Di Alessandro Mella
Quando ci si reca a Roma si tende, ovviamente, a visitare i più celebri monumenti e punti panoramici. La Terrazza del Pincio, il Colosseo, Piazza di Spagna e del Popolo, il Vittoriano e così via.
Ma ci sono molti altri angoli e luoghi, spesso nascosti, della capitale intrisi di storia e memoria. Posti in cui il turista raramente si ferma, che non attirano e poco interessano.
Nella zona Barberini, infatti, è possibile risalire una strada che procura incredibili e forse un poco tormentose emozioni rievocando il ricordo di momenti terribili e difficili del nostro recente passato.
Si tratta di via Rasella, un nome che quasi tutti hanno almeno sentito qualche volta nelle cronache. Un luogo che, se la storia non avesse fatto tappa drammaticamente, non avrebbe nulla di diverso da tante graziose strade romane. Tuttavia, innalzando lo sguardo, si possono scorgere alcuni segni precisi sulle facciate dei palazzi. Alcuni conservati, altri purtroppo scioccamente rimossi in tempi recenti.
Fanno impressione quelle sbrecciature lasciate tanto tempo fa dal fuoco disperato di alcuni soldati altoatesini inquadrati nell’11° compagnia del 3° Battaglione Polizei “Bozen”.
Accadde il 23 marzo 1944 quando alcuni membri della Resistenza legati al Partito Comunista decisero di colpire reparti germanici nella capitale. Una decisione che, nel tempo, ha sollevato polemiche infinite sulla sua legittimità ma soprattutto sulla sua opportunità dato che, era prevedibile, l’attento condusse fatalmente ad una rappresaglia.
La feroce, inumana e diabolica strage delle Fosse Ardeatine. Una mattanza in cui 335 vite furono stroncate per punire l’Urbe per la morte di 33 soldati in divisa tedesca. Fu una spirale d’orrore senza fine quella che s’innescò quel giorno. Vi furono anche vittime civili, tra cui un bambino, ed altre caddero in seguito alla reazione disordinata dei militi della Polizei. I giornali ne parlarono:
Anche sette italiani periti nell’attentato di Roma. Roma, 27 marzo. Nell’attentato perpetrato contro soldati tedeschi in via Rasella, a Roma, hanno perduto la vita anche sette italiani, quasi tutti donne e bambini che transitavano per la strada. (1)
Non è questa la sede per giudizi sulla scelta dell’obbiettivo, sulle modalità dell’azione, sulla sua opportunità. Desiderio di questo breve articolo è suggerire al turista un luogo da visitare, osservare e provare a comprendere.
La notizia del grave attentato corse rapidamente in giro per l’Italia e l’agenzia stampa Stefani fece un lancio che ebbe vasta eco su quotidiani e periodici:
32 soldati tedeschi uccisi a Roma in un attentato. Immediata reazione del comando germanico. Roma, 25 marzo. Nel pomeriggio del 23 marzo 1944 elementi criminali hanno eseguito un attentato con lancio di bombe contro una colonna tedesca di polizia in transito in via Rasella. In seguito a quest’imboscata 32 uomini della polizia tedesca sono stati uccisi e parecchi feriti. La vile imboscata fu eseguita da comunisti badogliani. Sono ancora in atto le indagini per chiarire fino a che punto questo criminoso fatto è da attribuirsi a incitamento angloamericano. Il Comando tedesco ha deciso di stroncare l’attività di questi banditi scellerati. Nessuno dovrà sabotare impunemente la cooperazione italotedesca nuovamente affermata. Il Comando germanico ha perciò ordinato che per ogni tedesco ammazzato 10 comunisti badogliani siano fucilati. Quest’ordine è già stato eseguito. (2)
Il drammatico evento di quel giorno restò fissato nell’impianto urbano della città. Camminando per via Rasella si scorgono ancora, infatti, i colpi dei proiettili che i militari altoatesini esplosero disordinatamente dopo l’esplosione dell’ordigno fatale. Temendo che si trattasse di un lancio di bombe dall’alto, i soldati iniziarono a sparare verso i balconi e le finestre dei palazzi lasciando questa scia inconfondibile.
Una ferita nella ferita, un segno che ricorda a Roma, a noi, quanto siano stati drammatici quei giorni lontani. Ecco perché una passeggiata per via Rasella aiuta a riallacciarci con quel tempo durissimo in cui la libertà di esistere, vivere ed essere fu messa in discussione mille volte. Via Rasella è un museo a cielo aperto in cui fermarsi a pensare e riflettere.
Alessandro Mella
Note
1) Gazzetta del Popolo, 88, Anno XCVII, 28 marzo 1944, p. 1.
2) La Stampa, 86, Anno LXXVIII, 26 marzo 1944, p. 1 pubblicato anche su Gazzetta del Popolo, 86, Anno XCVII, 26 marzo 1944, p. 1 e su Il Messaggero del 25 marzo 1944.
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