
Di Alessandro Mella
Il Piemonte, come tutta Italia del resto, è ricco di reminiscenze che riportano la mente ai mille anni della Casa di Savoia, la più antica dinastia d’Europa. Il turista che volesse scoprirne uno particolare, trovandosi nel saluzzese, può proseguire il suo cammino fino a Savigliano. Graziosa cittadina della zona:
Savigliano (17,657 ab.). – Siede in aperta pianura, a 13 chilometri da Saluzzo, frammezzo la Macra e la Mellea, che bagnano le sue mura, una a ovest e l’altra a est ed ha più di due chilometri di circuito.
Alcune vie sono convenevolmente ampie e regolari, comode e fiancheggiate da lunghe file di portici.
Vasta piazza di forma quadrangolare, lunga 166 metri, larga oltre 67, con porticati ai due lati. La torre comunale in piazza Santarosa fu innalzata in tempi remotissimi sopra un antico tempio di Cerere; distrutta nel 1643 da un incendio, fu riedificata come oggi si vede (1).
Proprio raggiungendo la piazza Santarosa sopra citata, è possibile trovarsi di fronte ad un elemento architettonico assai inconsueto, eppure, ricco di grande storia. Trattasi di un enorme arco in stile classico, ricordante quelli un tempo innalzati dai Romani per celebrare le loro vittorie sugli innumerevoli nemici dell’impero.

In verità questo fu edificato molto tempo dopo, quando la civiltà di Roma era già ricordo e mito, e cioè nel 1585 per iniziativa della locale municipalità e per celebrare il transito del Duca di Savoia Carlo Emanuele I e di Caterina Michela d’Asburgo, i quali avevano contratto matrimonio in Spagna a Saragozza. Per rientrare a Torino essi attraversarono il Piemonte, il quale non mancò di celebrare il gioioso evento. Onde creare un effetto scenografico maggiore e grandemente più suggestivo si scelse di collocarlo nel centro della città la dove un tempo, venticinque anni prima, era già stato innalzato un arco provvisorio per il passaggio di Emanuele Filiberto.
L’imponenza e la meraviglia ne fecero uno dei simboli della città malgrado i molti mutamenti subiti a causa dei corsi e ricorsi storici. Nel 1620, ad esempio, in occasione del passaggio di Vittorio Amedeo I e di sua moglie Cristina di Francia, vennero aggiunte nelle nicchie laterali delle statue che, tuttavia, non ebbero lunga vita.
La furia iconoclasta che seguì la Rivoluzione Francese, infatti, condusse orde di facinorosi a distruggerle ed a danneggiare irrimediabilmente gli antichi decori che vi erano stati affrescati in origine.

Con la fine di quel lungo e tormentoso periodo l’Arco venne rinnovato e nel 1845 l’architetto Maurizio Eula vi aggiunse un collegamento per poter raggiungere comodamente i portici retrostanti. Così, nel 1891, il celeberrimo Gustavo Strafforello lo descrisse:
All’imbocco della contrada centrale, che mette in linea curva alla porta della Pieve, sorge un magnifico arco trionfale d’ordine composito, eretto dall’architetto Battista Ripa per ordine del Consiglio municipale, in occasione delle nozze del duca Carlo Emanuele I coll’infante Caterina d’Austria. In seguito mutò più volte gli emblemi che l’adornavano secondo le solenni occasioni (2).

Con il Novecento l’Arco subì due interventi degni di menzione. Nel 1965, in occasione del ventennale della fine della Seconda Guerra Mondiale, in cima alla struttura fu posta la scritta in latino Vindicatae libertati sacrum” traducibile come “Dedicato alla libertà conquistata”.
Circa trent’anni dopo, nel 1997, fu disposta una più pesante opera di restauro conservativo:
Piazza Santarosa Si restaura l’antico arco trionfale SAVIGLIANO. L’arco trionfale di piazza Santarosa, uno dei simboli della città, verrà restaurato. Il Comune ha incaricato gli architetti saviglianesi Paolo Fissore e Osvaldo Tortone di redigere un progetto per riportare all’antico splendore il monumento.
L’arco risale alla fine del XVI secolo, quando venne realizzato, su progetto dell’architetto Battista Ripa, per celebrare le nozze del duca Carlo Emanuele I con Caterina d’Austria. In diverse occasioni, nei secoli successivi, fu rinnovato e adattato alla celebrazione di vari avvenimenti.
In parte distrutto durante il periodo della rivoluzione francese, venne nuovamente ricostruito da Vittorio Emanuele I.
Il restauro del 1965 celebrò l’intitolazione dell’arco alla Resistenza nel ventennale della Liberazione: alla sua base si trova una lapide che ricorda la fucilazione, da parte dei fascisti, dei partigiani Barberis e Chiarofonte (3).

Le scelte fatte, al termine dei lavori, non mancarono di generare qualche critica e qualche perplessità come, del resto, capita quasi sempre nel nostro paese. Nondimeno l’operazione permise di consolidare la struttura e ridarle nuovo splendore consegnandola ai posteri. Monumento la cui grandezza impressiona e la cui storia fa riflettere, custode prodigioso e secolare di tanti ricordi della millenaria storia di quella Casa Savoia cui tutti dobbiamo l’unificazione del nostro paese ed una parte importante del nostro patrimonio culturale.
Alessandro Mella
Note
1) La Patria – Geografia dell’Italia, Provincia di Cuneo, G. Strafforello, Unione Tipografica Editrice, 1891, p. 178.
2) La Patria – Geografia dell’Italia, Provincia di Cuneo, G. Strafforello, Unione Tipografica Editrice, 1891, p. 179.
3) La Stampa, 260, Anno CXXX, 21 settembre 1996, p. 37/102.
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