Incerto l’autore, ricordano i due cugini “liberatori”, il Duca Vittorio Amedeo II e il Principe Eugenio
Nella seconda metà dell’Ottocento la città di Torino inizia ad espandersi oltre la cinta daziaria; nella sua zona nord, tra Madonna di Campagna e la Barriera di Milano, si insediano stabilimenti meccanici e e manifatturieri, favoriti dal corso della Dora Riparia e dal canale della Ceronda; intorno alle fabbriche si costruiscono i primi insediamenti civili.
Serve una chiesa agli abitanti della nascente Borgata Vittoria (all’epoca conosciuta come Borgata Levi), all’epoca molto isolata dal contesto cittadino perché incuneata tra la trincea della ferrovia per Milano e quella per Lanzo; è collegata con la via per Lanzo da un unico ponte che supera la ferrovia.
Nel 1880 si decide di costruirvi un luogo di culto, grazie ad un comitato promotore per la erigenda chiesa; nel 1887 viene eretto un pilastrino con l’effige della Madonna.
L’edificazione di una chiesa può essere un modo per sottrarre la borgata all’isolamento. Il primo progetto è a cura dell’architetto Giovanni Angelo Reycend (1888), per una chiesa a pianta longitudinale; dopo il 1890 il progetto viene modificato e la pianta diventa quadrata ed acquista le sembianze di un fortilizio; questo secondo progetto verrà messo in esecuzione.
Nel 1890 sorge la prima chiesa, in cui viene collocato il dipinto della Madonna della Salute donato dal pittore Enrico Reffo: la Madonna è seduta in trono con il Bambino e con in mano un ramoscello di dittamo; sono presenti due date: 1706, a ricordo della battaglia vittoriosa contro i Francesi, e 1890, anno in cui viene realizzata la tela.
Entrando da piazza Vittoria per l’ingresso principale, si attraversa un cortiletto quadrangolare e circondato da portici. Sulla facciata a capanna, realizzata in pietra e mattoni, spiccano due grandi statue equestri raffiguranti il Duca Vittorio Amedeo II e il Principe Eugenio di Savoia che hanno svolto un ruolo decisivo durante l’assedio di Torino del 1706.
Molte vie e vicoli intorno alla Chiesa ricordano nomi e fatti di quella battaglia, come ho ricordato in un precedente testo del 1° settembre 2023: https://www.civico20news.it/sito/articolo.php?id=48773
L’apertura al pubblico della chiesa avviene in modo provvisorio nel 1903. Mons. Carlo Giaume è il primo rettore di un santuario che poco alla volta sta sorgendo. Del 1916 è l’erezione a parrocchia, scorporando parte della vicina parrocchia Madonna di Campagna. Nel 1927 riprendono i lavori di completamento e il santuario passa in proprietà alla Congregazione dei Giuseppini del Murialdo, l’unico santo sociale di origine torinese, che si festeggia il 18 maggio: https://www.civico20news.it/sito/articolo.php?id=44772
Osserviamo da vicino le due statue sopra accennate.
A sinistra della facciata, è l’altorilievo che rappresenta il Duca Vittorio Amedeo II, a destra il Principe Eugenio. I due monumenti sono stati donati dalla Regina Margherita di Savoia, moglie di Re Umberto I, prima Regina consorte d’Italia (lei è la prima in quanto Maria Adelaide d’Austria, moglie di Vittorio Emanuele II, muore prima della proclamazione del Regno d’Italia).
I due monumenti sono datati 1906 e sono stati firmati dallo scultore Luigi Bonino; al tempo della costruzione e posa in opera si sviluppa una vivace discussione, che sfocia in una causa giudiziaria, tra il Bonino e un altro scultore, Luigi Calderini. Quest’ultimo riceve l’incarico di scolpire le due opere, ne ottiene il regolare pagamento da Casa Savoia, committente degli altorilievi, ma già in un album fotografico dei Giuseppini del 1928 vi è l’attribuzione al Bonino; in un Bollettino del 1937 ricompare l’attribuzione al Calderini. Manca, in ogni caso, allo stato, una documentazione probatoria per designare con certezza l’esecutore, e questo è un altro dei tanti misteri della storia torinese, fra sacro e profano.
Un’altra curiosità riguarda le spoglie del Principe Eugenio, che muore a Vienna il 21 aprile 1736; il suo corpo viene tumulato nella cattedrale viennese di S. Stefano, mentre il suo cuore è conservato nella cripta della basilica di Superga.