Quali prospettive per i Popoli Europei?
Ieri pomeriggio Civico20News, con un articolo scritto da Elia Andrea Rovera, è stato tra i primi organi d’informazione a dare l’annuncio del voto del Parlamento Europeo.
Ci eravamo illusi nelle scorse settimane che la candidata in pectore alla guida della Commissione Europea, conscia dei risultati elettorali, volesse correggere il tiro della sua forsennata e ideologica politica ecologica della scorsa legislatura, volta a creare danni al comparto agricolo e manifatturiero di alcuni Paesi tra cui l’Italia, con l’auspicio delle lobby dell’Ambiente.
Invece la sagace Ursula era terrorizzata dai franchi tiratori che l’avrebbero attesa al varco, per cui ogni sua azione ed orientamento per il secondo mandato si è consumato sotto il terrore di risultare impallinata. Per l’esattezza, nell’elezione di ieri ne ha collezionati più di cinquanta. Altro che coerenza politica!
Così invece di mediare si è rivolta ai Verdi per ottenere, senza se e senza ma, il loro voto, ovviamente condizionante.
Oggi gongola Ursula von der Leyen per i 401 voti su 720 che ha ottenuto, sostenuta dal Partito Popolare Europeo, Partito Socialista Europeo, Renew Europe (liberali) e Verdi, con l’opposizione di partiti conservatori come Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni e della sinistra e della destra radicale.
Ma la realtà di un’Europa in fermento è ben lontana da quel che si è consumato nell’Aula di Strasburgo e la lady se ne renderà presto conto.
I cristiano-democratici e i membri del centro destra liberale e moderato europeo, in primis Forza Italia, dovranno giustificare la presenza di politiche progressiste nell’agenda della donna che, fuori dalla Germania, a destra è stata associata all’abbraccio con il mondo radicale in campo ambientalista.
Invece, i socialisti hanno votato per una tedesca che si è dimostrata fautrice del ritorno al rigore contabile e della linea dura sull’immigrazione, con la volontà di rafforzare la “fortezza Europa” triplicando i fondi per Frontex.
Stesso problema riguarda i Verdi Europei, che si sono uniti alla maggioranza a poche ore di distanza dal verdetto del Tribunale che censurava la scelta di von der Leyen di secretare i contratti per gli acquisti di vaccini durante il Covid-19, promossa proprio su iniziativa dei deputati ecologisti. Pessima attestazione di incoerenza.
Il discorso di Von der Leyen, pare ispirarsi al peggior moroteismo. Abile a promettere tutto senza sapere come intenderà mantenere gli impegni assunti
L’Unione Europea, secondo le frasi fatte del discorso di presentazione dell’Ursula-bis dovrà al tempo stesso investire in sicurezza dei confini, Difesa comune, digitale, energia pulita, industria della transizione green, agricoltura sostenibile, sovranità tecnologica, filiere alimentari, cooperazione allo sviluppo, edilizia e programmi sociali senza fare debito comune dopo Next Generation Eu e senza mettere in discussione i trattati e il Patto di Stabilità.
Per chi è abituato a ragionare, l’Ursula bis si erge a un’autentica imbonitrice dei parlamentari europei.
Giorgia Meloni di cui lodiamo la coerenza e l’ECR si sono trovati, principalmente schiacciati tra l’incudine e il martello. L’incudine dell’attrazione delle forze tradizionali e il martello dei propri programmi. Le tematiche criticate come il Green Deal sono confermate nell’agenda della Commissione, a danno degli elettori.
Con Meloni resta ai margini l’Italia, ed è la riscossa di Olaf Scholz e Emmanuel Macron, grandi perdenti delle Europee. I quali però non hanno molto da festeggiare. La Francia, che si trova sotto minaccia di procedura d’infrazione, ha visto negato ogni ritorno del debito comune.
Vincono davvero in pochi. Tra i partiti, Renew Europe resta nella stanza dei bottoni dopo un voto che ha visto i liberali scendere da 102 a 77 seggi e dalla dimensione di terzo a quella di quinto gruppo di Strasburgo.
Al di fuori dell’Harem della Commissione UE si sta rafforzando il processo di disaffezione tra l’Europa e la massa degli elettori che l’attuale presidente sembra incorporare.
Tra gli Stati sono pochi quelli che hanno consolidato la loro agenda in Europa. Tra questi, probabilmente, la Spagna di Pedro Sanchez che ottiene mantenimento del Green Deal, programmi edilizi e sociali, commissario per il Mediterraneo.
Poi c’è Orban, additato come spauracchio da Von der Leyen nel discorso per la presunta vicinanza a Vladimir Putin. Orban sarà ancora un elemento da prendere in considerazione per ogni trattativa politica. E questo è un risultato, in un’Europa dove per incidere servirà superare una giungla di veti incrociati nei mesi a venire.
Le opposizioni, per gli spocchiosi burocrati europei sono collocate al di fuori delle stanze del Potere, ma potranno invece costituire il ganglio portante per veicolare l’indignazione e la protesta dei cittadini europei contro le scelte scellerate di una presidente ibrida, già tanto discussa che continuerà a presiedere un Commissione di delegittimati a danno dei Paesi e dei cittadini.
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…sono più o meno in linea con queste osservazioni. Soltanto, penso che essendosi spostata a destra la maggioranza del Parlamento Europeo, certe linee ideologiche (es. quella del commissario per il mediterraneo) rimarranno vuote di contenuti