Le solite e consuete ricette caratterizzate da buoni propositi?
Le elezioni Regionali di domenica prossima in Sardegna mi hanno indotto a leggere il libro “Autonomia e Libertà. Dieci idee per la Sardegna e l’Italia”, Rizzoli (2022) scritto da Ugo Cappellacci. Cappellacci dal 2009 al 2014 è stato presidente della Regione Sardegna. Attualmente è deputato alla Camera con Forza Italia. Cappellacci è un uomo politico che ama la sua terra, in questo testo racconta il sogno di vedere in futuro una nuova Sardegna, un modello che conduca dall’autonomia formale della Regione all’autonomia del popolo sardo, di tutti i sardi. Per Cappellacci la Sardegna ha bisogno di un cambiamento radicale di mentalità, che si riappropri del proprio destino. Una Sardegna che si faccia interprete di un autonomismo che non si chiude in se stesso, ma che è capace di comprendere gli sviluppi economici, politici e sociali a livello nazionale che internazionale.
In questo testo il politico di Forza Italia parla anche di se stesso, del resto ha governato la Regione per cinque anni, rivela con franchezza il suo modo di intendere e fare politica, alla luce dei risultati ottenuti e delle tante sfide che la sua terra e l’Italia intera devono ancora affrontare. I numerosi temi affrontati che riguardano l’isola dei sos battor moros (dei quattro mori della bandiera) assomigliano un poco a quelli dell’altra isola del Mediterraneo: la mia Sicilia. Pertanto non farebbe male ai politici siciliani dare un’occhiata alle riflessioni di Cappellacci.
Nel testo il politico sardo ha proposto un gioco, che è poi una provocazione, una sfida, far finta di ritornare a fare il presidente dell’isola per qualche mese. E si pone delle domande: Quale priorità darei alla mia agenda di governo? Su quali temi chiederei l’impegno del governo centrale per un reale rilancio di tutti i territori, regionale e nazionali? Le risposte sono proprio quelle dieci idee per la Sardegna e per l’Italia.
L’esponente di Forza Italia parte dalle risorse, dalla programmazione e il federalismo. In questi giorni si parla del PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza) che potrà incidere molto per il rilancio delle regioni italiane. Tuttavia,“la questione non è quella di avere a disposizione ingenti risorse, ma di sapere come spenderle”. Il rischio è quello di ricadere negli errori del passato. Occorre definire urgentemente le priorità e le nuove scelte strategiche per un nuovo modello di sviluppo della Sardegna. Inoltre occorre tendere a un obiettivo politico di fare della Sardegna il primo Stato federato di una nuova Repubblica federale italiana.
Per fare questo bisogna chiamare a raccolta gli stati generali del popolo sardo. “Non si possono scrivere le scelte strategiche a tavolino. Deve essere dato spazio a un momento identitario di partecipazione di tutta la comunità sarda per metterla nelle condizioni di esprimere il meglio che in questo contesto può fornire”.
Questi nuovi indirizzi strategici per la Sardegna devono essere frutto di una partecipazione diffusa dei territori, degli enti locali e di tutta la comunità sarda. Cappellacci punta molto alle risorse naturali presenti nel territorio, per questo è convinto che occorre“cambiare radicalmente il modo in cui trattiamo la natura, i sistemi di produzione e di consumo, il modo in cui viviamo, lavoriamo, mangiamo, ci riscaldiamo, viaggiamo e trasportiamo le persone e le merci”. L’esponente politico sardo ha dedicato un intero capitolo (“E’ la Terra il nostro prossimo”) alla questione ambientale o ecologica, sul cambiamento e l’allarme climatico.
Riflessioni che condivido in parte, mi sembra che nelle sue pagine affiora un certo estremismo ambientalista. Forse questa attenzione è dovuta alla straordinaria bellezza del territorio sardo, che ha subito in parte una notevole deturpazione, per far posto ad un certo turismo di massa. Tuttavia, la sua visione della natura mi pare troppo sbilanciata: l’uomo viene messo da parte. Peraltro, non comprendo come fa a coniugare la natura intatta con il turismo di massa. Sono questioni aperte.
Comunque sia Cappellacci è ottimista, non bisogna avere paura di pensare in grande e globale, occorre avere come riferimento il pianeta intero per le scelte che devono fare i sardi. “Io voglio fare della mia isola una piattaforma mediterranea di eccellenza per la sperimentazione”, lo sviluppo e l’implementazione delle tecnologie e dei processi industriali eco-compatibili che sosterranno nei prossimi decenni il cammino dell’umanità”. La Sardegna può e deve avere un ruolo da protagonista nella costruzione del futuro del mondo. Questo è il sogno di Cappellacci. Dobbiamo “riscoprire la forza e il valore del nostro essere comunità, e delle bellezze e delle risorse che la natura ci ha dato”.
Un altro settore da rivalutare è quello della cultura, dell’arte e dell’identità. In Sardegna esistono ben 256 musei aperti, “con questi numeri è evidente come la cultura e la formazione, abbinate alla valorizzazione museale e dei siti archeologici, siano fondamentali per il sistema economico dell’isola, oltre che per la conservazione della nostra memoria”.
E’ opportuno avviare un nuovo progetto chiamato da Cappellacci, “Cantieri culturali”, rivolto soprattutto ai giovani sardi, per affrontare in modo strutturale la lotta alla disoccupazione, attraverso il grande patrimonio culturale. Da sempre sono stato convinto che basterebbe al Sud puntare politicamente sul nostro patrimonio artistico e culturale per sconfiggere l’endemica disoccupazione giovanile.
Gli spunti promossi dal politico sardo sono interessanti, a cominciare della promozione della conoscenza delle tradizioni dei 377 “campanili”, conferire una sistematicità che ancora manca. Tradizioni da collegare sia ai saperi, ai sapori, alle poesie,“racconti che meritano essere valorizzati, coniugandoli con una comunicazione moderna e capace di raggiungere i destinatari interni sia i potenziali visitatori”. Tra i saperi Cappellacci un posto privilegiato bisogna dedicarlo alla difesa e diffusione della Lingua sarda, cercando di respingere quel tentativo di “dialettizzare” il sardo.
Per quanto riguarda il settore agroalimentare regionale, legati all’alimentazione, possono diventare riferimenti chiave del nuovo modello Sardegna, che dovrà riacquistare una propria e autentica sovranità alimentare.
Un altro capitolo da evidenziare è quello sulla Formazione e la conoscenza. Viene chiamata in causa la scuola, ma qui entriamo in un campo minato, non è stato e non sarà mai facile intraprendere una seria riforma della scuola. “E’ la formazione – scrive Cappellacci – il vero banco di prova per la crescita e lo sviluppo: urgono investimenti sulla conoscenza, terreno sul quale si sta giocando la vera sfida economica del presente e del futuro”. Anche l’ex presidente della Regione accenna alla cosiddetta vergognosa“fuga dei cervelli”, ai tanti giovani e meno giovani laureati, costretti ad andare all’estero. Altra piaga che colpisce anche la Sardegna è la denatalità, piccoli centri abitati che stanno scomparendo, ridotti a veri “cimiteri”, senza vita.
Certo, le proposte e i contributi offerte dal politico, rischiano di apparire come le solite e consuete ricette caratterizzate da buoni propositi, ma poi in concreto non realizzati o irrealizzabili.
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