Quando le porte della percezione si apriranno
tutte le cose appariranno come realmente sono: infinite
Questa frase è stata scritta da William Blake alla fine del XVIII secolo. È tratta dal suo libro “The marriage of heaven and hell”,
Spesso le vite degli artisti attirano l’attenzione perché vengono identificati come diversi, in grado, rispetto al resto della società, di rappresentare idee innovative applicando la propria arte. Un dono che non passa inosservato e richiama folle di visitatori alle mostre e nei musei, come se la sola visione di opere d’arte riconosciute, potesse far elevare l’anima fino a raccogliere, appunto, pezzetti d’infinito.
È quello che accade con Blake, poeta, pittore, incisore di indubbia fama che rappresenta, soprattutto nell’opinione comune, la follia e l’ossessione per i temi gotici e religiosi, depositario di capacità che hanno precorso i tempi.
Nato nel 1757 a Londra, in una famiglia benestante dove la madre sapeva leggere e scrivere e si occupò della formazione del figlio, mentre il padre, commerciante di tessuti, stravedeva per William e assecondò la sua passione per l’arte, inviandolo nello Strand per seguire un corso di disegno a soli dieci anni. Non sappiamo se anche i suoi cinque fratelli ebbero la stessa fortuna, ma uno di questi, Robert, amava disegnare e visse per un certo periodo con il fratello maggiore, seguendone le orme. Purtroppo morì giovanissimo, a causa della tisi, evento che William visse come una terribile tragedia.
Sappiamo che Blake aveva un carattere introverso e solitario, che non gli consentiva di andare d’accordo con il maestro di disegno, probabilmente in virtù della ribellione nei confronti delle angherie e del “potere” che lo accompagnò per tutta la vita.
A venticinque anni sposò, anche se il padre non era d’accordo, Catherine Boucher, giovanissima figlia di un fioraio ambulante dalla scarsa cultura. Sarà un’unione felice, anche se senza figli, Blake avrebbe insegnato alla moglie a leggere e scrivere e la donna lo avrebbe aiutato nei suoi affari, sia artistici che letterari.
Infatti Blake non tardò ad affacciarsi al mondo dell’arte, inizialmente con l’esposizione di acquerelli e in seguito come incisore, attività per la quale fu molto richiesto in tarda età. Non pago, nel 1783, un anno dopo il matrimonio, a seguito della morte del padre, pubblicò un libro di poesie giovanili, dal tiepido successo ma che facevano già intuire le tematiche che William avrebbe portato avanti per tutta la vita, in riconoscimento ai poeti che amava, come Shakespeare, Milton e Ossian, passando per le tematiche della Bibbia e della Divina Commedia di Dante.
In quegli anni l’artista decise anche di aprire una stamperia, ma l’attività editoriale fallì in breve tempo, costringendo Blake a prendere nuove commesse. Contestualmente portò avanti il suo sogno, sviluppare una tecnica di stampa innovativa, la “stampa illuminata”, nella quale combinare testi e immagini in unica lastra. Il funzionamento non era dissimile da quello solito: si incideva una lastra con testi e immagini, usando acido su rame (acquaforte), dopodiché, con una vernice resistente agli acidi si ricoprivano le parti che non dovevano essere asportate e poi si inseriva la lastra in un ulteriore bagno di acido. Dopo aver stampato le immagini e il testo, Blake spesso colorava a mano le stampe utilizzando acquerelli. Questo rendeva ogni stampa unica, con variazioni di colore e dettagli.
Una delle particolarità di Blake era la capacità di rappresentare immagini assurde e spesso stranianti, e la sua fama di visionario, accresciuta dai racconti stessi dell’artista, che dichiarò che aveva avuto visioni fin dall’infanzia. Una delle sue prime esperienze mistiche avvenne quando aveva solo quattro anni, quando affermò di aver visto Dio mettere la testa alla finestra. Successivamente, affermò di aver visto un albero pieno di angeli, splendente di luce divina. Queste visioni continuarono per tutta la sua vita e influenzarono profondamente la sua arte e la sua poesia, ne è un esempio la “testa di pulce”, bozzetto che si trova proprio in questi giorni presso la mostra della Venaria Reale (Torino) dedicata a William Blake. La “pulce” diventerà “Il fantasma della pulce”, del quale Blake aveva avuto una visione mentre era con il committente del quadro, l’artista e astrologo John Varey.
Inutile dire che, come ogni artista che si rispetti, almeno fino al 1799 Blake fece fatica a sbarcare il lunario, ma in seguito all’incontro con il mecenate Thomas Butts, le cose andarono meglio: l’uomo, che amava le opere di William, lo prese a libro paga e per vent’anni gli commissionerà opere da posizionare nella propria abitazione. Fu davvero una fortuna, poiché il lavoro dell’artista non era compreso da tutti, furono infatti diverse le mostre con esito negativo, dalle quali scaturirono critiche feroci.
William cadde in depressione, aveva idee troppo futuriste per il suo tempo, non si sentiva compreso e riteneva di aver sprecato la propria vita.
In questo periodo incontrò un altro mecenate, John Linnell, anche lui artista, che gli commissionò incisioni per la stampa del “Libro di Giobbe” e per la “Divina Commedia”, lavoro che rimarrà inconcluso, poiché l’artista morirà pochi anni dopo, a sessantanove anni.
Blake fu anche un critico feroce delle istituzioni politiche e sociali del suo tempo. Una delle sue poesie più famose, Jerusalem, è un appello per la costruzione di un mondo più giusto e spirituale. La sua ribellione lo portò spesso a scontrarsi con la Chiesa e lo stesso governo, e le sue rappresentazioni sono sempre uniche, manifestando una visione del mondo spirituale staccata dalle leggi e dalle consuetudini inculcate. Esempio notevole è la continua rappresentazione degli angeli caduti, dove Blake non vede il principe del male, ma la ribellione contro l’autorità.
Un artista di duecento anni fa ci può sembrare antico? Non in questo caso. L’opera di William Blake, sia quella letteraria che artistica, dovrebbe essere riscoperta e approfondita, non ci sono così tanti artisti che hanno sfidato le convenzioni, precorso i tempi e regalato all’umanità opere uniche e complesse, dalle sfaccettature molteplici.
Fotografie di Marino Olivieri Ph
Mostra: William Blake e la sua epoca, Reggia di Venaria Reale, fino al 2 febbraio 2025
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