Jorge Mario Bergoglio intratteneva rapporti cordiali sia con padre Rupnik che con Monsignor Welby.
In queste ore tutte le agenzie di stampa, nazionali e non, hanno ribattuto la notizia delle dimissioni (estremamente tardive) dell’amico di Jorge Mario Bergoglio, Monsignor Justin Welby, Arcivescovo di Canterbury e Primate della Chiesa Anglicana.
Il 12 novembre 2024 passerà alla storia per aver visto la rassegnazione delle dimissioni da parte dell’Arcivescovo di Canterbury che, dopo dodici anni, ha ammesso di aver insabbiato – pur sapendolo – “il caso di un volontario accusato di abusi sessuali su giovani uomini”, come fanno sapere da “Vatican News”.
Sul sito web ufficiale della Chiesa d’Inghilterra, denominato “The Church of England”, si legge: “Dopo aver chiesto il cortese permesso di Sua Maestà il Re, ho deciso di dimettermi da Arcivescovo di Canterbury. Quando sono stato informato, nel 2013, e mi è stato detto che la Polizia era stata avvisata, ho creduto erroneamente che sarebbe seguita una risoluzione appropriata”.
Parole che fanno tremare i polsi. Monsignor Welby sapeva dal 2013 degli abusi sessuali compiuti da John Smyth ma, nonostante ciò, non ha fatto nulla. Ha colpevolmente deciso di tacere per tenersi ben stretta la sua posizione privilegiata all’interno della Chiesa d’Inghilterra e del Regno Unito.
Per smarcarsi da quanto accaduto ha poi aggiunto: “Spero che questa decisione chiarisca quanto seriamente la Chiesa d’Inghilterra comprenda la necessità di un cambiamento e il nostro profondo impegno nel creare una chiesa più sicura. Mentre mi dimetto, lo faccio con dolore per tutte le vittime e i sopravvissuti agli abusi”.
Questa decisione, va detto, non chiarisce proprio nulla. Se la Chiesa d’Inghilterra avesse “un profondo impegno nel creare una chiesa più sicura”, Monsignor Welby si sarebbe attivato, già nel 2013, per denunciare e metter fine alle nefandezze compiute da John Smyth.
Ma Monsignor Welby usa il giochino della vittima e scrive: “Gli ultimi giorni hanno rinnovato il mio profondo e sentito senso di vergogna per gli storici fallimenti della tutela della Chiesa d’Inghilterra. Per quasi dodici anni ho lottato per introdurre miglioramenti. Spetta ad altri giudicare cosa è stato fatto”.
Ci si aspetta che anche Re Carlo III prenda una posizione, visto che è il Capo della Chiesa d’Inghilterra, e chieda perdono alle vittime del soggetto indagato e della complicità, fatta di silenzi omertosi, della Chiesa Anglicana e di Monsignor Welby.
C’è da chiedersi se la consorte di Monsignor Welby, la signora Caroline, sapesse del silenzio complice e reticente del marito.
Anche perché, per detta dello stesso Arcivescovo di Canterbury, “Caroline ha guidato il programma per i coniugi durante la “Lamberth Conference” e ha viaggiato instancabilmente nelle aree di conflitto sostenendo i più vulnerabili, le donne e coloro che si prendono cura di loro a livello locale”.
Pensare che, solo l’anno scorso, Monsignor Welby, parlando di Bergoglio, disse che l’Inquilino di “Casa Santa Marta” ha “una notevole apertura nell’approccio alla morale. Cerca di guardare i problemi attraverso una lente diversa, in un modo diverso”.
I maligni potrebbero chiedersi: Welby aveva forse confidato il suo omertoso silenzio a Bergoglio? Perché parlare di morale e di “guardare i problemi attraverso una lente diversa”?
Forse Monsignor Welby si è trovato in confidenza con Bergoglio visto che questo – anziché scomunicare e ridurre allo stato laicale padre MarKo Rupnik– ha “deciso di derogare alla prescrizione per consentire lo svolgimento di un processo all’ex-gesuita e noto artista, accusato di abusi psicologici e sessuali di alcune religiose”.
Bergoglio, infatti, è prontamente intervenuto contro don Alessandro Maria Minutella, don Enrico Bernasconi, fra Celestino della Croce e don Ramon Guidetti che – a differenza di padre Rupnik – non hanno compiuto abusi psicologici e sessuali.
Nei confronti di padre Rupnik, Bergoglio ha adottato un comportamento comprensivo e conciliante inspiegato ed inspiegabile. Come mai? Forse perché membro della Compagnia di Gesù come lui?
Bergoglio, a quanto riportano fonti vaticane, “è fermamente convinto che se c’è una cosa che la Chiesa deve imparare dal Sinodo è ascoltare con attenzione e compassione coloro che soffrono, soprattutto coloro che si sentono emarginati dalla Chiesa”.
Ah sì? Per quale motivo, allora, non ha ascoltato i preti del Sodalizio Sacerdotale Mariano ma li ha condannati senza un regolare e paterno incontro?
Ah già, Bergoglio non ha tempo per i sacerdoti; egli deve andare a casa di Emma Bonino, nota procuratrice di aborti, per portarle fiori e cioccolatini.
La questione delle molestie, delle vessazioni e della pedofilia nelle chiese è ormai cosa nota. Sicuramente ci si troverà a riparlarne.
Concludo che non è necessario il matrimonio dei preti per tenerli in equilibrio emotivo; infatti gli anglicani si sposano ma hanno gli stessi vizi dei cattolici. Mi verrebbe da definire con una parolaccia il modo di vivere la vocazione religiosa; non so se i preti non si vergognino davanti a Dio e agli uomini per il tradimento ai voti di povertà-castità-obbedienza. Dei primi due si può dire che non se ne curano, e dell’ obbedienza ( penso ai cattolici) stiamo vedendo esempi sfavillanti in questo periodo in cui il falso papa tiene sotto controllo tutto il clero con polso duro, tanto che se qualcuno gli si oppone passa subito alla scomunica.Le uniche che regnano incontrastate sono la Bonino e Vladimiro , perché per loro le porte sono sempre aperte e anche per Rupnik e Mc Carry che hanno avuto considerazione e alte cariche diplomatiche. Penso di nuovo alla parolaccia di prima, non ne posso fare a meno