A molti la vittoria dei laburisti in Gran Bretagna e dell’alleanza anti Le Pen in Francia ha fatto tirare un sospiro di sollievo
Quando, nel 2016, gli inglesi hanno deciso di uscire dall’Unione Europea, sono rimasta allibita; seguivo la situazione del paese attraverso le parole e le impressioni di amici e parenti allora residenti a Londra, tutti consapevoli della differenza tra la capitale e il resto del paese, ma allo stesso tempo convinti che il popolo britannico non potesse fare una scelta così poco lungimirante.
E invece così è stato; alla luce del grave peggioramento della situazione socioeconomica del paese credo che non ci siano dubbi sul fatto che la Brexit sia stata una delle peggiori decisioni che popolo e governo britannico abbiano preso nel corso degli ultimi anni. E passiamo agli Stati Uniti; anche in quel caso seguivo la situazione attraverso amici e parenti residenti a New York, anche in questo caso ben consapevoli della differenza abissale tra New York e il resto degli USA, ma anche in questo caso convinti che la pur poco simpatica Hillary ce l’avrebbe fatta contro un personaggio così evidentemente poco raccomandabile come Donald Trump.
Sbagliavano anche in questo caso. Quando, a gennaio del 2017, il personaggio poco raccomandabile si è insediato alla Casa Bianca come presidente degli Stati Uniti d’America ho pensato che più in basso di così il mondo non avrebbe potuto andare.
Ma mi sbagliavo; pandemia a parte, nel febbraio del 2022 una mattina gli ucraini si sono svegliati e hanno trovato i carri armati di Putin per le strade del loro paese, dipinto agli occhi dei cittadini russi come governato da diaboliche forze naziste (sic!). Ma non basta ancora; ad ottobre del 2023 Hamas ha compiuto un terribile attacco contro Israele provocando la morte di centinaia di civili, un numero spaventoso di feriti e prendendo centinaia di ostaggi.
Un’azione criminale e spaventosa che ha provocato una reazione altrettanto violenta da parte di Netanyahu, anzi di fatto ha scatenato una guerra tra Israele ed Hamas che ancora oggi si combatte nella striscia di Gaza, un territorio povero e abitato da civili, per lo più donne e bambini. Una carneficina quotidiana, qualcosa di cui vergognarsi. Sinceramente, mi ricorda un po’ il comportamento dei nazifascisti verso i partigiani: dieci prigionieri uccisi per ogni tedesco ( o comunque fascista ) morto in un attentato. Spaventoso.
E tanto per dare un’occhiata un po’ più vicino, abbiamo al governo una coalizione eletta dal trenta per cento del quaranta per cento degli aventi diritto al voto; è vero che “questa è la democrazia, bellezza”, come ricorda a chi fa questa osservazione il Bocchino o il Mario Sechi di turno nelle sempre più rare interviste a cui sia ammesso un giornalista non prono al governo in carica, ma comunque sarebbe bene ricordarselo.
Anche perché mi risulta che il capo del governo, in Italia, come il presidente negli USA, dovrebbe essere il presidente del consiglio e il presidente tout court di tutto il paese, non solo di chi ha votato la coalizione vincente in Italia o il suo nome negli Stati Uniti. Questo mi sembra un principio basilare di ogni democrazia: gli avversari politici si combattono fino al giorno prima dell’insediamento, ma poi gli eletti diventano i presidenti di tutti i cittadini del paese, nessuno escluso. Forse sono principi difficili da attuare per chi ha scarsa propensione per la tolleranza e poca dimestichezza con la politica vera, quella che si preoccupa del bene del paese a lungo termine, non di attuare una piccola promessa elettorale al solo scopo di poter dire: “Visto? Ho fatto quello che ho promesso. Puoi votarmi ancora con tranquillità.”
Un’attenzione al proprio “particulare” di triste e guicciardiniana memoria. Per non parlare di un intervento della nostra presidente del consiglio al suo siparietto su Telemeloni: più o meno ha detto qualcosa come: “E voi, spettatori della Sette, sappiate che il pensiero del popolo non è quello dei vostri salotti radical chic, ma quello della gente che lavora nelle fabbriche e …”. Anche in questo caso sono rimasta allibita; da quando in qua seguire una rete televisiva o un‘altra deve provocare gli strali del governo? Governo che è uno per tutti, di qualunque opinione si sia, e che ha il dovere di tutelare la libertà di pensiero di chiunque, qualunque essa sia.
A meno, naturalmente, che si tratti di opinioni sovversive e pericolose per l’incolumità dello stato di diritto; è curioso che gli strali contro gli spettatori della Sette siano partiti così velocemente, mentre una presa di posizione contro i nazifascisti mostrati da Fanpage si è fatta attendere a lungo e guarda caso è stata espressa solo dopo che i saluti nazisti e le parole antisemite sono state diffuse a livello internazionale.
Insomma, ormai credevo che difficilmente avrei avuto la gioia di una buona notizia a livello politico a breve. Invece, quando ormai non ci speravo più, ecco la vittoria dei laburisti in Gran Bretagna e il loro programma di riavvicinamento all’Europa; un rientro nell’Unione Europea credo sia molto difficile, ma ciò che conta è che forse oltremanica ci si è resi conto che l’isolazionismo e le frammentazioni (pensiamo alla sconfitta degli indipendentisti scozzesi) non fanno bene all’economia e sembra che le classi più deboli si siano rese conto che le politiche dei conservatori hanno reso più difficili le loro condizioni di vita.
E non solo: dopo la schiacciante vittoria della estrema destra in Francia alle elezioni legislative, tutti coloro che non si riconoscono nei valori di Marine Le Pen ed i suoi accoliti hanno creato un fronte che ha portato alle urne il settanta per cento degli aventi diritto al voto e si è espresso a favore della coalizione anti Le Pen.
Un sospiro di sollievo inaspettato, anche se è ancora presto per dire quale sarà la nuova linea politica in Francia, considerata la presenza nella coalizione di una estrema sinistra non scevra di antisemitismo e poco tollerante con chi ha opinioni diverse. Vedremo. E pazienza anche per la mancata attenzione sui telegiornali RAI sul secondo turno delle elezioni francesi, ree di avere premiato la sinistra e quindi da demonizzare o almeno da ignorare.
Ma almeno, tra tanti segnali inquietanti, o almeno tali per me, i risultati delle due ultime elezioni europee mi lasciano sperare che si stia facendo strada la consapevolezza che votare sia importante, che le nazioni possono migliorare solo trovando strade comuni con i paesi confinanti e che i nazionalismi hanno già dato prova di ciò a cui possono arrivare negli anni trenta del secolo scorso: e non mi pare siano esempi da seguire.
Certo, adesso ci aspettano le elezioni negli USA. Vedremo cosa succederà. Non so quanti saranno d’accordo con il mio sospiro di sollievo, ma anche per loro credo sia giusto esprimere un pensiero forse un po’ controcorrente.