Una ricerca del dr. Francesco Aragno che mette in evidenza una tattica ardita e agile dei Bersaglieri in questo conflitto
I Bersaglieri, una componente del Corpo di Spedizione Sardo- Piemontese nella Guerra di Crimea (1853-1856), era costituito da circa 2700 fanti piumati su di un totale iniziale di 18.000 uomini (poi aumentato fino a 21.000 con i rincalzi).
La Relazione ufficiale, del Comandante Generale del Corpo di Spedizione Sardo-Piemontese generale Alfonso La Marmora, al Re, al Governo e al Parlamento Subalpino è molto dettagliata in merito e facilmente consultabile.
Tuttavia ci sono aspetti inediti e curiosi, che riguardano il Corpo di Spedizione Sardo-Piemontese e che vengono riportati da relazioni ufficiali, dalle Autorità militari degli eserciti alleati e da storici dell’ottocento.
Al riguardo il dr. Francesco Aragno ci segnala un episodio che riguarda l’arditezza e la capacità mimetica dei Bersaglieri in un’operazione militare di competenza dei Sardo Piemontesi. L’episodio in oggetto “Azione militare del 25 maggio 1855 nella piana di Balaclava con i sardo-piemontesi” è riportato al Capitolo X de “ La Spedizione Sarda in Crimea nel 1855-56 – Narrazione di Cristoforo Manfredi” – compilata colla scorta dei documenti esistenti nell’Archivio del Corpo di Stato Maggiore – Con Tavole – Voghera Enrico Tipografo Editore del Giornale Militare – Roma, 1896.
Come già ampiamente ribadito in articoli precedenti, le curiosità e le peculiarità storiche di “eventi” di portata “minore”, sono in ogni caso elementi importanti per arricchire e valorizzare l’immagine di questi.
L’evento in questione resta un riconoscimento storico delle caratteristiche di agilità, di disciplina e arditezza operativa dei Bersaglieri. Caratteristiche queste contemplate nel Decalogo di Alessandro La Marmora e forse “uniche” nel contesto militare dell’epoca. Un motivo di orgoglio dei Fanti Piumati.
Ringraziamo il dr. Francesco Aragno per l’interessante ricerca che pubblichiamo integralmente e per la sua preziosa e costante collaborazione.
Buona lettura (m. b.)
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Guerra di Crimea – Azione militare del 25 maggio 1855 nella piana di Balaclava con i sardo-piemontesi
Da varie notti i russi lavoravano in silenzio alle fortificazioni ed al mattino di martedì 22 maggio 1855 i francesi si accorsero che avevano costruito un bastione da cui avrebbero potuto colpire alle spalle le loro trincee. Questo tentativo era ancora più ardito dell’opera demolita il 2 maggio e la mattina stessa, appena si resero conto dello scopo e l’importanza delle nuove opere, Pélissier diede ordine che al cadere della notte le opere venissero assalite e demolite.
Le forze destinate all’operazione, agli ordini del generale Pàté, consistevano in otto battaglioni di fanteria, alcune compagnie di cacciatori, altre del genio, tutte le milizie della Legione Straniera ed altri reparti di riserva che si mossero in silenzio, alle 9 di sera.
I russi si accingevano a riprendere i lavori e, come al solito, stavano disponendo le forze di copertura a difesa dei lavoratori.
Si scatenò una mischia furibonda al buio ed i francesi cacciarono i russi, ma questi tornarono in forze e la lotta prosegui più accanita e sanguinosa di prima.
La colonna francese di sinistra riuscì ad aggirare alcune fortificazioni, penetrarvi e mantenerle mentre i soldati del genio lavoravano per distruggere le opere conquistate. Nella parte destra invece la lotta fu violenta e durò tutta la notte; le fortificazioni furono cinque volte prese e perdute; finirono per rimanere in mano ai russi, ma molto danneggiate. Prima dell’alba i francesi rientrarono nelle loro trincee.
Pélissier non era un uomo da fermarsi davanti ad un risultato a metà e decise che l’azione sarebbe stata completata la notte successiva con maggiori forze.
Ne fu incaricato il generale Levaillant, comandante di una divisione intiera. Prima di notte, un grosso bombardamento d’artiglieria precedette l’attacco; non potendo più contare sulla sorpresa gli attaccanti si mossero di notte su due colonne, come la sera antecedente, una brigata a destra, una a sinistra.
