
Il risultato sul filo di lana con il 45,40% dei consensi sul 52,4% di votanti
Lo scrutinio del voto in Sardegna per il rinnovo del consiglio regionale si è concluso nella mattinata di martedì 27 febbraio, ma le schede di 22 sezioni giunte con notevole ritardo saranno conteggiate in Tribunale.
Il risultato ufficioso registra l’elezione di Alessandra Todde che raggiunge il 45,40 % con oltre 331000 voti, contro il 45% conseguito dal candidato del centro destra Paolo Truzzu, perdente per circa duemila voti.
Il partito che ha ottenuto il maggior numero dei voti è quello dell’astensione, con il 47,6%
Quello delle regionali in Sardegna è un voto con forti implicazioni nazionali: la premier Meloni si è giocata molto puntando forte su un candidato espressione di Fratelli d’Italia, mentre nel centrosinistra la performance di Todde sarà interpretata come un test per l’alleanza M5S-Pd. La schermaglia dello scrutinio ha dato spazio esclusivamente ai due contendenti e cioè:
Alessandra Todde, 55 anni, candidata del centrosinistra, deputata del Movimento 5 Stelle, di cui è stata anche vicepresidente tra il 2021 e il 2023. Nella scorsa legislatura è stata prima sottosegretaria e poi viceministra dello Sviluppo economico. In queste elezioni regionali della Sardegna è sostenuta tra gli altri da M5S, Pd, Alleanza Verdi e Sinistra.
Paolo Truzzu, 51 anni, candidato del centrodestra, già consigliere regionale tra il 2014 e il 2019, da cinque anni è sindaco di Cagliari. Esponente di Fratelli d’Italia, Truzzu è sostenuto anche da Lega, Forza Italia, Udc e Partito Sardo d’Azione.
L’attesa del voto è stata tanto enfatizzata, ma nel caso specifico non riteniamo il voto sardo particolarmente significativo, per i seguenti motivi:
Il presidente uscente Christian Solinas, sostenuto dal Partito Sardo d’Azione e dalla Lega, è stato sostituito all’ultimo momento nella corsa per la riconferma, non essendo ritenuto potenzialmente vincitore, da Paolo Truzzu, sindaco di Cagliari ed esponente di Fratelli d’Italia che nei fatti è uscito perdente.
Come accade in casi analoghi, a prescindere dalle dichiarazioni di sostegno dei leader nazionali del centro destra giunti da Roma alla chiusura della campagna elettorale, è decisivo il voto degli elettori ed è probabile che non tutti i voti di area si siano espressi a suo favore. Nelle segreterie dei partiti si sta facendo il calcolo dei voti disgiunti che pare superi il 4%.
Situazione per certi versi analoga, con qualche motivazione in più si è verificata nel cento sinistra.
In Sardegna si è voluto sperimentare il cd “campo largo” che non riesce a decollare in Piemonte ed in altre regioni. Il PD per cercare di contrastare l’avanzare del centro destra, non va a sindacare le distanze siderali dell’ala riformista del Partito e propone di allargare la coalizione al M5S ed all’estrema sinistra in un’indecorosa ammucchiata, mossa dal fine strategico di sconfiggere la destra, a prescindere. Con quale programma elettorale non si sa.
A questa logica si è opposto il candidato in pectore del PD Renato Soru, che non ci sta e partecipa al confronto elettorale con una lista propria ed il sostegno di Azione, ma ha rimediato solamente l’8,6% e esce di scena.
Anche in questo caso non si è trattato della somma aritmetica dei voti, ma del consuntivo dei tanti distinguo a favore o contro il campo largo o a sostegno di Soru.
Il dato elevato dei non votanti, si spiega nei risultati. Per cui, la prova del campo largo non sarà sufficiente alla segretaria del PD per estendere la formula alle altre regioni ove si voterà in corso d’anno, per non parlare di un’unione parlamentare che potrà solamente essere episodica e non strutturale.
Tra le prime dichiarazioni.
“Una cosa è certa: l’alternativa c’è. Come segretaria, a un anno esatto dalle primarie – così la segretaria del Pd Elly Schlein su Fb -, non potevo sperare in una ragione più bella per festeggiare! Dimostra che la direzione intrapresa è quella giusta e che essere testardamente unitari porta i suoi frutti. Lo saremo anche in vista di altre sfide ugualmente importanti, perché oggi abbiamo dimostrato che la destra si può battere”
“Dopo cinque vittorie consecutive una sconfitta ci può stare – ha detto il leader della Lega, Matteo Salvini, commentando il voto in Sardegna -.
Quando il popolo vota ha sempre ragione. Non cambia il mio impegno di ministro con i sardi. Continuerò, ovviamente, a fare tutto quello che i sardi si aspettano e meritano. Quando si vince si vince tutti insieme, quando si perde si perde tutti insieme. I numeri dicono che il centrodestra ha aumentato i voti rispetto alle politiche, che la Lega e il partito sardo d’azione sono cresciuti di tre punti, però ha vinto la candidata M5s. In democrazia è giusto così”.
“Il Governo è assolutamente saldo – ha aggiunto -. Sono contento di quello che stiamo facendo, che stiamo progettando. Dopo cinque sconfitte consecutive mi fa piacere sapere che la Schlein almeno abbia dormito contenta stanotte”.
Quindi mentre per qualche giorno assisteremo alla sciarada dei vincitori ed al dileggio dei perdenti, con polemiche romane all’interno del centro destra, sarebbe opportuno che entrambi gli schieramenti per evitare l’incremento della disaffezione al voto, concentrino le loro priorità per il governo delle altre quatto regioni ove si voterà nei prossimi mesi, con programmi certi e verificabili, ma soprattutto presentando la loro identità in vista delle elezioni europee, bandendo frasi retoriche ed altisonanti.
I problemi che ci pesano sul capo sono molti ed i cittadini si aspettano concretezze e chiarezza, altrimenti la spaccatura tra il Paese che ogni giorno affronta problemi vitali e la Politica che vive di frasi fatte aumenterà vieppiù.
A Vantaggio di chi?
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