
Civico20news propone un intervista inedita al Prof Ezio Albrile, eminente storico e antropologo delle religioni, sui temi legati alla Gnosi
Ezio Albrile è uno storico e antropologo delle religioni, che si è occupato in particolare dei rapporti interattivi fra cultura ellenistica e religioni dell’Iran antico. Numerosi sono i suoi contributi riguardanti le differenti espressioni del dualismo antico (orfismo, gnosticismo, etc.). Ha dedicato numerosi lavori alle interazioni tra mondo orientale e fenomeni «misterici» come lo gnosticismo e l’ermetismo. Tra le pubblicazioni più recenti “L’illusione infinita. Vie gnostiche di salvezza” (2017), “Un Karma Occidentale?” (2017), “Almandal. Trattato ermetico di magia salomonica”, in coll. con E. Tortelli(2018), “Il labirinto di Ermete” (2018), “Sogni d’immortalità. Gnosticismo e alchimia” (2019).
Gentile Prof Albrile, La ringraziamo per la Sua cortese disponibilità a trattare, per i nostri Lettori un tema di cui Lei è uno dei massimi esperti: la Gnosi.
Giancarlo Guerreri: Potrebbe definire in una breve sintesi cosa si intende per Gnosi?
Ezio Albrile: Il vocabolo “gnosi” (dal greco gnōsis “conoscenza”, vedi l’inglese knowledge e il sanscrito jñāna) è prevalentemente utilizzato negli studi storico-religiosi per designare un movimento spirituale che enfatizza la conoscenza di segreti divini. Questa “gnosi” si basa sull’esperienza diretta di una rivelazione oppure sull’iniziazione a una tradizione esoterica basata su di essa. Tale “conoscenza” determinò culturalmente un grande segmento del tardo ellenismo. Nel Vangelo di Giovanni 17, 3 si dice: “Questa è la vita eterna, che conoscano te, solo vero Dio, e colui che hai inviato, Gesù Cristo”. “Conoscere” e “credere” sono per l’autore del quarto Vangelo la stessa cosa, un’esperienza irrazionale e intuitiva della rivelazione segreta. Neppure la filosofia dominante all’epoca, il medioplatonismo, rimase immune; essa si richiamava a una tradizione segreta e non scritta che risaliva a Platone stesso, distingueva tra intelletto discorsivo e intuizione, e insegnava i legami dell’anima con la divinità. Gli scritti di Ermete Trismegisto (= Il Tre-volte-grande Ermete) sono immersi nello stesso clima mistico. Questi 18 trattati, tra i quali il Poimandres e l’Asclepio sono i più importanti, presentano variazioni sul tema: l’autore ha elaborato rivelazioni sulla creazione del mondo (da parte di Ermete, cioè il dio egizio Thoth o altre divinità), mescolando materiali tratti dalla filosofia greca, dalla mitologia egizia e dal mondo aramaico-iranico. Probabilmente questi trattati furono scritti nei primi secoli della nostra era, forse ad Alessandria, in una cerchia ermetica, una sorta di loggia massonica, dove si praticavano anche riti sacramentali come una sorta di bagno o battesimo purificatorio, un pasto sacro e un bacio di pace. Il tutto in un universo culturale estraneo al cristianesimo.
G.G.: Dove nasce la gnosi?
E.A.: Dal congresso sulla gnosi di Messina del 1966 si usa distinguere tra “gnosi” in senso generale e uno “gnosticismo” (la “Gnostic Religion” di Hans Jonas) in senso stretto. Lo gnosticismo individua specifiche cerchie esoteriche del primo e secondo secolo in competizione con il nascente cristianesimo e insegna la presenza di una scintilla divina nell’uomo, che è redenta dal suo corrispettivo divino, il suo sé celeste, salvata dal mondo della genesis (nascita) e del thanatos (morte) e ricondotta alla sua origine. Ciò è figurato plasticamente in una variopinta mitologia. Dio è il dio sconosciuto, inconoscibile, non il creatore (il Demiurgo omicida); il mondo è un errore, la conseguenza della caduta di un essere divino (Sophia); l’uomo, cioè l’uomo spirituale, è estraneo al mondo e affine a Dio, e diventerà consapevole della sua essenza più profonda quando ascolterà la parola della rivelazione. Le fonti per la conoscenza di questa corrente spirituale erano fino a qualche decennio fa soprattutto le testimonianze dei Padri della Chiesa (tra cui Ireneo, Ippolito ed Epifanio). A fine Settecento furono ritrovati in Egitto il Codex Askewianus (chiamato così dal dottor A. Askew) e il Codex Brucianus (dal suo scopritore, il viaggiatore scozzese James Bruce). Essi contenevano i seguenti scritti in lingua copta: due libri di Jeu, inizio del III secolo; il IV libro della Pistis Sophia, circa 225 d.C.; Pistis Sophia I, II, III, seconda metà del III secolo. Nel 1945 si sono aggiunti però gli scritti di Nag Hammadi (sul Nilo nell’Alto Egitto, a sud del Cairo). La storia della scoperta è una tragicommedia di cui ho parlato altrove. Alla luce di tutti questi materiali, appare quindi difficile situare a livello spazio-temporale le origini della “gnosi”, che il grande Richard Reitzenstein (1861-1931) identificò nel “mistero iranico del Salvatore salvato”.