I russi però non accettarono una seconda battaglia in condizioni che, se non erano svantaggiose, erano alla pari e fecero una difesa debole sui parapetti, tanto quanto bastava per attirare i francesi e farli entrare dentro le fortificazioni, poi si ritirarono e aprirono un fuoco di artiglieria micidiale contro le stesse opere di fortificazione. I francesi si ripararono finché poterono, poi si ritirarono, ma non le abbandonarono del tutto e, lavorando la stessa notte e quelle successive, le distrussero.
Il generale Pélissier aveva raggiunto il suo scopo, ma a un caro prezzo: 2300 uomini fuori combattimento; è pur vero che anche i russi ebbero perdite ancora maggiori, forse per il gran numero di lavoratori che la prima notte di combattimento fecero da bersaglio. L’onore e l’onere di questi combattimenti fu tutto francese. Né gl’inglesi, né i turchi vi parteciparono. Dal campo di Karani gl’italiani sentivano i bombardamenti gli ma non si rendevano conto di che si trattasse.
Puntualmente informato di tutto fu il generale Alfonso Lamarmora, come risulta da’ suoi rapporti inviati al Ministro della Guerra a Torino.
L’operazione nella piana della Balaclava
Lo stesso 23 maggio il generale Martimprey, capo di stato maggiore del generale Pélissier inviava ai Capi di Stato Maggiore degli eserciti alleati una disposizione per la quale all’alba del 24 maggio il generale Canrobert con due divisioni di fanteria, con le loro batterie, cinque batterie a cavallo ed una da montagna e venti squadroni di cavalleria, avrebbero dovuto discendere nel piano di Balaclava per occupare le alture della riva sinistra della Cernaia e scacciare i russi.
I comandanti degli eserciti alleati in teoria erano indipendenti ed alla pari fra loro ma quello dei francesi, essendo il contingente più grande di tutti gli altri assieme contava di più e decideva le azioni con gli altri che si adeguavano. Il contingente sardo-piemontese era considerato, almeno all’inizio, come un complemento del corpo inglese ed il generale Lamarmora come subordinato di lord Raglan. Comunque tutte le comunicazioni che non comportavano ordini, erano fatte direttamente dal generale Pélissier al generale Alfonso Lamarmora in via amichevole ed anche le comunicazioni del comandante inglese erano direttamente e contemporaneamente inviate a Lamarmora anche queste in via amichevole.
Il 22 maggio 1855 erano già stati sbarcati in Crimea più di 9000 uomini, 1250 cavalli, 180 carri e il 24 ed il generale Alfonso Lamarmora, comandante in Capo del Corpo di Spedizione emanò un ordine del giorno in cui indicava quali reparti avrebbero dovuto partecipare all’operazione del 25 maggio.
La partecipazione degli alleati sarebbe stata così articolata:
1° Fornire unità turche (fanteria, cavalleria ed artiglieria) sulla linea delle ridotte che fiancheggiavano la strada di Woronzof nella piana di Balaclava;
2° Fornire davanti a Balaclava un corpo di cavalleria inglese, che prolungasse la destra della forza ottomana fino alle colline di Kamara;
3° Occupare il versante di Kamara da parte del corpo piemontese, in modo di coprire lo sbocco della strada di Baidar e di estenderlo verso Ciorgun, alla confluenza dello Sciuliù colla Cernaia.
Lo scopo era di fare arretrare gli avamposti russi che, fin dall’inizio dell’assedio occupavano alcune alture sulla sinistra della Cernaia che dominavano Balaclava da cui potevano controllare i movimenti all’interno della baia. Si sarebbe ottenuto così di ampliare l’area d’osservazione e ottenere il libero accesso alla valle del Baidar, tra l’altro ricca di foraggi e di culture agricole.
L’operazione fu poi rinviata al giorno dopo.
Il corpo di ricognizione fu diviso in tre colonne: quella di sinistra, agli ordini del generale Canrobert, era composta da due divisioni francesi (Canrobert e Brunet) e, discese dall’altopiano nella valle della Cernaia; all’alba erano già al ponte di Traktir, presidiato dai russi che, sulla riva sinistra del fiume avevano solo due battaglioni, qualche squadra di ulani e di cosacchi ed una batteria leggera. Dopo una breve resistenza si ritirarono ed i francesi avanzarono sulle alture della riva destra ed occuparono una ridotta abbandonata; i russi si limitarono a far fuoco inoffensivo da batterie fuori tiro.
