Di Alessandro Mella
Esplorare il centro storico di Novara permette di scoprire decine di reminiscenze del passato di questa bella città divisa tra il suo storico attaccamento al Piemonte e lo sguardo attento sulla Lombardia.
Certo i riferimenti sono per lo più riconducibili ad un passato relativamente recente poiché i grandi moti della storia rimossero parte delle vestigia più datate:
La città nostra che pretendesi coetanea ed anzi anteriore a Roma ormai non ha altro monumento di antichità da mostrare allo straniero tranne il suo duomo. La guerra ha distrutto tutte le opere dei primi secoli; la smania di rimodernare cambiò le opere posteriori. Ma tra la guerra e le discordie, tra il gusto distruttore ed il gusto rimodernatore, il duomo serbò ancora parte non piccola di sua maestà antica. Il battistero è tale edificio che ricorda i tempi dell’architettura dei Cesari antecessori di Costantino; e di fatti era il sepolcro innalzato ad Umbrena Polla da una sua liberata. (1)
Proprio il battistero rappresenta una datata e curiosa meraviglia che il turista non dovrebbe trascurare. Esso sorge proprio in faccia al duomo e si dice sia stato edificato nel V secolo al tempo dello stesso San Gaudenzio. Probabilmente la dove già sorgevano templi e strutture di epoca romana anche se, su questo tema, si sono a lungo confrontati molti storici in specie tra XVIII e XIX secolo. Ritrovamenti archeologici novecenteschi parrebbero, tuttavia, confermare la presenza romana. La fortuna volle che l’intervento di Antonelli sulla piazza non spazzasse via anche questo angolo millenario.
La struttura, a base ottagonale, si innalza con meravigliose absidiole semicircolari alternate ad altre rettangolari in un impianto cruciforme. (2) Edicole che si presentano oggidì ricche di affreschi e decori e coperte da una cupola dell’XI secolo. In origine, infatti, un tetto copriva il tutto ma poi si ritenne di alzare il contesto per portarlo ad un livello superiore e non eccessivamente ridotto rispetto al vicino duomo. Ai lati della “stanza” sorgono colonne e capitelli di epoca romana certamente rinvenuti in loco o comunque nell’ambito urbano novarese.
Per secoli fu proprio un cimelio di epoca romana a fungere da vasca per i riti battesimali. Si trattava, infatti, di un’urna funeraria del II secolo che contenne, probabilmente, i resti mortali di tale Umbrena Polla, la quale fu così commemorata dalla liberta Doxa. (3) Forse una schiava liberata dalla Polla stessa? Nessuno potrà mai dircelo.
Fu tra gli anni ‘50 e ‘60 del Novecento che, nel corso di campagne di scavo e restauro, emerse una vasca in mattoni di epoca paleocristiana oggi ben visibile al centro del sito:
Un gruppo dì architetti, cultori dell’arte e giornalisti ha potuto visitare, sotto la guida del Soprintendente ai monumenti del Piemonte architetto Umberto Chierici, che ne dirige da quattro anni i delicatissimi lavori di liberazione e restauro, il Battistero di Novara. Le opere, finanziate dalla Direzione generale delle Antichità e Belle Arti del ministero della P. I., volgono ormai al termine (almeno per quanto riguarda la prima parte del programma, minuziosamente preparato allorché si iniziarono i primi sondaggi). Liberato dalle costruzioni che lo soffocavano, il fianco settentrionale dell’edificio si presenta ora in tutta l’imponenza delle sue proporzioni e nell’eleganza delle forme (…).
Importanti sono le storie dell’Apocalisse che decorano la parte alta della cupola, raro esempio di pittura alto-medievale in Piemonte ed insieme documenti eccezionali di decorazione di un edificio di questo tipo. I lavori hanno confermata e documentata l’Ipotesi che il Battistero risalga al V secolo: con la forma architettonica ed i tipi murari, lo testimoniano i resti del mosaici rintracciati in due finestroni, gli avanzi dei pavimenti in marmo delle nicchie e la grande piscina battesimale al centro.
Il monumento appare in ottimo stato di conservazione, integro nelle strutture murarie, e addirittura coperto con gli antichi tegoloni romani. Non si sono invece avuti negli scavi ritrovamenti di materiali decorativi o comunque tali da poter fornire indicazioni cronologiche. Restaurato il fianco settentrionale si sta ora lavorando a terminare i lavori nell’Interno dove rimangono da eseguire la pavimentazione e la sistemazione della vasca battesimale. Il restauro del fianco meridionale, già parzialmente liberato da sovrastrutture, verrà affrontato subito dopo, ma non sarà possibile purtroppo procedere a talune demolizioni, come quella della stanza molti anni fa costruita sopra della nicchia rettangolare volta a sud, non avendo la Soprintendenza ai Monumenti la possibilità di ricostruirla altrove. L’arch. Chierici si è augurato che per questa parte di lavoro, dì importo relativamente modesto, la città di Novara voglia contribuire così da consentire la definitiva sistemazione e valorizzazione del monumento, esemplo eccezionale di arte sacra paleocristiana nella pianura padana. (4)
II grandioso restauro del Battistero di Novara compiuto in sei anni di lavoro dalla soprintendenza ai Monumenti del Piemonte sotto la direzione del prof. Umberto Chierici e la conseguente straordinaria scoperta del mirabile ciclo di affreschi dovuto a un «Maestro dell’Apocalisse » operoso nel secolo X, sono stati ieri illustrati alla Pro Cultura Femminile dal Chierici stesso, anticipando il contenuto d’un suo libro che, promosso dalla Cassa di Risparmio novarese ed edito dal De Agostini, uscirà il 10 maggio, giorno della inaugurazione ufficiale dell’insigne ripristinato monumento. Già il tema era stato trattato dal valoroso soprintendente in un ampio saggio pubblicato nel fascicolo dello scorso novembre della rivista «Paragone» diretta da Roberto Longhi: e ciò basti a dire quanta importanza la più severa cultura italiana annette sia al restauro sia alla scoperta.