G.G.: E’ corretto affermare che gli gnostici tendessero ad identificare il Dio veterotestamentario con la potenza inferiore del malvagio Demiurgo, creatore di tutto il mondo materiale, a differenza del Dio dei Vangeli con l’Eone perfetto ed eterno, il generatore degli Eoni Cristo e Sophia, incarnati sulla Terra rispettivamente come Gesù?
E.A.: Il Dio evangelico c’entra poco o nulla. Il mondo è stato creato da un principio inferiore, il Demiurgo folle e omicida, il grande Arconte, il Diavolo; il Dio vero è agnostos “inconoscibile”, totalmente trascendente. Nel trattato di Nag Hammadi “Il tuono, la mente perfetta”, la Sophia si rivela come la prostituta e la santa, la sposa e la vergine (l’incipit di questo testo è finito anche in una pubblicità televisiva).Si tratta di un paradosso: la Sige (il Silenzio) è la consorte di Dio, mentre la Sophia separatasi da lei, la “prostituta” (prounikos), con la sua lussuria o hybris diventa colpevole della tragedia del mondo.
G.G.: Quali sono e cosa affermano i Vangeli Gnostici?
E.A.: Se prendiamo uno tra i più importanti e significativi Vangeli gnostici, quello di Tomaso, vedremo in esso confluire una serie di “detti” o affermazioni messe in bocca a Gesù nelle quali si ritrovano tutti queli materiali sincretistici di cui abbiamo parlato. C’è una sequenza del Poimandres ermetico che parla della “conoscenza” e della “morte”, di gnōsis e thanatos: chi conosce se stesso ed è cosciente che il desiderio erotico conduce verso la morte, allora conosce il Tutto. Una massima che, in negativo, troviamo nel Vangelo di Tomaso: “Chi conosce il Tutto, ma non se stesso, è privo di ogni cosa”. Il Vangelo di Tomaso tramanda in maniera originale una collezione di 114 sentenze, o logia, attribuite a Gesù, di cui una buona parte si ritrova nei vangeli canonici, particolarmente nei passaggi paralleli tra i vangeli di Matteo e Luca, altri frammentariamente ritrovati nei papiri di Ossirinco (1, 654 e 655). Il Vangelo era già noto a Ippolito e a Origene. Il problema della dipendenza o meno del Vangelo di Tomaso da quelli canonici rimane ancora oggi un problema aperto. L’autore sembra servirsi di fonti giudaico-cristiane, anzi, forse attinge al Vangelo in uso presso la comunità cristiana di Efeso; ed è probabile che proprio questo Vangelo abbia tratto ispirazione da una fonte ermetica.
G.G.: E’ corretto asserire che la Gnosi sia considerata un’eresia perché afferma che la salvezza non giunga da Dio ma dall’uomo attraverso una conoscenza iniziatica che rifiuta la realtà naturale per riplasmarla?
E.A.:Come ho detto, lo gnosticismo dei primi secoli era in diretta competizione col cristianesimo, era “eretico” nel senso che negativizzava totalemente il mondo: il Dio gnostico è quello predicato da Basilide, è ouk on, il “non essente”…
G.G.: La figura di Gesù cosa rappresenta per gli gnostici?