La seconda colonna, agli ordini del generale Alfonso Lamarmora, era costituita da tre brigate piemontesi, disponibili in quel momento: la brigata Ansaldi (1° reggimento provvisorio di fanteria, 1° battaglione di bersaglieri, 7a batteria da battaglia, un plotone di cavalleggeri d’Alessandria); la brigata Fanti, (2° reggimento provvisorio di fanteria, 2° battaglione di bersaglieri, 10° batteria da battaglia, un plotone di cavalleggeri di Alessandria); la brigata di riserva agli ordini del generale Mollard (5° battaglione bersaglieri, uno squadrone di cavalleria Novara e uno d’Aosta, una compagnia d’artiglieria da piazza, una di zappatori del genio, un plotone di cavalleggeri di Alessandria).
Le tre brigate piemontesi, con due reggimenti di cavalleria inglese (uno di lancieri ed uno di ussari) e due batterie a cavallo inglesi, avanzarono al centro e all’alba erano già verso le alture di Kamara, per occupare le posizioni tenute dai russi.
La terza colonna era un corpo di fanteria inglese agli ordini del generale Campbell che marciò all’estrema destra.
Un corpo di 20 a 25 mila turchi, comandati da Omar Pascià, seguiva in riserva, tenendosi dietro il centro.
Gli alleati si aspettavano una resistenza da parte dei russi e volevano essere preparati ad ogni evenienza, ma salvo quello scontro tra l’avanguardia francese con gli avamposti russi sulla Cernaia che non avevano fatto in tempo a ritirarsi, null’altro accadde.
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I piemontesi ed i britannici della seconda colonna vedevano gli avamposti russi che rapidamente si ritiravano sparando qualche colpo a distanza fuori tiro. I turchi non videro i russi, neppure da lontano.
Si narra che in questa ricognizione del 25 maggio quando da lontano apparvero gli avamposti russi, il Colonnello inglese che marciava alla testa del suo reggimento cercava il battaglione di bersaglieri, che avrebbe dovuto marciargli di fianco, ma il battaglione non c’era. Il Colonnello inquieto lo cercava col cannocchiale e quando vide il maggiore Cassinis con un trombettiere mandò un ufficiale per chiedergli notizie del suo battaglione; in quel momento si sentì un fischio e vide i bersaglieri tutti insieme alzarsi in piedi in un campo di biada dove erano nascosti in ginocchio, 500 passi davanti.
Il generale Lamarmora con la cavalleria inglese fece una ricognizione per riconoscere le strade che portavano alla valle di Baidar ed alle posizioni, dei russi. Verso mezzogiorno, avendo la ricognizione raggiunto il suo scopo senza combattere, fece fermare la colonna e dispose le tre brigate sulle alture che dominavano Kamara, fino alla Cernaia, occupando anche alcuni presidi sulla sponda destra del fiume che controllavano le vie di accesso, per scendere poi nella valle della Cernaia.
Quest’azione della colonna dei piemontesi fu una semplice passeggiata, ma dimostrò per quello erano e per quello che sapevano fare: il rapporto di lord Raglan mandato a Londra ed il Times, alcuni giorni dopo, espressero i loro vivi apprezzamenti.
A Kamara si stabilì definitivamente il campo di tutto il Corpo di Spedizione Sardo-Piemontese mentre il quartier generale del generale Alfonso Lamarmora rimase sempre a Kadikoi fino alla fine della guerra.
BIBLIOGRAFIA
– Wikipedia . Enciclopedia online, libera e collaborativa.
– Ricordo pittorico militare della Spedizione sarda in Oriente negli anni 1855-56, pubblicata d’ordine del ministero della guerra, per cura del Corpo Reale di Stato Maggiore (Torino, marzo 1857).
– LA SPEDIZIONE SARDA IN CRIMEA NEL 1855-56 – NARRAZIONE DI CRISTOFORO MANFREDI compilata colla scorta dei documenti esistenti nell’Archivio del Corpo di Stato Maggiore CON TAVOLE – VOGHERA ENRICO TIPOGRAFO EDITORE DEL GIORNALE MILITARE – Roma, 1896.
– “Rapporto a S. M. sul Personale del Corpo di Spedizione d’Oriente redatto dal gen. Alfonso Ferrero La Marmora al Re Vittorio Emanuele II e il “Giornale della Campagna di Crimea” redatto dal Comando del Genio Militare).
– Carta per l’intelligenza delle operazioni militari nei dintorni di Sebastopoli.
CORPO DI SPEDIZIONE SARDO IN CRIMEA. Torino, 1857. Tratta dall’album Ricordo pittorico militare della spedizione sarda in Oriente negli anni 1855 – 56. Pubblicato d’ordine del Ministro di Guerra del Regno di Sardegna per cura del Corpo Reale di Stato Maggiore. Tavola XX.
Incisione su acciaio, b/n, cm 42 x 76 circa (il foglio). Bella raccolta iconografica e tecnica della guerra di Crimea.
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