Ancora problemi al Carcere di Cuneo. La Polizia Penitenziaria non ne può più.
“Civico 20 News”, come ha fatto spesso, torna a parlare di carcere e di situazioni deplorevoli in cui si trova a dover operare la Polizia Penitenziaria.
Abbiamo appreso che alla Casa Circondariale di Cuneo, c’è stata l’ennesima rissa fra detenuti che – com’è immaginabile – ha messo in difficoltà il personale della Polizia Penitenziaria, ormai allo stremo.
L’Organizzazione Sindacale Autonoma di Polizia Penitenziaria (OSAPP), tuona: “Il penitenziario di Cuneo è completamente dimenticato dall’amministrazione centrale”.
Questa cosa ha dell’incredibile se si pensa che il Sottosegretario di Stato al Ministero della Giustizia, Andrea Delmastro Delle Vedove, “Fratelli d’Italia”, è nativo di Gattinara, in provincia di Vercelli, e, dunque, dovrebbe ben conoscere la situazione del penitenziario cuneese.
Invece, a detta dell’OSAPP, all’interno della Casa Circondariale di Cuneo ci sono ben settanta detenuti, su quattrocento, che sono stati inviati al “super carcere” del Capoluogo “per motivi di sicurezza, perché hanno creato disordini in altri istituti”.
Come mai il Dipartimento per l’Amministrazione Penitenziaria (DAP) non riesce a comprendere che questa è “una situazione non gestibile poiché mancano sovrintendenti ed ispettori, nonché un dirigente comandante di reparto per un Istituto considerato di primo livello”?
Non si capisce davvero il motivo per il quale, l’ex Procuratore aggiunto della Procura della Repubblica di Venezia, Carlo Nordio, attuale Ministro della Giustizia in quota “Fratelli d’Italia”, non prende una posizione netta su questa questione.
La Polizia Penitenziaria di Cuneo, per mezzo del suo sindacato, tiene a sottolineare che “è dovuto intervenire più volte il Gruppo Operativo Mobile della Polizia Penitenziaria che lavora all’interno del medesimo carcere per supportare i colleghi”.
Per i profani – e per chi non se ne interessa – “Civico 20 News” sottolinea che il Gruppo Operativo Mobile (GOM) “è il reparto specializzato della Polizia Penitenziaria cui la legge demanda la custodia dei detenuti sottoposti al regime speciale (art. 41-bis comma II quater introdotto dalla legge 354/1975 e da ultimo modificato dalla legge 70/2020)”.
Che alla Casa Circondariale di Cuneo si debba impiegare un reparto specializzato nella lotta alla mafia, per occuparsi di manigoldi e criminali da “quattro soldi”, è vergognoso. Le politiche radicali degli ultimi cinquant’anni hanno devastato i ruoli dello Stato e hanno trasformato qualsiasi atto di coercizione e forza in “atto squadrista”, “atto fascista”, …
Un Paese civile e democratico non può andare avanti con questo andazzo.
Dall’OSAPP tengono a dire che è “inaccettabile il silenzio della politica e delle istituzioni per far fronte a questo dramma e a questa escalation di violenze”.
Diversi nostri lettori si sono chiesti che cosa stiano facendo per la Polizia Penitenziaria il Senatore Giorgio Maria Bergesio, “Lega”, e l’Onorevole Monica Ciaburro, “Fratelli d’Italia”, che sono stati eletti dall’elettorato della Provincia di Cuneo e che, in campagna elettorale, si sono riempiti la bocca con parole di solidarietà agli Agenti che lavorano nelle carceri.
Chi lavora nelle carceri vive una situazione di stress, minacce, vessazioni ed aggressioni da parte dei detenuti. Per l’opinione pubblica, però, la colpa è di chi indossa una divisa e, ogni tanto, troppe poche volte, usa il manganello per rimettere ordine e disciplina dove sono scomparsi.
Non serve a nulla dire: “Stiamo con le Forze dell’Ordine senza se e senza ma” se alle parole non si fanno seguire i fatti.
Il Prefetto di Cuneo, dottor Mariano Savastano, intervenga con prontezza e porti al Governo Italiano il grido accorato e sofferente del personale di Polizia Penitenziaria. Non si può abbandonare chi rende sicure le nostre città e difende, con la sua stessa vita, le libere Istituzioni.
Nelle carceri, per colpa del gravissimo sottorganico, entrano droga, telefoni cellulari, sostanze alcoliche, farmaci illegali, … Lo Stato deve fare lo Stato e non può permettere a quattro galeotti di sovvertire l’ordine costituito.
Noi, statene certi, torneremo a parlare di questo tema perché siamo giornalisti – da sempre – dalla parte di chi indossa una divisa.