Accanto a opere che sono una sorta di archetipi ne incontriamo una serie di meno note ai non addetti ai lavori
Maurizia Cavallero ci ha abituati alle sue indagini nel mondo dell’arte condotte con un taglio capace di andare oltre luoghi comuni e stereotipi, per cercare così di indagare ambiti meno esplorati di altri, ma non per questo privi di stimolanti occasioni di approfondimento. È il caso della sua recente fatica, Il treno dell’arte… e altri vagoni, che raccoglie una serie di capitoli che hanno sempre come focus un soggetto ben definito e all’interno del quale la Cavallero compie le sue coinvolgenti indagini.
Il capitolo più corposo è quello che dà il titolo al libro, a cui ne seguono altri che toccano temi elevati come la malinconia, il sole, il buio o il denaro nella produzione degli artisti dall’antichità a oggi. Ma i soggetti possono anche essere ascritti ad ambiti meno aulici, ed ecco i capitoli su bovini, pesci, maiali, galli, galline e uova nell’arte di tutti i tempi. E che dire della bicicletta nella pittura dall’ottocento a oggi?
Insomma si tratta di un libro che pur attingendo i propri soggetti tra animali e cose in apparenza meno indagati dagli artisti di tutti i tempi, in realtà risultano ben più presenti di quanto potrebbe sembrare, anche se spesso in veste comprimaria, o come semplice tassello di una scenografia in cui non sono altro che comparse, forse riempitivi.
Maurizia Cavallero ci dimostra che non sempre le cose stanno così: ci sono i treni di Tuner o la biciletta di Duchamp, ma nell’arte, già dai tempi più lontani, ci sono figure che comunque svolgono un compito simbolico determinante nella dialettica compositiva.
L’autrice, mettendo a frutto la sua notevole competenza in storia dell’arte, crea legami, suggerisce relazioni, propone comparazioni e lascia spazio alle interpretazioni dei lettori, complice una scrittura assolutamente fluida e accattivante.
E così accanto a opere che sono una sorta di archetipi nell’ambito a loro ascritto – per esempio i buoi di Fattori o la Melanconia I di Dürer – incontriamo tutta una serie di opere meno note ai non addetti ai lavori, che si aprono a nuove affascianti letture.
Alcune opere dominano con la loro autorità il genere indagato: emblematica la straordinaria Fuga in Egitto di Adam Elsheimer nel capitolo “Dipingere la notte”; e ancora il chiaro di luna in Edvard Munch o il sole nascente di Giuseppe Pellizza da Volpedo.
E i maiali di Giacomo Jaquerio, affrescati nella splendida cornice della chiesa di Sant’Antonio di Ranverso, che sono comprimari nella scena contadina, accentuando l’atmosfera di quotidiana semplicità agreste.
Insomma Maurizia Cavallero, ancora una volta, è riuscita a stupirci con il suo notevole eclettismo nella scelta dei temi da indagare e raccontare ai suoi lettori.
Da non perdere il capitolo dedicato alla bicicletta nell’arte che, oltre a riservarci delle sorprese, attesta ancora una volta quanto la nostra osservazione delle opere d’arte sia spesso epidermica e non sappia andare oltre l’apparenza superficiale.
Maurizia Cavallero, Il treno dell’arte… e altri vagoni, Edizioni Tigulliana, pag. 186; Euro 14,00.
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