
Allegoria dei due nuovi amici che si spartiscono il mondo
Tentativi di un Altro Ordine Mondiale hanno colto l’Europa di sorpresa. Cosa fare adesso?
Donald Trump a Monaco: prove tecniche di shock alla Nato
La settimana scorsa Trump incontrava Zelensky a Monaco con fatue intenzioni di voler mettere fine alla guerra in Ucraina, dichiarando: «voglio che quel bagno di sangue finisca», mentre su un ipotetico ritiro di Mosca dai territori conquistati ha aggiunto: «è presto per dire come andranno a finire le cose, Putin ha conquistato molto territori, forse rinuncerà a qualcosa e forse no».
Dunque, dopo aver dichiarato che se Putin non si fosse dimostrato in buona fede, sarebbero state inviate truppe americane in Ucraina, gelando la platea il Tycoon ha poi giustificato l’intervento di Mosca, causato dal ventilato ingresso di Kiev nella Nato: «lo hanno detto molto tempo prima, non volevano Kiev nella Nato e penso che questo sia stato il motivo del conflitto».
Raphael Glucksmann, deputato francese al Parlamento Europeo, in un’intervista al “Corriere della sera” ha commentato: «Per l’Ucraina e per l’Occidente è una catastrofe, a Trump interessano le terre rare dell’Ucraina ed è pronto a cedere alle richieste di Putin». Aggiungendo: «i giochi sono già fatti. La conferenza di Monaco rappresenta una resa, come nel 1938, anch’essa tenutasi a Monaco. È la fine dell’Occidente per come lo conosciamo».
La similitudine calza. Nella conferenza di Monaco del 1938, con l’inchino servile a Hitler dei maggiori leader europei, Praga cedeva alla Germania la zona dei Sudeti, ma subito dopo il Führer annetteva l’intera Cecoslovacchia e nel 1939 invadeva la Polonia, innescando la II guerra mondiale.
Glucksmann ha poi esitato sulle possibilità che l’UE sappia farsi valere con una voce sola. Una visione realistica di un Vecchio Continente che si scopre di colpo vulnerabile, come è sempre stato anche prima del crollo del muro di Berlino. Un’Europa frazionata e vassallo di opposti imperatori sia a est che a ovest. Quindi unita ma dormiente, che doveva valutarsi con cautela molto tempo prima.
I capi di Stato europei annaspano sotto shock. Lunedì 17 febbraio Macron ha riunito i leader di 8 Paesi europei, per compattare il continente, sostenendo l’aumento delle spese militari e ribadendo l’appoggio a Zelensky, ma non tutti gli attori hanno parlato con una sola voce, mentre Starmer ha alzato i toni da Londra: «il Regno Unito è pronto ad inviare truppe in Ucraina». Ma la realtà impone sapienza, unità e meditata prudenza.
A Monaco, Ursula von der Leyen avrebbe dovuto esibire un tono forte e compatto, ma la divisione tra gli Stati Membri, non autorizza alcun ottimismo, soprattutto per quegli esecutivi come quello tedesco, atrofizzati nella dipendenza dagli Stati Uniti, indissolubili alleati, guardiani della democrazia.
In sintesi, Glucksmann ha dichiarato: «da un punto di vista politico Putin ha vinto, dividendo l’Occidente, se non facciamo qualcosa, non si fermerà».
Dopo il vertice di Riad, parole grosse
Profezia calcolata. Dopo il Vertice di Riad tra le due delegazioni russe e americane, guidate dal ministro degli esteri Lavrov e dal segretario di Stato Rubio, con Europa e Kiev escluse, il 19 febbraio è calato il gelo tra Trump e Zelensky, quando il presidente americano ha deriso quello ucraino definendolo: «un comico mediocre e un dittatore senza elezioni che oggi ha un sondaggio di preferenza del 4%, al quale gli USA hanno versato 350 miliardi di dollari per una guerra che non poteva essere vinta».
Affermazione anticipata da una ambigua dichiarazione che accusava Zelensky di aver iniziato la guerra contro Mosca e non viceversa….