Difatti il Battistero di Novara, sorto nel secolo V sopraelevato del tiburio e della cupola nella seconda metà del secolo X, fortunatamente risparmiato dal deplorevole intervento di Alessandro Antonelli che fra il 1857 e il 1869 demolì la stupenda cattedrale romanica e l’annesso quadriportico per costruire in forme di tardo e frigido neoclassicismo la chiesa attuale, è uno dei più interessanti esempi di architettura religiosa protocristiana e alto medioevale non soltanto del Piemonte ma di tutta l’Italia del Nord. La sua restituzione alle forme originarie, liberate dalle costruzioni che via via nel tempo erano andate alterandole e soffocandole, ha rivelato la perfetta rispondenza fra la struttura esterna e quella interna, che presenta una grande aula ottagona con le pareti aperte, fino a una certa altezza, dagli archi delle otto cappelle radiali, alternatamente rettangolari e semicircolari: pareti del tiburio forate da ampie finestre centinate, ancora appartenenti alla costruzione paleocristiana. Poco si è potuto ricuperare della decorazione primitiva, a crustac marmoree e a mosaico.
Viceversa una sorprendente rivelazione concerne la più tarda aggiunta del secolo X, cioè l’innalzamento de! tiburio e della cupola. È sui nuovi muri che furono condotti, appena terminata tale aggiunta, gli affreschi scoperti dal Chierici sotto un duplice scialbo che aveva formato una spessa crosta: divisi in tre zone, delle quali l’inferiore mostra figure di santi molto deteriorate, la mediana due fasce decorative contenenti un elaborato motivo geometrico e figurazioni di pesci su fondi di vario colore, la superiore una serie di scene che prendono spunto dalla tematica dell’Apocalisse, con rifermento all’apertura del Settimo Sigillo ed alla comparsa dei sette angeli le cui trombe annunziano i tremendi flagelli che ai abbattono sull’umanità. È noto che nessun altro libro della Bibbia ha, fin dai primi secoli cristiani, ispirato gli artisti come il poema giovanneo di Patmos: e basti pensare ai mosaici di Roma e di Ravenna, alle più tarde miniature carolinge e ottoniane, agli affreschi di Saint-Savin, di Civate, di Castel S. Elia.
Ma esempio rarissimo – osserva il Chierici – è la rappresentazione completa e testuale di un intero capitolo dell’Apocalisse, quale è appunto questa dei Sette Sigilli di Novara. Chi fu il pittore che si assunse un così alto compito? L’esame del ciclo da considerare come una delle maggiori testimonianze superstiti della pittura preromanica in Italia pone il Maestro dell’Apocalisse ad un’eccezionale altezza artistica. Interessanti riferimenti si possono stabilire con la scultura eburnea e l’arte dello sbalzo carolingia; e, più che con le pitture di S. Michele ad Oleggio, con i celebri affreschi di Galliano. Fuori d’Italia potranno fornire confronti sia l’Apocalisse di Bamberga, sia il gran ciclo di S. Giorgio ad Oberzell, ch’è il maggior monumento della pittura murale ottoniana. Ad ogni modo – conclude il Chierici – siamo in presenza di un maestro grandissimo, forse lombardo, che chiarisce in termini nuovi e forse risolutivi i valori e la portata di quella solida e autonoma tradizione figurativa padana, partecipe delle più vaste vicende dell’arte altomedioevale europea, destinata ad evolversi nel complesso mondo della cultura ottoniana avvivato dall’avanzante influenza dell’arte bizantina. mar. ber. (5)
Una magnifica pavimentazione d’epoca, in marmi bianchi e neri, completa l’incanto del luogo rendendo maggiormente suggestiva questa meraviglia. Ove, del resto, si tennero i battesimi almeno fino al XIX secolo:
Avanti la facciata della chiesa havvi un’area circondata di portici antichi, ed in faccia alla porta principale della chiesa havvi il Battistero grande ed in forma di tempio rotondo, nel quale tuttora si battezzano gl’infanti di tutta la città e sobborghi. (6)
Naturalmente questo breve articolo non ha pretese d’esaustività tanto più che penne autorevoli ed illustri studiosi hanno molto pubblicato sul tema. Tuttavia, si spera che anche questo piccolo testo possa concorrere a far conoscere un’opera preziosa ed uno dei tanti meravigliosi frammenti della storia e della cultura del nostro paese.
Gioielli che talvolta sfuggono allo sguardo dei turisti, anche quelli culturalmente più attenti, ma che davvero meritano di essere conosciuti, esplorati ed apprezzati.
Alessandro Mella
NOTE
1) L’Agogna, 77, Anno I, 27 settembre 1855, p. 2.
2) Notizie tratte dal pannello espositivo ivi esposto.
3) Perplessità sul tema furono espresse in epoca remota in Racca, Carlo, Del duomo e del battistero di Novara – Schiarimenti, Tipografia Di Pietro – Alberto Ibertis, Novara, 1837.
4) La Stampa, 262, Anno XCVI, 16 novembre 1964, p. 21.
5) La Stampa, 51, Anno CI, 2 marzo 1967, p. 5.
6) Bescapè, Carlo, La Novara sacra, Francesco Merati tipografo editore, Novara, 1878, pp. 43-44.
© 2024 CIVICO20NEWS – riproduzione riservata
Scarica in PDF