Un angolo di Canavese per i Savoia (di Alessandro Mella)
Non c’è angolo d’Italia che non nasconda reminiscenze, edifici, musei, castelli, residenze ed altre ricchezze artistiche e culturali lasciate in dono al paese dalla Casa di Savoia.
A beneficiare di questo patrimonio ovviamente è anche il Piemonte, il quale fu culla della dinastia fin dallo spostamento della capitale del ducato da Chambery a Torino.
E nel cuore del Canavese, ad Agliè, sorge il magnifico castello ducale che proprio a Casa Savoia appartenne:
Ma il monumento più notabile d’Agliè è il suo castello, o sontuosissimo palazzo, con giardino, parco e serre, e 310 giornate di terreni a coltura variata. Pregiati affreschi di Gian Paolo Ricci da Como, rappresentanti le imprese di re Arduino d’Ivrea, nella gran sala. Magnifiche statue e busti, trasportati da Tuscolo. Antichità etrusche e pompeiane nella seconda sala. Elegante teatro unito al castello, cappella, ameni giardini. Maestoso tempo con dipinti del Cervetti e del Nepote, sulla piazza del Castello, in comunicazione mediante estesa galleria. (1)
Già nel 1500 su questo sito sorgeva un fortilizio medievale secondo i canoni del tempo con mastio, fossati, mura e così via. Un primo rimaneggiamento avvenne nel 1667 per volontà del consigliere di Cristina di Francia, il conte Filippo San Martino, il quale dispose ad Amedeo di Castellamonte il rifacimento della facciata principale e della cappella di San Massimo, unitamente al cortile. Tuttavia, il lavoro si interruppe a causa della morte del committente.
Fu nel 1764 che i conti San Martino decisero di cedere la proprietà alla Casa Reale di Sardegna. Ed i Savoia l’acquisirono volentieri per darne disponibilità, previo restauro ed ampliamento con edificazione della parrocchiale, ai duchi di Chiablese a quel tempo rappresentati da Benedetto Maria Maurizio di Savoia.
Dopo la lunga parentesi napoleonica e l’impiego del complesso come ricovero ci volle l’ascesa al trono di Carlo Felice per poter ridare bellezza ed importanza alla residenza di cui lui e sua moglie letteralmente s’innamorarono favorendo, così, importanti restauri e migliorie.
La stessa Maria Cristina di Borbone favorì i miglioramenti apportati ai giardini ed implementò le collezioni archeologiche e d’arte fino alla sua scomparsa nel 1849.
Fu a questo punto che re Carlo Alberto decise di cedere lo stabile al figlio Ferdinando di Savoia duca di Genova, il quale lo trasmise alla sua discendenza fino al 1939 quando, venuto a mancare nel 1931 Tommaso di Savoia duca di Genova, i figli decisero di cedere il castello alle istituzioni nazionali. I Genova amarono molto questa residenza ove si portavano sempre volentieri:
Torino. Il giorno 7 luglio S. A. R. il Duca di Genova partiva alla volta di Cuorgnè dove si portava a posare la pietra fondamentale del ponte sull’Orco. A mezzogiorno incirca di ieri si compieva quella funzione in mezzo a molto concorso. Dopo di che, S. A. R. si recava al castello di Agliè, dove oggi avrà luogo un pranzo, dato in onore della Duchessa sua sposa, con 50 più convitati. (2)
Lo stesso arrivo dei duchi ad Agliè riscuoteva l’interesse del pubblico e veniva vissuto dalla comunità come un evento. (3)
Alla futura regina Margherita, diventata principessa di Piemonte per matrimonio, ma nata nobile dei duchi di Genova, restò sempre il ricordo di quella bella residenza al punto da chiederne una riproduzione pittorica quando dovette passare gran parte del suo tempo a Roma. (4)
Fino al 1939, dunque, il palazzo fu assai frequentato dai suoi proprietari finché non passò allo stato. Ma venne un’altra guerra, la crisi del regime e l’armistizio dell’8 settembre 1943 con i saccheggi di quelle ore convulse. E poi la guerra civile italiana, i mille drammi e l’ingegno di fior di truffatori e banditi intenti a lucrare sulla caotica situazione. Anche il Castello d’Agliè si trovò ad essere oggetto di una buffa truffa nei mesi della Repubblica Sociale Italiana:
Il castello di Agliè venduto da un avventuriero che si spacciava per medico-specialista. Abbiamo nelle edizioni di mercoledì mattina data notizia delle gesta truffaldine del sedicente marchese don Giovanni Hernandez de Villanueva (…). Ora è risultato che l’avventuriero. nel breve tempo in cui fu ospite della nostra città, riuscì a portare a compimento un altro imbroglio, dal quale ricavò una cospicua somma. Ad una dama dell’aristocrazia che aveva conosciuta casualmente per averle curata la nipote (…), aveva narrato d’essere incaricato da parte di alte personalità di costituire un gruppo di personaggi nobiliari per riscattare il castello ducale di Agliè allo scopo di evitare che cada in mani profane e poterne invece assicurare la conservazione. Aggiunse che il prezzo del riscatto era di 30 milioni e che già tre appartenenti al patriziato subalpino, di cui faceva il nome, avevano sottoscritto per 24 milioni. La dama interpellata volle sottoscrivere per i rimanenti 6 milioni e non avendo disponibile in contanti la somma di 600 mila lire, quale decimo della quota che li marchese pretendeva per la validità dell’impegno gli versò in acconto 275 mila lire, con l’intesa che li 16 corrente gli avrebbe consegnate le rimanenti 325 mila lire. Senonché proprio due giorni prima il sedicente marchese-medico si affrettava con la fedele segretaria a lasciare insalutato la pensione perché si era accorto che erano state segnalate le sue attività alla Polizia. (5)
Oggi il palazzo, dopo tanti momenti difficili, crisi, rischi, ruberie e tante vicende è finalmente tornato al suo splendore dopo restauri e campagne di recupero che l’hanno reso un vero gioiello per il Canavese, il Piemonte e l’Italia.
Uno scrigno di storia sabauda e di cultura, di memoria e di ricordi, un ritratto di noi stessi. Di quel passato che ci appartiene, di quella dinastia millenaria, i Savoia, che diede se stessa per fare l’Italia una e che oggi, al netto di tutte le bufere della storia, dobbiamo ricordare come patrimonio della memoria e dello spirito.
Alessandro Mella
NOTE
1) Strafforello, Gustavo, La Patria, Geografia dell’Italia, Volume II Provincia di Torino, Unione Tipografica Editrice, Torino, 1891, p. 248.
2) La Fratellanza, 52, Anno IV, 10 luglio 1850, p. 4.
3) Con convoglio speciale a 8,55 del 7 partirono da Torino per il reale castello di Agliè il Duca di Genova coll’augusta sposa la principessa Isabella, accompagnati dalla contessa Radicati di Brozolo, dama di palazzo, e dal conte Candiani D’Olivola, aiutante di campo (Gazzetta d’Alba, 23, Anno II, 9 giugno 1883, p. 4).
4) Agliè. La principessa Margherita ha ordinato al cav. Pittara, valentissimo pittore in Roma, di farle un quadro storico sul Castello di Agliè di cui, come è ben noto, conserva gratissima memoria, avendovi passati gli anni d’infanzia. (Gazzetta del Popolo, 136, Anno XXVII, 16 maggio 1874, p. 6).
5) Ibid., 239, Anno XCVII, 27 agosto 1944, p. 2.
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