Per una vita ad ogni costo
L’uomo dispone oggi di poteri straordinari, che gli consentono di intervenire, talvolta da protagonista pressoché assoluto, sui processi di procreazione, generativi della prole. Questi poteri, però, molto spesso espongono alla destabilizzazione di valori essenziali perché, per padroneggiare la vita, forte è la tentazione di chiedere e di osare oltre ogni ragionevolezza.
L’applauso alla scienza che avanza, quindi, non può prescindere dal monito, alla scienza, di avanzare solo nel rispetto della vita, che deve essere degnamente vissuta e che, pertanto, deve terminare con la stessa dignità con la quale è iniziata.
Non è condivisibile volere una vita ad ogni costo, neanche nell’ambito di una coppia sterile. La vita è innanzitutto un dono: un dono di Dio, per chi ha una religione; un dono della Natura, forse, per tanti altri. Come dono, una vita non può essere pretesa. Ma dobbiamo consentire che, senza recar offesa a nessuno e a nessun principio, la scienza possa adoperarsi per promuovere questo dono. Allo scopo, ritengono alcuni, potrebbero servire anche gli studi sugli animali chimera, deputati, in linea di massima, a fornire organi da trapiantare nei corpi umani in caso di bisogno, senza dover attendere un donatore da cui espiantarli.
Nella mitologia greca, Chimera è l’essere mostruoso che ha di lion la testa, il petto capra, e drago la coda, come traduce il Monti nel canto VI dell’Iliade; in biologia, è l’essere prodotto in laboratorio dalla manipolazione di un mix di cellule del patrimonio genetico umano con cellule della specie animale. Atterrisce, però, l’idea che un essere umano possa essere creato con un tot di cellule ferine ed è imperativo sovrano, pertanto, fermarsi molto prima di porre mano ad un artefatto, che sarà comunque aberrante.
Occorre, dunque, fissare dei limiti alla ricerca scientifica in materia di procreazione. Ma quali? Ma come? Le domande pongono molti dubbi e una sola certezza.
Non si possono dare deleghe in bianco in materia di fecondazione medicalmente assistita, perché facilmente questa può sconfinare in generica fecondazione assistita, in cui non c’è niente di assistito medicalmente.
L’assistenza medica, infatti, impone la presenza di un medico che, fedele al giuramento di Ippocrate e alle norme di deontologia comunemente accettate, ha preso solenne impegno con sé stesso, prima che con gli altri, di praticare la professione con coscienza e dignità. È di questo binomio simbiotico inscindibile che si parla nella dichiarazione di Ginevra del 1948, approvata dalla Associazione medica mondiale, secondo la quale, inoltre, la prima preoccupazione del medico deve essere la salute del malato.
Quindi, si dovrà convenire che sono pratiche di fecondazione medicalmente assistita solo quelle che curano la salute della paziente, non anche quelle che prendono le mosse dalle ambizioni di chi la assiste, le quali spesso sono diverse dalle ambizioni della paziente stessa. Le brame di una donna, che vuol diventar madre a tutti i costi, potrebbero anche trovare una giustificazione sotto il velo di umani sentimenti di pietas, ma le voglie di chi la cura per renderla madre, madre ad ogni costo, non sempre possono essere condivise.
Porre dei termini in materia di procreazione artificiale, ritengono alcuni, potrebbe aver la conseguenza di bloccare la ricerca scientifica. Ma, a chi così argomenta, si deve rispondere che nella ricerca del bene dell’Umanità, quindi nella ricerca di ciò che per l’uomo è bene fare o non fare in merito alla vita, ogni scienziato, seguendo un percorso di perfezionamento interiore, deve cercare in sé stesso i limiti della propria azione, prima ancora di vederseli imposti.
Per Tommaso d’Aquino, filosofo, santo e portatore così di istanze laiche e religiose, sono azioni umane in senso proprio solo quelle compiute dall’uomo in quanto uomo, essere vivente dotato di intelligenza, cioè di capacità di ragionare.
La questione dunque va posta non tanto nel senso di fissare limiti alla ricerca, ma di chiedere ai ricercatori, che battono le strade della fecondazione medicalmente assistita, alla quale vanno riconosciuti grandi meriti nella terapia della sterilità di coppia, di autodisciplinarsi responsabilmente nel cammino della scienza, che deve essere percorso con dignità, e di contenere le azioni di bioingegneria tese a promuovere la nascita di una vita umana, nell’osservanza di principi di ragionevolezza condivisa, indispensabili per il bene dell’Umanità.
Si vales, vàleo.
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