Una delle antiche tradizioni popolari della Valle d’Aosta
Ci troviamo a Dégioz, un villaggio a circa 1500 metri nel comune sparso di Valsavarenche, in Valle d’Aosta.
Il nome della vallata deriva dal torrente Savara (Savarantia Vallis). Qui si tramanda, dalla notte dei tempi, la leggenda di Crisocardo che sconfigge il diavolo – il tema e lo sfondo di questa leggenda, con diverse varianti, che si ripetono sull’arco alpino e in Valle d’Aosta (pensiamo alla favolosa costruzione del ponte di Pont Saint Martin, all’imbocco della Valle).
Il protagonista della storia è un nobile di nome Forteheuse, che vive in un piccolo castello, guarnito di una torretta angolare a scopo di osservazione e difesa. Uomo buono e vassallo rispettoso dei Signori di Challant, quando va in guerra si trasforma, fino a diventare brutale contro i nemici.
Sua moglie è una nobildonna di origine romagnola, Nigra di Roccavilla, che gli porta in dote centocinquanta scudi d’oro e muore dando alla luce la loro figlia, Biancastella, una graziosa e delicata creatura.
Forteheuse viene invitato a partecipare, a Casale Monferrato, ai festeggiamenti organizzati dai Marchesi del Monferrato per il matrimonio del loro primogenito. Per essere all’altezza di quella sfarzosa Corte, si fa allestire una nuova armatura da parata, che gli costa sedici scudi e, dopo un mese di festeggiamenti, esaurisce quasi del tutto la dote della moglie defunta.
Al ritorno al suo castello in Valle d’Aosta, Forteheuse scopre che il suo amministratore gli ha sottratto gli ultimi dieci scudi d’oro, custoditi sul fondo di un cofanetto chiuso con borchie e chiavistello. Decide, quindi, di tentare di accasare la figlia, ormai diciassettenne, con un nobile locale che, pur di conquistare tanta bellezza, avrebbe ignorato l’assenza della dote maritale.
Durante una campagna militare, al servizio dei Conti di Savoia, Forteheuse perde un duello contro un vassallo del Marchese di Saluzzo, tale Brassidero di Revel. Quest’ultimo, dopo aver disarcionato il povero Forteheuse, con la punta della spada sulla giuntura della gorgiera dell’avversario steso al suolo, dichiara con voce altisonante:
«Siete mio prigioniero, nobile Forteheuse! Vi rendo la libertà e vi concedo un anno di tempo per pagarmi il riscatto, che stabilisco nella somma di venticinque scudi, con il diritto concesso al vincitore. Se allo scadere dell’anno non avrò il riscatto, verrà a prendervi per portarvi a Revel, e davanti alla porta del mio castello vi farò mozzare il capo, che isserò sul torrione».
Forteheuse torna al suo castello, fra dubbi e angosce, sconforto e ira. Come procurarsi la somma? Un giorno trova la figlia in contemplazione della giovenca rossa che sta partorendo una piccola mucca bianca e fa gettare il piccolo nel torrente Savara, con una pietra al collo. Il mandriano di guardia, intenerito dagli occhioni lucidi di Biancastella, salva l’animale e lo affida al giovane Crisocardo, il ventenne figlio del fabbro. Egli, già da piccolo, servendosi di un coltellino, scolpiva nel legno di castagno statuine di guerrieri e santi, che regalava alla piccina Biancastella, scolpiti così felicemente che i personaggi sembravano vivi.
Intanto, si avvicina la scadenza del debito: un mese, quindici giorni, una settimana…
In una di quelle sere, la stanza del nobile uomo è invasa da un odore di zolfo, mentre un curioso personaggio si è seduto sul davanzale della finestra; ma, al posto dei piedi, si notano due zoccoli caprini affilati e biforcuti, che regge in mano una borsa rigonfia.
«Buonasera, Forteheuse, sono il diavolo, venuto a togliervi dai guai, vi porto il riscatto da pagare. Qui dentro troverete ventisette scudi: venticinque per Brassidero e due per le spese di viaggio, per un vostro messaggero. Se accettate questa borsa, io voglio in cambio la vostra anima. Il vostro uomo partirà domani, fra un mese sarà di ritorno al castello. Ci sarò anch’io, per redigere il contratto. Al momento, mi basta la vostra parola, ma quel giorno firmerete col vostro sigillo questa pergamena e la vostra anima sarà mia. Accettate?».
Forteheuse rispose, con voce appena percettibile: «Sì».
Il diavolo scompare ed il barone si ritrova in mano la borsa, in quel momento comprende.
«Sono perduto! Ho venduto l’anima al diavolo!».
A quelle grida, la figlia Biancastella accorre. Il padre si percuote il petto, confessa il patto appena concluso, si fa portare uno scapolare ed una camicia di tela di sacco da indossare per penitenza.
