Meditazioni novembrine
Il Trionfo della Morte. Il funereo lieto titolo del famoso romanzo dannunziano (pubblicato nel 1894, quindi festeggia giusto un secolo e sei lustri) – tanto per cominciare allegramente l’odierno editoriale domenicale – parrebbe la didascalia appropriata per la fotografia dell’epoca perigliosa che stiamo sperimentando: dai “piccoli delitti in famiglia”, omicidi, femminicidi, infanticidi, suicidi, spesso con protagonisti (negativi) giovanissimi, alle grandi tragedie sullo scenario geostrategico planetario, dall’Ucraina, martoriata dal sanguinario zarino Ras-Putin, al Medioriente, spianato dal solerte devastatore biblico Netanyahu (forse emulo della Endlosung himmleriana?) e dall’atroce Hamas, appoggiata dai nerovestiti ayatollah iraniani, nell’immondo mondo è pieno di gente (gentaglia) che, insieme ai cataclismi disastrosi del cambiamento climatico, da molti misconosciuto, e alle pandemoniache pandemie dell’inquinante Antropocene, gareggia a rendere sold-out i biglietti per la crociera oltretombale sulla barcaccia di Caronte tra le malvagie rive d’Acheronte…
Sembra che infliggere o patire dolore sia radicalmente connaturato agli esseri (dis)umani, al punto da non poterlo o volerlo evitare.
Per fortuna, la prossima ri-elezione del platinato zietto d’America (Mc)Donald al soglio presidenziale di Washington condurrà d’incanto alla immediata estinzione – parole sue – di ogni focolaio rilevante di conflitto bellico sulla sfacciata faccia del Globo terracqueo e inaugurerà una scintillante Era d’Oro di pacifico riposo per gli Stati dis-Uniti “isolazionisti”, lo stra-Vecchio in-Continente di Ursula, che l’Orso russo avrà licenza di ghermire colle tenere grinfie, e i rampanti imperi asiatici – il celeste Dragone cinese, bramoso della ribelle Formosa (Taiwan), e la conturbante India sovraffollata –, nonché i vari avariati mattoncini (“Brics”) del Nuovissimo dis-Ordine (incasinato) internazionale.
In questo crisantematico Due Novembre quasi estivo e per niente autunnale, sfogliando virtualmente a schermo l’archivio-web di articoli per Civico-20, da salvare in backup, ho avuto la toccante occasione di rincontrare brevemente memorie individuali e collettive, flash di passati eventi vicini o lontani, nomi e volti di chi – almeno in-carne-ed-ossa – non c’è più, insinuandomi spiritualmente alla “regione in cui dimora la folla sterminata dei defunti” (per citare Gabriel in The Dead di James Joyce): a parte i cari che nel tempo se ne sono andati, ma restano indelebili nel cuore, mi piace rammentare alcune personalità per me significative, che ho avuto l’onore di conoscere o con le quali ho collaborato, direttamente o indirettamente, tra cui Lidia De Federicis (1930-2011), limpida intellettuale torinese, autrice, insieme a Remo Ceserani, del monumentale manuale scolastico Il materiale e l’immaginario e co-fondatrice della nota rivista L’Indice dei libri del mese (a lei è stata recentemente dedicata la biblioteca del Liceo-Ginnasio “Gioberti”, dove dal 1959 al 1986 fu docente di Italiano e Lettere Classiche), Mauro Lucentini (1924-2020), fratello dello scrittore Carlo (sodale di Fruttero nella celebre F&L) e tra i creatori dell’Ansa, a lungo corrispondente dagli USA (esimio giornalista e raffinato esegeta culturale – amico di Woody Allen e Mia Farrow, Castelli, Warhol & Co. –, con novantacinque primavere sulle spalle ancora redigeva al computer le argute recensioni su importanti mostre a Manhattan e le spediva online alla Voce di New York e al subalpino Corriere dell’Arte), e l’acuto, eminente critico, pedagogista e politico Francesco De Bartolomeis, Accademico dell’Albertina, carismatico cattedratico e sapiente saggista (mancato nel giugno 2023 alla veneranda età di 105 anni); non si tratta insomma di ectoplasmatici fantasmi, spettri scheletrici dello stupidario carnevalesco di Halloween, quanto di tre “corposi” Maestri, con la emme maiuscola (benché loro non l’avrebbero gradita), per le generazioni presenti e future. Saremo però capaci di apprendere?
Il nostro mesto e felice pellegrinaggio in hac lacrimarum valle ci sembra assai fuggevole, non abbastanza duraturo?
Seneca (De brevitate vitae) replica che non è l’esistenza ad esser corta, quando invece sono gli stolti a trovarla insufficiente alle smisurate ambizioni e ai vizi turpi che nutrono, dilapidandola in innumerevoli occupazioni futili e dispersive…
In merito poi alla dannata paura della Commare secca (Bertolucci, 1962), ossia la pallida Madama con la falce e gli scacchi (Il Settimo Sigillo, Ingmar Bergman, 1957), seguendo la dottrina fisica di Lucrezio nel De natura rerum (mo mi sono intrippato troppo con le citazioni in latinorum renziano-manzoniano!) e considerandoci dunque un semplice agglomerato somatico di cellule, fluidi, tessuti, sogni e incubi, ideali e disillusioni, che si dis-gre-ga-no e svaniscono in un millisecondo, magari nella caotica indifferenza della squallida astanteria di un pronto-soccorso di pubblica (in)sanità, gremito all’inverosimile, non dobbiamo temerla, perché non ci riguarda: se c’è Ella, noi non ci siamo e viceversa. Punto.
Eppure il travagliato transito ci inquieta notevolmente, prima di inabissarsi nel nulla eterno sepolcrale vespertino foscoliano, dopo l’inumazione al cimitero, con destinazione terminale il “paese inesplorato dalle cui frontiere nessun viaggiator ritorna” (William Shakespeare, Amleto, 1600-1602, III, 1).
Bando alla tristezza! Per un buon fedele cristiano, il camposanto costituisce il cancello d’entrata all’aldilà. Per perpetua gioia.
Gesù, sicut dixit, resurrexit!
Speranza sarà sempre l’ultima a…