Lunedì 22 aprile sarà la “giornata della Terra”: una breve introspezione sulla disumana ingratitudine della razza umana
Cara grande Madre Terra, sono un esemplare della razza umana che, come miliardi di altri simili, ha il privilegio di abitare sulla tua magica, generosa corteccia vivente, e da tanto tempo volevo scriverti alcuni miei pensieri.
Prima d’ogni altra menzione volevo ringraziarti per avermi concesso di poter nascere in un tempo non troppo lontano, quando ho ancora potuto godere di certe tue incomparabili bellezze oggi piuttosto rare. Sono ricordi di un bambino che correva tra i boschi odor di funghi e muschio, e poi torrenti e monti, ogni giorno uno stupore, una salamandra colorata, un pesce sotto la cascata, un piccolo girino, la fontana del paese. E poi, quei temporali puntuali a Ferragosto, e cieli stellati nelle notti scure, e l’odore della neve che cadeva copiosa, meraviglia silenziosa, giocattolo omaggiato ai ragazzi che uscivano da scuola. E ancora, una strada di campagna tra i campi di frumento, papaveri e cicale, una carta da gioco sulla ruota della bici per mimare il rumore del motore, e infine, quel mare di tiepido settembre…
“Cielo a pecorelle pioggia a catinelle, marzo pazzerello…, aprile non ti scoprire…” Modi di dire, semplici, impagabili alternanze stagionali che con l’andar del tempo non ci è concesso più di apprezzare come allora, e chi non c’era ancora non potrà capire, ma almeno immaginare su queste semplici parole.
Dopo un ringraziamento doveroso e troppo breve, cara grande Madre Terra, volevo porgerti le scuse a nome di un’umanità disattenta ed arrogante, mai contenta di scavarti nella pelle, di appropriarsi senza chiedere il permesso, di antichi metalli, di carbone, dei giacimenti che hai conservato in profondità, reperti e ricordi di quand’eri una giovane e irrequieta forma di Pianeta in cerca della propria identità.
Chiedo scusa per i tremila esperimenti nucleari che hai dovuto sopportare, sotto terra e sopra, fin oltre l’atmosfera. E poi mi scuso per la plastica gettata in ogni dove e ammassata dentro i mari, tomba di vascelli e rifiuti di ogni tipo, vergogna dalla quale mi dissocio, eppure condivido. E altre scuse ancora per i razzi oltre l’atmosfera perforata senza pietà, per satelliti orbitanti che scrutano dall’alto quell’unica dimora che rotola vivente nello Spazio circostante e che stiamo rovinando, apoteosi di stupidità.
E più ti chiedo scusa per qualche prepotenza, un altro buon motivo mi spunta nella mente, ogni volta una vergogna della razza umana, assetata di potere, sempre più distratta, nichilista e poco riverente. Eppure, fino a un tempo poi così non troppo distante, sacerdoti e indovini o semplici maestri di popoli nomadi e stanziali genti agresti, ti portavano molta riverenza, Madre Terra, pregando per la pioggia, ringraziando per le messi e per il bene degli armenti. Poi qualcuno ha esagerato, forse per classica, giudaica superiorità pretesa, con quella storia della Genesi 1.26 e del permesso di Dio all’uomo di dominare: “sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo, sulla Terra e tutti gli animali…”
Forse un permesso preso troppo alla lettera, o chissà. Fatto sta che siamo ai ferri corti con Madre Natura e con tutta la Geosfera che sta dando segni di una certa intolleranza per così tanta prepotenza in sviluppo esponenziale. Forse la mia razza usa male la propria intelligenza, tant’è che ne ha inventata un’altra che prenderà il suo posto, più sveglia ed efficiente, del tutto artificiale…
E mentre le folate dei venti di guerra si fanno più crudeli e accalorate, forse anche a causa di quel riscaldamento che si sta facendo avanti, ben poco salutare, colgo l’occasione per mostrarti tutta la mia comprensione se non ci sopporti più e sotto sotto, senza farti smascherare, stai tramando per fare pulizia in modo naturale, cara Madre Terra, o Dio che ovunque sei, o qualsivoglia appellativo io possa usare per dare un nome e un senso a un indubbio Creatore.
