L’Unione Monetaria Latina. Un passaggio da non dimenticare (di Alessandro Mella)
Capita, alle volte, di trovare nei cassetti delle vecchie baite di montagna polverose monetine, di basso valore, magari francesi o di altre nazioni europee. Vien da chiedersi come mai i nostri nonni e bisnonni le avessero nelle tasche. Ciò si spiega con facilità nei territori di confine perché i commerci, i traffici, i contatti tra popoli finivano per favorire una certa mobilità anche della monetazione.
In certi casi, poi, i mutamenti politici o le guerre e campagne militari contribuivano a far spostare le monete su tutto il vecchio continente. Si pensi ad esempio all’epopea napoleonica ed a come già Napoleone pensasse ad una monetazione unica europea con largo anticipo sull’Euro odierno:
Non avevo finita la mia opera. L’Europa sarebbe diventata di fatto un popolo solo; viaggiando ognuno si sarebbe sentito nella patria comune. Tale unione dovrà venire un giorno o l’altro per forza di eventi. Il primo impulso è stato dato, e dopo il crollo e dopo la sparizione del mio sistema io credo che non sarà più possibile altro equilibrio in Europa se non la lega dei popoli. Abbiamo bisogno di una legge europea, di una Corte di Cassazione Europea, di un sistema monetario unico, di pesi e di misure uguali, abbiamo bisogno delle stesse leggi per tutta Europa. (1)
Senza entrare in quei tecnicismi che sarebbero prerogativa di più dotti economisti, oggi sembra non peregrino voler ricordare un’interessante esperienza con animo puramente divulgativo.
Un formale tentativo di andare, seppur timidamente, nella direzione sognata dal Bonaparte ci fu il 23 dicembre 1865 quando Francia, Belgio, Italia e Svizzera firmarono la convenzione per l’Unione monetaria latina:
Francia. Si legge nel Moniteur: Oggidì al Ministero degli affari esteri, in seguito ad una Conferenza internazionale presieduta dal signor di Paricu, vicepresidente del Consiglio di Stato, è stata firmata una Convenzione fra la Francia, il Belgio. l’Italia la Svizzera. Questo atto tende specialmente rimediar agli inconvenienti che risultano dalla diversità del titolo della moneta erosa nei quattro Stati e stabilisce alcune norme comuni per quanto si riferisce alla fabbrica d’altre monete d’oro e di argento. Costituita così una unione monetaria fra quattro Stati che mantengono fra loro tante relazioni d’affari di vicinato, il nuovo accomodamento soddisfa agli interessi reciproci e risponde ai bisogni da si lungo tempo sentiti. (2)
Un accordo che permetteva la libera circolazione delle monete tra gli stati aderenti basando questo rapporto sul metallo (argento od oro) usato per il conio.
Successivamente aderirono la Spagna e la Grecia nel 1868; la Romania, l’Austria, l’Ungheria, la Bulgaria, il Venezuela, la Serbia, il Montenegro e San Marino nel 1889. Anche lo Stato Pontificio, pur non aderendo formalmente, si adeguò.
Questa lega monetaria non ebbe vita facile a causa dei rapporti diplomatici, delle guerre, del valore oscillante dei metalli preziosi. Basti pensare ai mutamenti sul valore dell’oro in seguito alla corsa del 1848 in California ed in Australia nel 1851. Il fallimento del congresso convocato nel 1867 non favorì le cose.
Ed attorno al tema non mancarono le ironie e la satira:
Per uno scudo. Mi ricordo di un aneddoto letto pochi giorni fa. Un padrone di negozio che s’era arricchito, rimprovera un suo commesso per la sua indolenza. “Vedete, gli dice, io con la mia attività mi sono fatta una posizione”; “Ma avrete avuto dei fondi”, ribatte il commesso; “Ma che fondi… io son venuto a Torino con uno scudo in tasca; e per giunta quello scudo era anche…. falso”.
A Franco Bartolomeo pensionato polverista invece uno scudo falso statogli trovato in tasca non ha procurato e non procurerà chissà per quanto tempo ancora che delle seccature. Infatti a suo carico si è istruito un processo dal quale risultato come quello scudo falso sia stato tempo fa acquistato dal Franco per sessanta centesimi… Scudo… franco… centesimi… siamo in perfetta lega monetaria… (3)
Negli anni a venire non vennero meno le tensioni sul tema e le difficoltà. Del resto per le persone più modeste era anche assai difficile interpretare i tecnicismi degli accordi:
BRIGA. A proposito di nichelini svizzeri. Sono sintomatici gli articoli apparsi sui giornali paesani, consiglianti la popolazione a rifiutare gli spezzati e le monete di nichelio o di bronzo di altri Stati accorgendosi solo adesso, questi patrioti dell’ultima ora, che all’estero si rifiutano gli spezzati, i nichelini e la carta italiana.