L’indomani, quando apprende la novità da Biancastella, Crisocardo non perde la calma; chiede udienza al barone e, a voce chiara, dice: «Nobile Forteheuse, vi offro i miei servigi. Datemi quei ventisette scudi d’oro: ne porterò venticinque al signore di Revel ed offrirò gli altri due a Nostra Signora delle Nevi, al santuario di Machaby, prima di rientrare a Dégioz. Quanto a me, il viaggio non costerà niente: pagherò il conto delle locande incidendo sulle tavole il ritratto del proprietario o scolpendo una statuina. Fra un mese, affronterò il diavolo e lo costringerò a rinunciare alla vostra anima. Se riesco, vi domanderò qualche cosa che sarete libero di concedermi o rifiutarmi».
La mattina dopo, Crisocardo si mette in cammino, il viaggio si svolge secondo le sue previsioni, e venticinque giorni dopo il giovane è di nuovo al castello, festeggiato da tutti. Mancano ancora cinque giorni alla visita del diavolo: appena rientrato a casa del padre, inizia a costruire una bambola, a imitazione di un neonato il cui ventre, munito di una chiusura a grata, è vuoto. Il giovane scultore rinchiude un cagnolino in quella singolare scatola, fascia in parte la bambola per consentire all’aria di circolare all’interno e, venuta sera, si apposta all’incrocio delle strade di Villeneuve e di Introd. Crisocardo posa la bambola ai piedi della colonna votiva e si siede a terra, sul ciglio della strada, ma nessuno passa di lì.
Con pazienza, ogni sera il ragazzo ripete l’appostamento: la quinta sera, nel silenzio, risuona uno scalpitio e, poco dopo, un cavaliere compare in groppa ad un cavallo nero: l’uomo è avvolto in un mantello color della notte, che lascia intravedere un giustacuore rosso fiammante e tiene una mano sul fianco e l’altra sulla sella.
Il ragazzo scatta in piedi e gesticola all’indirizzo del cavaliere; il cavallo, alla vista del giovane, s’arresta di colpo.
«Ehi, tu, levati di mezzo, se non vuoi ritrovarti sotto gli zoccoli del cavallo».
«Calma, mio signore. Io sono qui per servirvi. Ho sentito dire che venite per stipulare un contratto col barone Forteheuse, non sarà un buon affare».
«Come sarebbe a dire, giovanotto!?».
«Andiamo! Il barone è vostro, senza bisogno di contratto. Si è consegnato a voi, nel momento stesso in cui ha stipulato un patto d’onore».
L’uomo scende da cavallo e prende l’animale per le briglie.
«Sei un giovane saggio, cosa consigli di fare?».
«Sentite quella creaturina che vagisce, ai piedi della croce? E’ il figlio di una donna che mi ha fatto un torto, di lei voglio vendicarmi. Prendete lui, al posto del barone, avrete tutta la vita davanti per forgiarlo ai vostri voleri».
I guaiti del cagnolino ricordavano i vagiti di un neonato.
«D’accordo, passami quel fagotto».
Crisocardo prende la bambola e la porge al diavolo, che protende le mani, ma il cagnolino fa saltare il coperchio della sua prigione e schizza via come un fulmine.
«Furfante, mi hai giocato. Ho barattato l’anima di un uomo con quella di un cane!».
Il diavolo spicca un balzo per afferrare l’animale, ma scivola e va a sbattere il capo contro il pilone votivo e si ritrova al suolo.
Il cavallo, spaventato e senza guida, si dà alla fuga e lascia solo il suo padrone.
Dopo il suo successo, Crisocardo può chiedere la mano di Biancastella, e la ottiene in sposa. Le nozze hanno luogo durante le Udienze Generali, alla presenza del Conte di Savoia.
Il barone Forteheuse trascorre serenamente il resto dei suoi giorni, attorniato dai suoi nipoti.
Al denaro del diavolo tocca una sorte curiosa. Un giorno, il focoso Brassidero, inventariando i suoi averi, si accorge che i venticinque scudi d’oro di Forteheuse si sono trasformati in pezzi di carbone.
Turbato dalla scoperta, il Signore di Revel decide di partire al seguito del Conte Verde, in una Crociata. Toccato dalla fede, al ritorno si reca a rendere visita a barone valdostano. Dopo un banchetto di riconciliazione, al momento di lasciare Dégioz, gli venne affidato come paggio il primogenito di Crisocardo e Biancastella, per farlo perfezionare nel mestiere delle armi ed imparare a comportarsi da gentiluomo. I due scudi d’oro che Crisocardo aveva offerto alla Vergine non subiscono mutazione e serviranno a circondare di un’aureola il capo della Vergine.
Nota. La fotografia di copertina è stata scattata dall’Autore.