Quell’Apocalisse che hai testato col diluvio, la prima volta ti è venuta male per mano di Noè e per un po’ di “umano” vanto per la magnificenza del regno animale. Piccolo peccato mascherato da indulgenza, che in fondo ti è concesso per mutua appartenenza a un unico disegno più vasto e universale. Ci hai accordato una seconda opportunità, non si è appresa la lezione. Questa volta mi sa che la siccità globale, la desertificazione, seguirà il suo corso fino all’estinzione. E poi, sarà quel che sarà…. Se penso all’ultimo esemplare di tigre della Tasmania o di rinoceronte bianco passati ad altra vita e scomparsi per sempre dal pianeta, hai tutta la mia umana, pentita approvazione.
Con affetto, tuo Carlo Mariano
Ciao Carletto,
Sei un grande scrittore nonché poeta un grande abbraccio Massimo.
Toccante,leggendo questa lettera una lacrimuccia scende
Mi hai letto nell’ animo e mi hai commosso Ti abbraccio forte amico mio e di più ,fratello Ti voglio bene
Grazie, carissimo amico,
Per queste sagge parole.
Della “sesta estinzione ” ormai si parla spesso, e illustri scienziati sono convinti che l’homo cosiddetto sapiens sia prossimo alla fine. Sarebbe ora, visto che a quanto pare la sua presenza sul pianeta risulta sempre più nociva e devastante.
I ricordi della tua infanzia sono anche quelli della mia: quanta nostalgia di quei temporaloni estivi che costringevano a fuggire, inutilmente perché dopo un minuto eravamo già fradici…con lampi e tuoni spaventosi, che ci ricordavano la nostra piccolezza di fronte alla potenza della Natura!
Condivido con persone degne di leggere il tuo scritto.
Anche io commossa…un nodo in gola…sento questo dolore della Terra nostra Madre che ci ha dato la Vita e poi nutriti…scaldati…rinfrescati…con i suoi frutti, il sole e l’acqua…e tanta pazienza che non può continuare, di fronte a figli così devastanti e ingrati!
Grazie Carlo per il tuo cuore ❤️
Condivido pienamente ogni parola poetica che hai scritto!
Grazie Carletto, un abbraccio
Difficile aggiungere altro ad una serie di considerazioni così condivisibili. Molti sono i punti interrogativi che riguardano le effettive responsabilità degli interventi umani, pochissime sono le occasioni o i tavoli apparecchiati per poterle discutere.
Una arroganza imperante e devastante, fondata su egoismi applicati su tutti gli ambiti della tecnologia e dell’economia, impedisce, o vorrebbe impedire, la nascita di una nuova forma di Consapevolezza in grado di permettere una serena convivenza tra uomini e Madre Terra.
Personalmente ritengo che il tempo, come sempre manifesti la sua galanteria… e che alla fine (spero non troppo lontana) l’umanità spicchi quel balzo di consapevolezza e cambi radicalmente la sua distopica prospettiva… grazie Carlo…
La nostra comunità parrocchiale domani inizierà il triduo delle “Rogazioni”.
Antica tradizione per domandare protezione alla campagna, alle coltivazioni.
Ci andrò ancora più convinto dopo la lettura del tuo scritto!
Grazie caro Amico
Aldo
Giusto sensibilizzare il più possibile su questo argomento che sempre più dovrà divenire preoccupazione di tutti. Nei piccoli gesti, nelle piccole scelte può esserci una grande differenza se è fatta da ognuno di noi.
Quanta tristezza al pensiero che i nostri nipoti forse non godranno più delle bellezze che la natura ha dato a noi.
Come non condividere le tue parole! E, ciò che più deprime, è l’impotenza con la quale siamo costretti a guardare quanto succede. Ciao