Zelensky, allibito e scosso ha replicato con un: «Trump vive in una bolla di disinformazione russa», cercando di moderare i toni, in vista di un prossimo incontro con il generale Kellogg in ucraina per valutare accordi di intelligence con gli USA, concludendo con: «il mondo deve decidere da che parte, se con Putin o con la pace». (Affermazione che si perde tra i meandri del XX secolo).
A tal proposito interessante sarebbe andare adesso a ripercorrere i patti Molotov-Ribbentrop, di non aggressione tra Germania e Urss, firmati a Mosca nel 1939 e confrontarli con il Memorandum di Budapest del 1994, dove Russia e USA garantivano la sicurezza dell’Ucraina in cambio della rinuncia al suo arsenale nucleare.
«I trattati sono fatti per essere stracciati» (Adolf Hitler in Mein Kampf & Dal film: The Founder )
Il quadro generale fluttua in un contesto “liquido”
Quel Nuovo Ordine Mondiale di stampo americano che per oltre 70 anni ha dettato le regole dell’andar del mondo, di colpo si ritrova Vecchio & Disordinato. A Riad, la Russia avrebbe chiesto agli USA di ritirare le truppe Nato dal fianco orientale. È una notizia riportata dal Financial Times, dove si legge che, Cristian Diaconescu, capo di gabinetto e consigliere per la difesa romeno, ha riportato che la delegazione americana ha respinto la richiesta. Una notizia che ha comunque scosso gli alleati, poiché è un precedente su cui riflettere, in quanto a Washington potrebbe far comodo infine, prima o poi accoglierla.
A rigor di logica, analizzando l’ego Trumpiano, le tensioni interne americane, l’impegno in una guerra in Ucraina quasi provocata ed ora troppo costosa, e infine, i movimenti del Nuovo Ordine Geopolitico marchiato BRICS, l’impegno USA nella Vecchia Europa stava diventando troppo impegnativo e di secondaria importanza nei confronti di altri fronti da riposizionare, dallo Yemen alla Cina.
L’Europa dormiente e il suono della sveglia transatlantica
Quel manipolo di 27 Stati che non sono mai stati veramente Uniti, si sta svegliando da un torpore poco combattivo, eredità del male che è sempre stata capace di fare a se stessa. Un’Europa manifatturiera, accogliente, turistica e imbellettata, ombelico del mondo in fatto di cultura e di bellezze, ma sempre più attorcigliata sulle proprie vanità e litigiosa su ideologie di distratta importanza.
Un’Europa che si risveglia debole militarmente, senza un vero piano di difesa condiviso, impaurita e orfana del guardiano americano, storico alleato, mito e garanzia di democrazia, di missili e pace in terra per forza e volontà. Un’isteria che dovrebbe trasformarsi in un’analisi da un punto di vista diagonale.
Dopo la fine della II guerra mondiale, gli USA sono stati la prima manifattura mondiale in ambito di industria bellica, esportatori e consumatori di armamenti, attori di innumerevoli conflitti, molti dei quali senza alcuna benedizione dell’ONU, dal Vietnam a plurimi Paesi Centro Americani e mediorientali, in ultimo la Siria (2015).
Le coalizioni NATO, impegnate in molte missioni “cuscinetto”, sono intervenute attivamente e non sempre compatte, rispettivamente in Egitto (1956), in Serbia (1999-2001), in Afghanistan (2001-2021), in Iraq (nel 1991 e nel 2003), in Libia (nel 1986 e nel 2011), con il risultato spesse volte di destabilizzare un territorio che si è frammentato in regioni radicalizzate (talebani, stato islamico…). Un contesto in cui l’Italia ha sempre detto “signorsì”, fornendo almeno un supporto logistico nel quadrante del Mediterraneo.
Donald Trump, 3500 cause civili e penali, 26 denunce di stupro…
Alla luce degli ultimi sviluppi scaturiti dalla guerra in Ucraina e dal colpo di fulmine scoppiato tra Putin e Trump, non bisogna esimersi da un’analisi di quest’ultimo, personaggio televisivo, scrittore divenuto miliardario, quindi 45º Presidente Americano, ispiratore dell’assalto al Campidoglio di Washington nel 2021 stizzito da non essere stato rieletto. Una mossa che ha fatto temere una possibile guerra civile.
