La scrittrice sarda ha offeso milioni di Cristiani in tutta Italia prendendosela con la fede dei semplici.
In vista del Santo Natale, solennità che unisce miliardi di Cristiani in tutto il mondo, la scrittrice Michela Murgia si è concessa il lusso di insultare chi crede in Gesù Bambino e nel presepe.
Tutto questo lo ha potuto fare con l’appoggio de “La Stampa” e del suo direttore Massimo Giannini che nella Murgia ripone stima ed apprezzamento.
Ciò che lascia l’amaro in bocca è che la signora Murgia ha insegnato Religione Cattolica – su nomina del vescovo – per ben sei anni ed è cresciuta nel grembo dell’Azione Cattolica Italiana di cui è stata anche referente regionale per il settore giovanile.
Ci si chiede come una persona come la Murgia possa rinnegare ciò in cui ha creduto pur di fare audience, e ci si chiede anche quanti Cristiani leggeranno ancora “La Stampa” dopo il pessimo articolo sponsorizzato e caldeggiato da Giannini ed il suo entourage.
Sulle colonne del giornale di Torino, infatti, la passionaria sarda ha osato scrivere che “I cattolici amano un Dio bambino perché rifiutano la complessità” che, in soldoni, può essere tradotto con: “I cattolici sono tutti scemi e allora si attaccano alla figura di un bambino che non può parlare e non li può ammonire”.
Una vergogna! Michela Murgia non ha rispetto per niente e per nessuno e non si ferma neppure dinanzi alla religione, alla religiosità popolare e all’intimità del cuore delle persone.
Secondo la Murgia – che non è né teologa né biblista – “intorno alla nascita di Cristo è stata costruita una retorica di tenerezza zuccherosa che non trova alcun riscontro biblico. Nelle Scritture il racconto della nascita di Gesù somiglia infatti più alla trama di un film drammatico, sebbene cominci da un innesco piuttosto banale, di quelli in cui potremmo presto o tardi incappare tutti: si parte da un viaggio scomodo intrapreso per obbligo burocratico imposto dal governo”.
Sciocchezze scritte da una donna che, con tutta evidenza, non si è mai soffermata a meditare sui Vangeli dell’Infanzia e che non ha mai fatto un esercizio di esegesi biblica del testo.
I Cristiani venerano il Bambinello non perché “rifiutano la complessità” ma perché hanno ben chiaro che “Fin dalla nascita Egli non appartiene a quell’ambiente che, secondo il mondo, è importante e potente. Ma proprio quest’uomo irrilevante e senza potere si rivela come il veramente Potente, come Colui dal quale, alla fine, dipende tutto. Gesù è nato in una stalla, in un ambiente poco accogliente – si sarebbe tentati di dire: indegno – che comunque offriva la necessaria riservatezza per l’evento santo. Nella regione intorno a Betlemme, si usano da sempre grotte come stalla”. [1]
A dire queste cose non è un pennivendolo qualunque ma il fine teologo Benedetto XVI che il mondo intero ha stimato sia come docente di Teologia che come Romano Pontefice della chiesa universale.
Se la Murgia avesse letto “L’infanzia di Gesù” avrebbe evitato di fare una brutta figura scrivendo che “il racconto della nascita di Gesù somiglia più alla trama di un film drammatico”.
Leggendo il racconto evangelico, invece, ci sono parole di tenerezza, d’intimità, di calore famigliare. Mai in un testo drammatico si sono trovati aspetti così tipici della narrazione affettiva. La Murgia, evidentemente, non ha mai aperto il Vangelo e non ha mai approfondito il tema dell’Avvento e del Natale leggendo i testi dei Dottori della Chiesa che, con tutta evidenza, ne sanno qualcosa in più di lei.
L’onorevole Alfredo Antoniozzi, “Fratelli d’Italia”, raggiunto dagli organi di stampa per commentare il patetico e penoso attacco della Murgia alla cristianità universale, ha detto: “Murgia offende i credenti riducendo la Natività a una sorta di ludismo contemporaneo. Una cosa veramente fuori dal mondo che nessun grande pensatore ateo ha mai manifestato”.
Purtroppo il mondo dei media – noi compresi – ha dato spazio ed importanza alla signora Murgia ed alle sue farneticanti considerazioni sul Natale. Non si poteva tacere. Era necessario che qualcuno dicesse alla scrittrice sarda di aver scritto delle amenità senza fondamento e senza un minimo di criterio logico.
Molti Cattolici, da noi raggiunti in questi giorni, si aspettano che arrivi una forte presa di posizione da parte della Santa Sede. Il Vaticano non può tacere dinanzi ad una donna che, con evidente livore, usa malamente il Vangelo per sostenere ed avvalorare le sue tesi sinistroidi condivise, peraltro, solo dal suo amico e collega Roberto Saviano.
Seguiremo senz’altro la vicenda con la speranza che la signora Murgia comprenda il suo errore e chieda scusa a quanti si sono sentiti offesi dalle sue teorie assolutamente fuorvianti.
[1] Benedetto XVI, L’infanzia di Gesù, pagine 80-81, Libreria Editrice Vaticana, 2012.