Il 30 aprile 1651 nasce a Reims il fondatore dei Fratelli delle Scuole Cristiane
A Torino troviamo memoria del fondatore del Fratelli delle Scuole Cristiane, oltre che al Collegio San Giuseppe, nella via che porta il suo nome, nel quartiere di Porta Palazzo. Al civico numero 6, nel 1994, chiude l’ultima sezione della Scuola Vittorio Amedeo III, appartenuta all’OMI (Opera Munifica Istruzione), già ROMI (Regia Opera Mendicità Istruita). In precedenza, nel 1986, aveva chiuso i battenti la scuola di via delle Rosine, ubicata nel palazzo oggi occupato da “Camera”, moderno spazio espositivo dedicato alla fotografia.
Questa lunga e grande storia sociale di formazione ed istruzione popolare è stata raccontata da Carlo Carrera, nel libro Brevi cenni sulla Regia Opera della Mendicità Istruita in Torino, stampato dalla Tipografia Bona, nel 1878, in Torino. Un altro volume, senza data e senza autore, è stampata dalla Tipografia Carlo Boscassi, con il titolo Statuti e regole della R. Opera della Mendicità istruita.
Giovanni Battista de La Salle, il fondatore del Fratelli delle Scuole Cristiane, nasce a Reims, in Francia, il 30 aprile 1651: maggiore di undici fratelli, appartiene ad una delle famiglie più importanti della città. Fin da ragazzo, si sente inclinato al sacerdozio; a sedici anni diventa Canonico della Cattedrale e riceverà l’ordinazione sacerdotale all’età di 27 anni.
Poco tempo dopo, si ritrova impegnato ad aiutare un gruppo di maestri, che tentano di fondare una scuola per ragazzi poveri, “impressionato per l’abbandono dei figli degli artigiani e dei poveri”. Si unisce, così, a quei maestri e fonda con loro una comunità laicale, che prende il nome di “Fratelli delle Scuole Cristiane”, una Congregazione di religiosi insegnanti (non sacerdoti) dedicata all’insegnamento popolare gratuito.
La sua vita sarà un alternarsi di momenti di gioia e di persecuzioni, oltre a dure prove, proprio per la sua decisione di occuparsi della condizione dei poveri.
Fonda scuole popolari e gratuite, centrate sulla formazione integrale della persona, quando gli Stati non hanno ancora un sistema educativo; promuove il lavoro di gruppo, impegna gli educatori perché siano sempre in mezzo ai ragazzi, “dalla mattina alla sera”
A quest’opera dedica tutta la vita ed ogni energia, sempre attento alla formazione dei suoi religiosi, Fratelli e maestri. Per lui i docenti sono educatori per vocazione; la loro missione è un autentico “ministero” educativo; essi collaborano all’ «opera di Dio». Crea “Centri di formazione” per la preparazione degli insegnanti. Per i Fratelli e per gli alunni delle scuole, scriverà molte opere di carattere spirituale, catechistico e pedagogico.
Muore il 7 aprile del 1719. Le sue ultime parole riassumono l’atteggiamento di tutta una vita: “Adoro in tutto, la volontà di Dio a mio riguardo”. La sua opera lo colloca fra i maggiori promotori dell’educazione popolare, prima in Francia, poi nel mondo intero.
Egli introduce nell’apprendimento il “metodo simultaneo”, dividendo gli alunni in classi, secondo l’età, in sostituzione del “metodo individuale”; privilegia nell’insegnamento la lingua materna (francese) invece del latino; organizza per primo le “Scuole serali” e le “Scuole domenicali” per gli studenti lavoratori, è l’ideatore dell’insegnamento a indirizzo tecnico, commerciale e professionale; si prende cura dell’educazione di giovani condannati alla reclusione e dei figli dei nobili irlandesi rifugiati in Francia.
Approfondiamo ancora la sua ricca biografia. Nella natia Reims, collabora all’attività delle scuole fondate da Adrien Nyel, un laico votato all’istruzione popolare, che non hanno fortuna a causa di maestri poco istruiti e privi di stimoli.
L’opera del de La Salle parte, forse, da qui e da questa intuizione: occorre formare i maestri, affinché possano trasmettere istruzione e cultura, e formare a loro volta altre persone.
De La Salle riunisce i maestri di Nyel in una casa comune, vive con loro, studia e li fa studiare, osserva i metodi e l’organizzazione di altre scuole. Comunica a questi primo gruppo la gioia dell’insegnamento, li appassiona a un metodo che da “ripetitori” li trasforma in autentici “insegnanti”; inoltre, abolisce le lezioni in latino, non compreso dal popolo, e introduce in ogni materia la lingua francese.
Da quel primo nucleo si sviluppa nel 1680 la comunità dei “Fratelli delle Scuole Cristiane”, un sodalizio di educatori laici, vicini al mondo che devono istruire nella fede, nel sapere e nelle professioni; vestono una tonaca nera con pettorina bianca, con un mantello contadino e gli zoccoli, e sotto la guida del Fondatore si aprono man mano altre scuole.
Nel 1687 esiste già un Noviziato; nel 1688 i Fratelli sono chiamati ad insegnare a Parigi, dove, in un solo anno, gli allievi superano il migliaio.
Dopo il successo iniziale, arrivano le battaglie e le difficoltà. Il Fondatore si trova via via attaccato dall’alto clero di Parigi, da alcuni parroci e dall’autorità civile, dai cattolici integralisti e dai giansenisti, fino a ritrovarsi esautorato. In quel difficile travaglio, quasi isolato, egli si immerge nello studio, nella penitenza e nella meditazione. Giunge perfino a dubitare della propria vocazione per la scuola e si accusa di nuocere alla stessa opera, ma continua a dedicarle ogni energia, scrivendo e insegnando per il futuro dei Fratelli, che andranno ben oltre i confini della Francia e dell’Europa.
La sua fede e la sua costanza lo faranno resistere, anche se da Parigi dovrà trasferire la comunità dei Fratelli nel paesino di Saint-Yon, presso Rouen. E la semina intrapresa continua a dare frutti, come in una parabola evangelica: nascono le scuole per gli adulti, le scuole per i maestri, gli istituti d’istruzione nelle carceri, i collegi “di istruzione civile a pagamento”; i suoi libri, i trattati e i “sillabari” guidano l’opera dei maestri lasalliani.
Quando Giovanni Battista de La Salle muore, nella piccola Saint-Yon, le sue case sono già 23 e gli allievi circa diecimila. Ai funerali accade qualcosa di imprevedibile: trentamila persone si riversano in paese per dargli l’ultimo saluto, una risposta corale e collettiva alle persecuzioni subite.
Papa Leone XIII lo canonizza nel 1900; cinquant’anni dopo, Pio XII lo proclama “patrono celeste presso Dio di tutti gli insegnanti”.
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