E.A.:è un Salvatore immateriale; ad esempio, per Basilide Gesù è docetico, cioè è un fantasma, dal greco dokein, “apparire”. L’apparizione di Gesù è fittizia, è un ologramma proiettato in una realtà tridimensionale; un modo, condiviso dalla maggior parte degli autori gnostici, di comprendere la persona di Cristo, a cui viene negato ogni attributo umano: non si è incarnato, quindi non ha potuto soffrire sulla croce. Questo sarebbe incompatibile con la sua natura divina: Secondo Basilide, e in tutta la tradizione gnostica, esistono un Cristo spirituale e un Gesù psichico, entrambi immateriali che ingannano e deridono gli Angeli malvagi: il primo, attraverso l’uso di facoltà spirituali, provoca una mutazione nel corpo psichico di Gesù, trasformandone le sembianze in quelle del malcapitato Simone di Cirene, che viene inchiodato alla croce. Irridendo la viglianza degli Angeli malvagi, il Cristo riesce così a risalire presso il Padre.
G.G.: L’Apocalisse copta di Pietro, anche nota come Apocalisse gnostica di Pietro, è un apocrifo del Nuovo Testamento. Come lo potremmo interpretare oggi?
E.A.:Infatti l’apocalisse di Pietro celebra la natura docetica di Gesù; questo lo potremmo interpretare in sintonia con le mode teologiche attuali che dipingono un Gesù simbolico, smaterializzato, privo di storicità, portatore di valori puramente etici e “secolarizzati”.
G.G.: I Rotoli del Mar Morto, scoperti nelle grotte di Qumran cosa rappresentano da un punto di vista gnostico?
E.A.:Sono un un esempio di come questa “gnosi” andasse differenziandosi anche in ambito giudaico.
G.G.: Quali sono i più importanti Padri dello gnosticismo?
E.A.: Uno dei più famosi è certamente Valentino, alessandrino di formazione, che si dichiarava allievo di Teuda, discepolo di Paolo, soggiornò a Roma, dove aspirò anche, senza successo, all’episcopato. Poi si recò a Cipro. Dei suoi vari scritti, lettere omelie e poesie, ci restano pochi frammenti; è l’unico degli Gnostici che ebbe tutta una serie di discepoli conosciuti per nome, tra cui i più importanti furono Tolemeo, Eracleone e Marco il Mago. I quali furono anch’essi capiscuola e insegnarono la loro versione personale della dottrina valentiniana.
G.G.: Sappiamo che vi sono numerose sfumature del pensiero gnostico, esiste un filo conduttore che le unisce?
E.A.: Sì, quella del dimorare nel cuore dell’uomo di una scintilla, una particella luminosa, che lo rende libero dai condizionamenti mondani e consustanziale a Dio, il vero Dio “sconosciuto”.
G.G.: Alla fine di questa “disamina gnostica” pare opportuna una domanda sull’attualità: oggi si fa un gran parlare di “Intelligenza Artificiale”: cosa ne pensa in merito?
E.A.:In termini “gnostici” l’Intelligenza Artificiale è qualcosa di creato dall’uomo e quindi sempre legato alla dimensione “arcontica” e negativa del cosmo. In termini pratici – come mi ha fatto rilevare una cara amica – si tratterebbe di una trasformazione culturale simile a quella avvenuta nel passaggio dall’oralità alla scrittura; una trasformazione sicuramente epocale che al tempo implicò una grande perdita a livello gnoseologico, poiché la “conoscenza” filosofico-religiosa per secoli si trasmise solo oralmente, quindi pregna di significati e sfumature che il testo scritto ha fatalmente azzerato.
Ringraziamo il Prof Ezio Albrile per questa importante testimonianza relativa al pensiero gnostico, con il desiderio di poter continuare un dialogo appena iniziato.
Ottimo articolo
Penso sia accolto con favore solo da persone di elevata cultura.Ma? per chi ama la conoscenza e la ricerca, e” notevolissimo.Di certo non puo’ essere accolto dal pensiero classico( leggi Aristotile, San Tommaso, Cartesio, ecc.
INTERESSANTE ASSAI
Difficile essere così sintetici ed allo stesso tempo efficaci nel cogliere l’essenziale per un tentativo di comprensione di un tema oggettivamente complesso. Complimenti!
Ogni attività gnostica dell’attuale periodo umano ha inizio nella Gnosi Egizia originale di Ermete Trimegisto, che ogni lavoro gnostico di salvezza ha radice nella conoscenza originale, che la liberazione per l’uomo non è possibile se non attraverso la resurrezione dell’uomo ermetico o uomo-Mercurio. Questo è il vero uomo divino che vive di una coscienza illuminata in Dio. La parola del Vangelo “ho chiamato mio figlio dall’Egitto” si riferisce dunque a tale sorgente di ogni lavoro di salvezza.