L’odio e il livore non svaniscono neppure dinanzi alla morte.
Il 31 dicembre scorso Papa Benedetto XVI ha rimesso l’anima nella mani di Dio e ha lasciato questo mondo per riunirsi ai suoi cari nella Gerusalemme del Cielo.
Da tutto il mondo sono arrivati messaggi di stima, vicinanza, apprezzamento ed affetto per il Papa teologo che ha istruito, corretto ed ammonito i Cattolici per oltre quarant’anni, prima come Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede (ex-Sant’Uffizio) e poi da Romano Pontefice.
Come sempre accade in questi casi la potente Lobby LGBT non ha fatto mancare i suoi messaggi di contrarietà al buon gusto e di odio verso il Vicario di Cristo in terra.
A qualche giorno dalle Esequie del compianto Benedetto XVI abbiamo voluto porre l’accento sulle inopportune – e davvero non necessarie – parole di alcuni esponenti del mondo Gay.
Vladimiro Guadagno, conosciuto al grande pubblico con lo pseudonimo di Vladimir Luxuria, ha tenuto a sottolineare che Ratzinger era “al limite dell’ossessione, su tutti i temi e le leggi che potessero favorire le nostre vite, i nostri affetti. Sicuramente mi dispiace per la perdita dell’uomo, ma non posso essere ipocrita e dimenticare le ingerenze e le dichiarazioni molto forti contro di noi. Quella che mi ferì in modo più forte fu il definire l’omosessualità “socialmente pericolosa”, quella frase ha eretto il muro più grande tra noi e il Vaticano. Ha etichettato le nozze gay come “il potere antispirituale dell’Anticristo” o come autodistruzione della società”.
A Guadagno nessuno chiedeva di essere ipocrita, per carità, ma per lo meno di tacere dinanzi al corpo freddo del Pastore della Chiesa Universale, pianto da milioni di fedeli. Almeno dinanzi alla morte bisognerebbe avere il buon gusto e la decenza di fermarsi.
Rosario Coco, noto esponente di “Gaynet”, ha invece tracciato un dettagliato elenco dei motivi per cui la morte di Benedetto XVI è stata una boccata d’ossigeno per le Lobby Gay: “Se ne va un Papa responsabile di anni e anni di barricate contro il cambiamento della Chiesa sul fronte dei diritti umani e civili. Di lui ricorderemo la lettera per la Cura delle persone omosessuali del 1986, che reprimeva sul nascere qualsiasi dialogo tra la Chiesa e le organizzazioni lgbtq+, le posizioni contro l’uso del preservativo per contrastare l’HIV in Africa, la fiera opposizione ai DICO nel 2007, gli attacchi alle coppie omosessuali definite un pericolo per la pace, la battaglia contro il testamento biologico all’epoca del caso Englaro, le dichiarazioni che additavano il ’68 tra le concause della pedofilia nella Chiesa”.
Coco ha fatto un elenco lungo ma non esaustivo. Il Cardinal Joseph Ratzinger prima, e Papa Benedetto XVI poi, ha portato semplicemente nel Magistero della Chiesa ciò che la Chiesa Cattolica dice in modo chiaro e netto da 2000 anni.
Quello che il mondo LGBT non riesce a capire è che nessuno obbliga ad essere Cattolici. Chi sceglie, liberamente e volontariamente, di essere Cattolico sa che non può accettare le unioni omosessuali, la pratica sessuale dell’omosessualità, la concessione di bambini alle coppie LGBT e il sesso libero (causa della maggior parte delle infezioni da HIV).
Benedetto XVI non si è inventato nulla ma ha semplicemente difeso in modo teutonico ciò che la Chiesa e la Dottrina della Fede insegnano senza fraintendimenti da due millenni.
Il mondo LGBT si dice molto più affezionato e vicino a Jorge Mario Bergoglio. Quante volte abbiamo sentito pronunciare questa frase ad Alessandro Cecchi Paone nei vari talk show televisivi!
Il problema è che – per quanto Bergoglio appaia tenero con la Lobby LGBT – il Magistero della Chiesa non cambia e, a tutt’oggi, la Conferenza Episcopale Italiana è chiamata a vigilare sui seminari affinché non vi siano studenti gay.
A chi ha la memoria corta tocca rammentare che, nel 2018, Jorge Mario Bergoglio, rivolgendosi alla CEI riunita in sessione plenaria – parlando del “problema dell’omosessualità” – disse: “Abbiamo affrontato la pedofilia e presto dovremo confrontarci anche con quest’altro problema”.
Bergoglio definisce l’omosessualità “un problema”.
Bergoglio, quello del “chi sono io per giudicare”, sicuramente è più progressista di Benedetto XVI ma è anche vincolato dal Magistero, dalla Dottrina e dalla Santa Bibbia che – sul caso specifico dell’omosessualità – sono molto chiare e inequivocabili.
Sicuramente torneremo a trattare questo tema visto che, lo vediamo dai numeri, è molto sentito e dibattuto.