Per gli spezzati d’argento la questione è presto risolta: “noi non possiamo rifiutare quelli di nazioni della lega monetaria latina (Francia, Svizzera, Belgio, eco.), mentre tali nazioni possono, anzi «dovrebbero», rifiutare i nostri perché l’Italia già da tempo, come recentemente la Grecia, «li ritirò dalla circolazione internazionale»”.
Per le altre monete vige una lunga e benevola consuetudine nei paesi di confine, finora «reciprocamente osservata». Noi possiamo attestare infatti che a Briga senza difficoltà si accettano soldi, nichelini (di nuovo conio, si intende), spezzati e perfino la carta italiana senza nessuna deduzione di valore. Questa trovata dei giornali fu proprio la pariglia con il vantato simultaneo ritiro delle bandiere! (4)
Ripetutamente i giornali del tempo dovettero fornire spiegazioni chiare soprattutto sull’impiego della monetazione nel quadro dell’accordo scandendo bene le differenze ed i vincoli. Ancora nel 1913 alla vigilia del conflitto europeo:
Quali monete estere si devono accettare in Italia. Le pubblicazioni fattesi su decreto che toglie dalla circolazione le monete di rame deturpate od in qualsiasi modo manomesse, hanno generato nel pubblico una infinità di dubbi. Dobbiamo perciò avvertire i lettori che le disposizioni governative non cambiano affatto le norme che prima vigevano sulla circolazione delle monete, le quali norme si riassumono in questi principali capitoli:
- Che l’argento estero in pezzi da due lire, una lira e cent. 50 è accettato nelle pubbliche casse, dalle poste, tabaccai, banchi lotto, ecc., come per lo passalo purché sia delle quattro nazioni comprese nella Lega monetaria, cioè Italia, Francia, Belgio e Svizzera;
- Che le monete di nichelio, e di rame estere non furono mai in corso nelle casse pubbliche: se vennero da qualcuno accettate, ciò fu per particolare condiscendenza dell’accettante o per evitare questioni. Nei paesi vicini ai confini, in generale, il commercio, per tacita convenzione, accetta le monete spicciole dello Stato limitrofo; ma nessuno è obbligato di accettare soldi francesi o svizzeri o nichelini delle dette nazioni;
- Che non furono tolti dalla circolazione che i vecchi nichelini nazionali da cent. 25 e quelli di vecchio conio da centesimi 20.
Tutto il resto, lo ripetiamo, rimane come prima, ne si capisce il movimento generalizzatosi così all’improvviso per mettere fuori corso la grande quantità di monete svizzere, francesi e belghe che circolano fra noi. Se in Isvizzera ed in Francia le monete nostre non sono accettate con molla larghezza, questa è però maggiore nei paesi di confine, dati i frequenti rapporti intercorrenti fra le popolazioni.
Comunque, è bene ripetere al pubblico che nessun decreto è venuto a modificare la condizione di fatto preesistente, che quindi nulla giustifica il boicottaggio delle monete di rame e nichelio svizzere e francesi che prima erano tollerate con larghezza fra noi. (5)
Ma il colpo veramente fatale venne, appunto, con la Prima Guerra Mondiale quando i paesi coinvolti si videro costretti a fare politiche proprie in specie sui metalli preziosi. Con il termine del conflitto le crescenti difficoltà economiche e politiche, gli strascichi del conflitto, resero difficile attenersi agli accordi.
Nel 1925 il Belgio per primo sollevò il problema avviando un percorso che portò allo scioglimento dell’Unione il 1° gennaio 1927:
Ritiro dalla circolazione degli scudi d’argento – Gli scudi d’argento da L. 5 di conio italiano, nonché quelli emessi dalle altre “nazioni appartenenti alla disciolta Unione Monetaria Latina che, per effetto del R. D. 23 Giugno 1927 N. 1142, hanno cessato d ‘avere corso legale col 30 Settembre 1927, e a tutto il 30 Aprile corr. saranno ammessi al cambio presso la Tesoreria Centrale e le Sezioni d. R. Tesoreria Provinciale. (6)
Naufragò così, dopo tanti anni, il primo tentativo di unire le nazioni europee sotto un’unica moneta. Nondimeno tale operazione merita memoria. Molti ne hanno scritto negli anni, con particolare attenzione agli aspetti tecnici ed economici. In questa sede abbiamo voluto limitarci a ricorda l’aspetto storico di una pagina che non va dimenticata.
Alessandro Mella
NOTE
1) Viva l’Imperatore Viva l’Italia – Le radici del Risorgimento: Il sentimento italiano nel ventennio napoleonico, Alessandro Mella, Bastogi nel 2016, p. 32.
2) La Sentinella delle Alpi, 303, Anno XV, 30 dicembre 1865, p. 3.
3) La Gazzetta di Fossano, 29 marzo 1891, p. 3.
4) La Vedetta, 84, Anno XXV, 25 ottobre 1910, p. 3.
5) L’Eco della Zizzola, 7, Anno XXIX,14 febbraio 1913, p. 1.
6) L’Ancora, 15, ANNO XXV, 13 aprile 1928, p. 3.
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