nostro modello di convivenza e una misura della concreta attuazione dei principi della nostra Costituzione. Riflettere sui modi in cui gli obiettivi di coesione possano essere resi sempre più raggiungibili, è opera preziosa”.
A Mattarella e ai suoi fidati consiglieri vorremmo porre un quesito: se la popolazione si fa sempre più anziana, e non nascono bambini per controbilanciare lo squilibrio, chi pagherà le pensioni ai cittadini che ne hanno diritto?
Il terrore che molti italiani hanno è che la soluzione voluta e pensata dal Quirinale sia quella dei “nuovi italiani”, ossia, quegli immigrati che vengono nel nostro Paese con la scusa di scappare da un conflitto e vengono omaggiati della Cittadinanza Italiana.
Oriana Fallaci, grande intellettuale del secolo scorso, aveva già profetizzato questo scenario e lo aveva descritto come processo di sostituzione etnica.
La soluzione al nostro gravissimo calo demografico non può essere quella di importare immigrati ma bensì quella di incentivare le nascite mettendo a disposizione delle giovani coppie aiuti concreti, fondi certi e strutture adeguate ove poter crescere e formare i propri figli.
In Italia sono pochissimi i pediatri di libera scelta, non tutti i nosocomi sono dotati di reparti di Terapia Intensiva Neonatale e Pediatria; mancano gli asili nido e le scuole materne, per non parlare poi delle condizioni in cui versano i nostri edifici scolastici.
Nel nostro Paese, ahinoi, è più facile trovare un cane o un gatto in casa piuttosto che un bambino. Ci sono più ambulatori veterinari che ambulatori pediatrici.
Le idee sessantottine che hanno portato al concetto di “autodeterminazione della donna”, espressosi in pienezza nella Legge 194/1978, hanno messo in ginocchio il Paese.
Oggi una coppia si sposa – se lo fa – non prima di aver compiuto 30 anni. Un figlio lo programma verso i 34-35 e, purtroppo, molto spesso ne fa solo uno. Questo, a lungo andare, porta ad un impoverimento delle strutture sociali, ad un invecchiamento abnorme della popolazione e ad un’incapacità di prendersi cura delle persone più fragili e bisognose di aiuto.
L’augurio che il panorama pro-life, le associazioni a favore della vita e il mondo cattolico si fanno è che il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni intervenga con fondi strutturali di bilancio a sostegno della Famiglia tradizionale.
Se aumentano le famiglie, aumentano le nascite. Con l’aumento delle nascite aumentano i consumi. All’aumentare della domanda anche l’offerta si deve adeguare. Tutto questo nel giro di un paio di decenni sarà in grado di invertire la tendenza demografica, di costituire nuova occupazione ma, soprattutto, di sanare quel welfare che oggi preoccupa accademici, economisti e statisti di tutta la Penisola.
Sicuramente torneremo ad occuparci del tema con la speranza di poter avere notizie più confortanti.
1 thought on “Il grave calo demografico e i rischi per il welfare”