Donald Trump si è distinto nel primo mandato come un istrione populista, isolazionista, nazionalista, abile nell’uso dei social network per diffondere ipotetiche cospirazioni mai supportate, unico presidente della storia sottoposto a due impeachment, valutato come uno dei peggiori della storia americana.
Da un’analisi diffusa nel 2016 da USA Today, Trump e i suoi affari sono stati coinvolti in circa 3500 cause civili e penali, in un percorso da far rizzare i capelli, che nel 2023 è stato inquisito nel gran giurì di Manhattan per i 130.000 $ versati alla attrice pornostar Stormy Daniels e dichiarato responsabile di aver abusato e diffamato la scrittrice Jean Carroll, stabilendo 5 milioni di $ come risarcimento. Un uomo zeppo di testosterone, poiché almeno 26 donne hanno accusato Trump di molestie, stupro e altre bravate con adolescenti.
Un uomo che rifiuta di decarbonizzare il più grande Paese inquinatore del mondo, che vuole annettere Panama, Canada e Groenlandia, un uomo a cui hanno sparato in campagna elettorale, accendendo dubbi sui social network, dove un popolo di complottisti sostiene che l’attentato fosse stato ordito da Donald stesso. L’orecchio è in bella vista, un proiettile ha effetti devastanti eppure non ha avuto punti di sutura, né presenta alcuna cicatrice…
Ebbene, se questo è l’uomo che gli americani hanno scelto per risollevare la più grande democrazia del mondo, forse per la vecchia Europa è il momento di formare quadrato sulle nostre potenzialità e gli insegnamenti che ci hanno portato a firmare il trattato di Maastricht nel 1992, sul quale poggiare le fondamenta di una nuova storia. Vladimir Putin ha subito alzato i toni, ha bacchettato Mattarella, mentre gli hacker russi attaccano l’Italia. Ora più che mai è venuto il momento di un Risorgimento europeo, abbiamo gli estremi per una indipendenza da costruire secondo un modello nuovo. Le domande sono molte, su tutte si può ragionare una risposta. Al momento la più impellente è:
può l’Europa fare a meno dell’esercito USA?
È un argomento da trattare prossimamente. Gli scenari e i numeri sono molto interessanti e al nord qualcosa già si muove.
Il mondo del futuro in mano a persone che del futuro non hanno una visione e un reale interesse. Passi indietro lontano dal progresso intellettuale e culturale che dovrebbe portare il mondo a preoccuparsi dei problemi reali che lo affliggano… 🙁
Stiamo assistendo a qualcosa di non nuovo ma ora sempre più evidente ed addirittura esibito, potenze diversissime per storia e cultura che si confrontano sul piano comune, l’avidità smisurata di potere. Sulle spalle o meglio alla faccia dei più deboli, che sono i milioni di persone schiacciate e oppresse da regimi autoritari, sfruttate e costrette alla guerra. Essere pacifisti oggi è da stupidi, si sa; ma non mi si potrà mai convincere che ci possa essere una guerra giusta. Forse sono andata un po’ fuori tema, me ne scuso. Grazie Carlo, come sempre sul pezzo
Forse pecco di garbato ottimismo ma ritengo che un “cessate il fuoco” in Ucraina sia un proposito sicuramente condivisibile da coloro che si auspichino la pace. Non credo che Putin desideri allargare i propri confini, invadendo l’Europa, ha sicuramente maggior interesse ad aumentare il commercio e i rapporti economici con il vecchio continente. Credo anche che l’America non potrebbe mai accettare di perdere l’Europa per gli stessi motivi. Stiamo vivendo un momento delicatissimo, dove si odono anche proposte di disarmo bilaterale… credo che sia in atto un cambiamento verso una maggiore consapevolezza, un percorso che potrebbe far comprendere che se si proseguirà sulla vecchia strada ci potremmo trovare ad un passo da una nuova guerra mondiale… che non conoscerebbe alcun vincitore.