
Su iniziativa di una arquatese e di un vogherese
Terra di confine da sempre, fra Piemonte e Liguria, di recente Carrosio ha fatto parlare di sé per una iniziativa dai risvolti sociali. Lo scorso 22 luglio 2023, dopo mezzo secolo, è stato riaperto il forno di Carrosio (AL), in via Odino 92. L’avvenimento è stato ripreso dal Tg3 regionale del 29 dicembre 2023, in una tappa del telegiornale itinerante. Il forno è stato ristrutturato dal Comune, con fondi statali per la messa in sicurezza degli immobili di proprietà comunale e per rivitalizzare il commercio nei piccoli Comuni e affidato in gestione a Maria Chiara Sannino, di Arquata Scrivia (AL), e a Riccardo Rapisarda, di Voghera (PV). Questo forno è aperto a tutta la comunità, in quanto una volta a settimana gli abitanti possono andare a cuocere i loro prodotti. Il locale è aperto dal martedì alla domenica, dalle 7 alle 13. Oltre alle usuali proposte di panetteria, vi si possono trovare alcuni prodotti speciali ispirati alla Val Lemme: il Pan del Tobbio e il Pane LemmeLemme.
Si possono seguire il lavoro e le iniziative della nuova attività attraverso il seguente sito: www.ilfornodicarrosio.it
Raccontiamo, quindi, la storia di questo piccolo paese, un esiguo tassello appenninico fra Piemonte e Liguria (incluso, dal 1859, nella provincia di Alessandria), situato lungo la via della Bocchetta, sull’antico percorso commerciale tra Genova e la Val Padana.
Il territorio è compreso, in epoca romano-imperiale, nell’area libarnese, la frazione Ricoi (Rivi caput) sembra conservarne una labile traccia toponomastica. Esigue sono anche le testimonianze indirette della presenza longobarda nella località, che permangono nelle denominazioni dei colli Erbano (Haribann), Gazego (Gahagi), Garbletta (Wald).
Il borgo è soggetto al dominio obertengo, alla signoria dei Vescovi – Conti di Tortona nel X secolo e a quella degli Adalbertini, Marchesi di Gavi tra XI e XII secolo. Una conferma indiretta dell’esistenza del Comune si può dedurre da una nota d’archivio del 1391, in cui gli uomini di Carrosio ribadiscono il giuramento di fedeltà alla Repubblica di Genova (Archivio di Stato di Genova, Buste Paesi. Carrosio, 5-345, c.l), da cui inizia il suo rapporto con la Liguria: vedremo di seguito come la giurisdizione amministrativa vedrà il paese “spostarsi” più volte fra le due regioni confinanti.
Carrosio è ricordato nelle fonti documentarie a partire dall’anno 1006, mentre le più antiche testimonianze sulle strutture urbane risalgono al 1141, quando la Repubblica di Genova acquista il castello di Aimero, non più esistente, nucleo originario del paese primitivo di cui si hanno notizie fino al XIV secolo.
Si pensa che il castello nasca nella seconda metà del XII secolo, come negli altri quattro comuni dell’alta Val Lemme, per consentire il controllo su questa via di comunicazione: sulla rocca a strapiombo sul fiume, i Marchesi di Gavi costruiscono la fortificazione da cui poter sorvegliare le avanzate dei soldati genovesi. Come risposta, nel 1197 Genova distrugge il castello, che ricostruisce nella stessa posizione quando, pochi anni dopo, si impadronisce del feudo di Carrosio. La fine definitiva del castello risale alla fine del XIV secolo quando, in seguito ad una serie di tumulti, la Repubblica di Genova decise di intervenire: reprime con la forza il dissenso popolare e distrugge, di nuovo e per sempre, la piccola fortezza, che non verrà più ricostruita. Dell’antica struttura sopravvivono una parte delle mura e una torretta di avvistamento, tuttora ben visibili dal fiume; non sono più accessibili i passaggi segreti che mettevano in contatto il palazzo del feudatario con il castello e quest’ultimo con la riva del fiume sottostante.
Fra il XIII e il XIV secolo la Repubblica concede l’investitura di Carrosio a famiglie nobili e consortili della Superba: i Castagna, i Grimaldi, i Di Negro.
La sovranità sul paese viene poi avocata dall’autorità regia, e il feudo di Carrosio assegnato agli Spinola, a cui subentrano nel 1585 i Salvago. Nel 1622 il feudo è diviso tra le famiglie Doria e Imperiali-Lercaro (co-feudatarie fino alla metà del secolo XVIII) e la Repubblica di Genova che, nel 1735, cede i propri diritti a casa Savoia. Tre anni dopo, nel 1625, durante l’invasione delle truppe sabaude, i residenti, spalleggiati da reparti polcevaraschi, depredano l’esercito di Carlo Emanuele I, accampato in prossimità del paese.
Nel 1735 il paese di Carrosio è assegnato al Re di Sardegna Carlo Emanuele III, insieme ad una serie di feudi “internati o affini” nel Genovesato. Nella seconda metà dello stesso secolo, la signoria dei Gavotti e dei Migliorati conclude la secolare vicenda del feudo, che sarà cancellato nel 1798 dall’onda lunga del dominio francese. A Carrosio confluisce un gruppo giacobino (Armata Patriottica Piemontese) che tenta l’azione militare contro il Regno di Sardegna. Accolti senza particolare simpatia dalla popolazione i rivoluzionari, fra i quali sono presenti militari della Repubblica Ligure, insediano nel paese un governo autonomo, e ampliano via via il controllo sulle aree vicine, con azioni nelle valli dell’Orba e della Scrivia. Le turbolenze si protraggono per oltre due mesi, e segnano la vicenda rivoluzionaria di più lunga durata fra i moti insurrezionali che hanno caratterizzato la fine del XVIII secolo in Piemonte.
Dopo questa parentesi, il paese è governato dal comando francese della Divisione di Genova sino al 1802, quando viene aggregato alla Repubblica Ligure. Da questo momento Carrosio segue le sorti di Genova, con la provvisoria incorporazione nell’impero napoleonico (1805) e la definitiva assegnazione al Regno di Sardegna sancita, nel 1815, dal Congresso di Vienna. Compreso, dal 1831, nell’effimera Provincia di Novi Ligure, Carrosio entra a far parte dal 1859, come detto, della Provincia di Alessandria.
Si ringrazia l’Associazione Oltregiogo di Carrosio per la fotografia di copertina.
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