Evitare attacchi e contrattacchi
Uno sciame di oggetti volanti – droni e proietti di vario tipo – destinati a seminare strage e distruzioni, diretto dall’Iran, qualche notte fa ha seriamente minacciato Israele. Quasi tutti questi ordigni, infatti, prima dell’impatto previsto a terra sono stati intercettati e neutralizzati da iron dome – cupola di ferro – uno dei sistemi di difesa tra i più avanzati, che l’Ucraina invidia e di cui continua a far richiesta ai Paesi amici. La forza applicata in questa azione malevole prevederebbe una reazione della stessa intensità. Newton, infatti, ci ha insegnato che, se un oggetto esercita una forza su un altro oggetto, questo eserciterà sul primo una forza uguale e contraria. È il terzo principio della dinamica. In termini correnti, porta a generalizzare che ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria, ma questo non è sempre vero.
I servizi di sicurezza israeliani, pur noti per la loro validità, non sono stati in grado di intercettare e neutralizzare l’attacco tragico di Hamas a Gaza il 7 ottobre dello scorso anno; ma Tsahal, acronimo di parole ebraiche traducibili armata di difesa di Israele, pur con l’aiuto palese di Stati Uniti d’America, Gran Bretagna e Francia e con quello meno palese di alcuni Paesi arabi, a cominciare dalla Giordania, ha mostrato tutta la sua straordinaria efficienza dando alla difesa del territorio il valore di una grande vittoria. Ciò non ostante, l’attacco, di cui Israele è stato vittima, brucia non poco ed è sentita la viscerale urgenza di una risposta adeguata che ponga riparo all’offesa subita. Ma l’Iran ha fatto sapere che in questo caso sarebbe pronto a rispondere con l’impiego di un’arma mai usata prima.
Nel concitato ping pong, che si gioca in quella parte del modo, sono molto pochi i ludopatici seduti al tavolo della scommesse per puntare sulla vittoria finale; diffuso, infatti, è il timore di una escalation fino all’utilizzo del nucleare, che coinvolgerebbe anche gli Stati legati all’uno o all’altro dei contendenti da sottili trame di interessi per lo più economici. Torna in ballo allora l’esigenza internazionale di sedare le intransigenze con la pillola della deterrenza, che già nel passato della guerra fredda ha calmato l’animosità degli Stati Uniti d’America e della Russia, spesso a un passo da una guerra totale, il cui fantasma pare di nuovo stia prendendo consistenza, che sarebbe ancor più tragica oggi, per l’aggiornamento degli armamenti sempre più sofisticati e micidiali.
È deterrenza la difesa efficace di Israele, che ha neutralizzato lo sciame di droni e proietti lanciati dall’Iran. In linguaggio figurato: non puoi farmi alcun male; renditene conto; smettila di infastidirmi. È deterrenza anche la dichiarazione dell’Iran di poter disporre di un’arma mai usata prima. In linguaggio figurato: è minaccia, che potrebbe essere generica; ma Israele ne ignora la portata.
La deterrenza non è certo sufficiente per la pace, ma è comunque necessaria, in certi momenti, per la sicurezza d’uno Stato ed è gioco politico di alta strategia internazionale, quando ne ricorrono le circostanze, optare per una posizione di stallo militare: la diplomazia, senza il frastuono delle armi, può giovare a tutti, infatti, poiché consente ad ognuno di poter vantare la propria supremazia in termini di confronto, senza sopraffare alcun altro, per tema d’essere poi a propria volta sopraffatto.
Si vales, vàleo.
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Grazie degli approfondimenti che ci consentono di capire meglio la situazione politico militare.
Roberto Favero